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Libero Rassegna Stampa
24.02.2025 Zelensky pronto alle dimissioni ma nella NATO
Cronaca di Carlo Nicolato

Testata: Libero
Data: 24 febbraio 2025
Pagina: 6
Autore: Carlo Nicolato
Titolo: ««Pronto alle dimissioni, ma con Kiev nella Nato»»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 23/02/2025, pag. 6, con il titolo "Pronto alle dimissioni, ma con Kiev nella Nato", la cronaca di Carlo Nicolato. 

Carlo Nicolato
Carlo Nicolato

Zelensky pronto a fare un passo indietro, se serve a salvare il suo paese. Ma solo in cambio della maggior garanzia della pace possibile: l'ingresso dell'Ucraina nella NATO.

Volodymyr Zelensky è pronto a dimettersi in cambio dell’entrata dell’Ucraina nella Nato. L’ammissione del presidente ucraino è ovviamente una risposta a Trump che nei giorni scorsi aveva sottolineato che da troppo tempo nel Paese ex sovietico non si tengono elezioni e che il popolo ha il diritto di esprimersi sul suo operato, ma arriva anche dopo il recente incontro con l’inviato Kellogg dal quale Zelensky ha detto di esserne uscito parzialmente rinfrancato. Non si sa in che termini i due abbiano parlato di una possibile adesione all’Alleanza di Kiev, un’eventualità esclusa fin dall’inizio da chi sta ben più in alto dell’ex consigliere di Trump, eppure per Zelensky si tratta di un’opzione ancora viva, «la più economica» ha detto ieri in un incontro alla vigilia del terzo anniversario dell’attacco russo.
In alternativa, ha detto, potrebbero infatti essere necessari più di 100mila soldati europei dispiegati in Ucraina per garantire che i combattimenti non riprendano dopo un eventuale cessate il fuoco. È a questo punto che gli è stato chiesto se nel caso sarebbe disposto a «rinunciare» a essere presidente dell’Ucraina in cambio della pace. Lui ha risposto senza esitazioni di “sì”: «Se avete bisogno che io lasci questa sedia, sono pronto a farlo, e posso anche scambiarla con l’adesione dell’Ucraina alla Nato» ha aggiunto. Il problema, ha comunque sottolineato il presidente ucraino, sono le eventuali elezioni che seguirebbero alle sue dimissioni in quanto rischiano di non essere per nulla rappresentative né tantomeno democratiche.
«Come riconosceresti le elezioni in cui metà della popolazione non sarebbe in grado di votare?» ha chiesto al giornalista che gli ha posto la domanda. «Perché sarebbe così» ha continuato, «non saranno in grado di farlo. Le persone dimenticano quando sollevano la questione, tipo, “Cosa facciamo ora con i territori temporaneamente occupati, cosa faranno le persone lì, come voteranno? Come faranno le persone a viaggiare lì durante le operazioni di combattimento? Chi le lascerà andare? I russi controlleranno le elezioni nei territori temporaneamente occupati?
Ci sono così tante domande del genere”».
Anche se è difficile che sul “no” all’Ucraina nella Nato gli Usa si ricredano completamente, d’altronde si tratta della condizione sine qua non posta da Putin per sedersi al tavolo delle trattative, la dichiarazione di Zelensky è un passo avanti, una sorta di avvicinamento di due posizioni sideralmente distanti. La chiave sta ancora una volta nell’accordo per i minerali, quello su cui Trump conta più di ogni altra cosa. «Si stanno facendo dei progressi», ha assicurato Zelensky, aggiungendo che funzionari ucraini e statunitensi si erano messi in contatto in merito in precedenza nel corso della giornata. «Siamo pronti a condividere», ha detto il leader ucraino, ma ha chiarito che Washington deve prima assicurarsi che Putin «metta fine a questa guerra».
Nei giorni scorsi si è parlato di una soluzione a metà strada, un meccanismo che permetterebbe l’automatica entrata di Kiev nell’Alleanza qualora Mosca non rispettasse i termini del futuro accordo.
Zelensky ha comunque sottolineato che nessun accordo sarà riconosciuto senza la presenza dell’Ucraina al tavolo delle trattative sottolineando che sarebbe opportuno che «che gli Usa parlassero prima con noi e poi con la Russia».
Intanto ieri il presidente del Consiglio Ue, Alberto Costa, ha annunciato che il 6 marzo a Bruxelles ci sarà un vertice straordinario: «Stiamo vivendo un momento decisivo», ha detto Costa. «Nelle mie consultazioni con i leader europei, ho percepito un impegno comune ad affrontare queste sfide a livello dell’Ue: rafforzare la difesa europea e contribuire in modo decisivo alla pace nel nostro Continente e alla sicurezza a lungo termine».
Alcuni leader Ue, a cominciare da Costa e dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, sono attesi oggi a Kiev per la commemorazione dell’inizio della guerra, mentre il presidente francese Macron è atteso alla Casa Bianca.
Più avanti in settimana è prevista la visita a Washington anche del premier britannico Starmer. Tutti cercheranno di fare pressione sull’amministrazione Trump perché Ucraina e Ue non vengano escluse dal tavolo delle trattative. «Vado lì per dire che la sicurezza dei francesi e degli europei è importante», ha detto Macron. La Russia, ha aggiunto, è «pesantemente armata» e continua a diventare «ancora più pesantemente armata».

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