Testata: Informazione Corretta Data: 22 febbraio 2025 Pagina: 1 Autore: Andrea B. Nardi Titolo: «Mai più Palestina»
Mai più Palestina Commento di Andrea B. Nardi
La barbara uccisione, da parte di Hamas, di Ariel (4 anni) e Kfir (10 mesi al momento dell'assassinio) è uno shock nazionale che pone fine, o dovrebbe porre fine una volta per tutte, al dibattito sulla nascita di uno Stato palestinese. E invece lo sentiamo citare ancora nelle Tv italiane!
I due bambini sono stati strangolati.
Ariel Bibas di quattro anni e il fratellino Kfir Bibas di nove mesi, dopo un mese di prigionia, stenti e terrore, sono stati strangolati dagli arabi nazisti di Hamas.
Il corpo della loro madre non è stato consegnato, al suo posto gli assassini nazi hanno messo il cadavere di una donna sconosciuta sperando non sarebbe stata riconosciuta. Probabilmente gli stupri, le violenze, e le brutalità cui Shiri, la loro mamma, è stata sottoposta dagli psicopatici delle Brigate Ezzedin al Qassam hanno loro impedito di mostrarne i resti.
Le bare coi corpi di queste creature sono state esposte al mondo in uno show immondo e osceno, patrocinato dalla Croce Rossa e protetto dalle organizzazioni ONU, cui ha assistito festeggiante la grande folla araba di Gaza, composta da donne musulmane felici e inneggianti all’orrore, e a bambini esultanti, come a una partita di calcio.
Quanto può essere malata, depravata, pervertita una società che porta i propri figli bambini a godere dello spettacolo dell’assassinio di altri figli bambini?
Mark Dubowitz, il noto avvocato canadese-americano fondatore e CEO della Foundation for Defense of Democracie, l’Associazione per la Difesa delle Democrazie, ha dichiarato ieri: «Mi rammarico profondamente di aver sostenuto per decenni uno Stato palestinese nell'ambito della strategia 'terra in cambio di Pace' e della 'soluzione dei due Stati'. Mi sbagliavo di grosso. Non ho riconosciuto adeguatamente la società le cui priorità antepongono l'assassinio di bambini ebrei alla costruzione di un futuro migliore per se stessi. Chiedo perdono».
Ma chiedere perdono oggi non basta più.
Sei milioni di ebrei massacrati hanno dato mandato a Israele di non farsi mai più uccidere tenendo le mani in alto: Israele combatterà sempre rispondendo ferocemente a ogni attacco, colpendo ogni suo assalitore.
Dopo il 7 ottobre 2023, con 1200 civili innocenti israeliani ammazzati, di cui 37 bambini e neonati (dopo atroci torture: alcuni bruciati nei forni da cucina delle case davanti ai genitori urlanti...), dopo le azioni mostruose dei nazisti arabi durante questi ulteriori 500 giorni, e dopo la terrificante campagna di totale disinformazione sostenuta dalla propaganda islamista e ripetuta dai media antisemiti occidentali, non si potrà mai più parlare della soluzione Due popoli – due Stati, come già da noi specificato altrove.
Abbiamo già ricordato in altri articoli come il governo di Gerusalemme si sia sempre dichiarato favorevole alla citata soluzione, documenti storici alla mano: nel 1937, 1938, 1948, 1993, 2000, 2010. Ma né Hamas, né l’ANP, né l’OLP hanno mai accettato tale soluzione, dacché nei propri statuti non è prevista la convivenza dei due Stati, bensì la distruzione dello Stato di Israele. Chi non ha mai voluto né vuole ora tale soluzione sono gli arabi cosiddetti di “Palestina”. Lo confermano ogni giorno, l’hanno confermato il 7/10/2023, lo continuano a confermare in ogni momento con ogni loro azione raccapricciante.
“Palestina libera!” sbraitano gli idioti del mondo: non sapendo che la cosiddetta “Palestina” era già libera, Israele non la occupava: la Cisgiordania e la Striscia di Gaza erano amministrate da decenni dall’ANP e da Hamas, e prima di allora da Egitto e Giordania. Ma ora basta.
Se i nazisti arabi cosiddetti “palestinesi” hanno come unico scopo e bandiera la distruzione di Israele e lo sterminio di tutti gli israeliani, allora basta parlare di Palestina!
Bisogna eliminare da tutti i dibattiti politici e storici il concetto di Palestina, che è soltanto un assoluto falso storico.
Come spiegato altrove, la Palestina moderna è un’invenzione di Arafat negli anni 60 del Novecento, e non ha nulla a che fare con la Palestina storica, la Pelesheth, Terra dei Filistei, nella regione di Canaan, che il Regno Israelitico concesse a 25.000 individui di razza indoeuropea lì stanziatisi, e in seguito assimilatisi agli israeliti. Ciò avveniva nel 1200 a.C., migliaia di anni prima che nascesse Maometto e i beduini apparissero in Medio Oriente.
Nel 1964 Arafat inventò l’OLP, Organizzazione per la Liberazione della Palestina, con cui determinò una serie di fondamentali falsi storici, destinati a perpetrarsi in menzogne per tutti questi 70 anni:
- non esiste e non è mai esistita nessuna Palestina araba, bensì solo ebraica;
- non esiste nessun popolo palestinese, ma solo un insieme di genti egiziane, giordane, siriane, libanesi, messe insieme arbitrariamente da Arafat per una sua precisa sete di potere;
- la Palestina di cui si parla oggi è un’invenzione di Arafat e non esiste né storicamente né etnicamente né nazionalmente;
- chi non ha mai voluto la nascita di uno Stato Palestinese moderno sono sempre state le classi dirigenti “palestinesi”, ossia OLP, ANP, Hamas, Fatah, e i loro accoliti e sponsor, Iran, Hezbollah: ciò che esse vogliono, e lo dichiarano pubblicamente da decenni, è la distruzione di Israele, non la convivenza dei due Stati;
- la cosiddetta “Palestina” moderna è già libera e non ha bisogno di essere liberata da nessuno, dato che nessuno occupava i suoi territori, i quali erano governati in piena indipendenza da ANP e Hamas: situazione logicamente cambiata dopo il massacro di migliaia di israeliani innocenti perpetrato dalle milizie “palestinesi” di Gaza e del West Bank.
Nemmeno gli esistenti Stati arabi all’inizio volevano la nascita del nuovo Stato di Palestina, e Arafat ci mise vent’anni per convincere i “fratelli arabi” a sostenere il suo progetto. In questi territori Arafat fece confluire famiglie di arabi egiziani, siriani, giordani, libanesi, e da lì creò il falso storico di una terra araba occupata da Israele, pretendendo che perfino Gerusalemme, capitale israelita dal X secolo a.C., appartenesse all’islam.
Israele non si è mai opposta all’invenzione della “Palestina” moderna: sono stati i nazi arabi di Arafat, OLP, ANP, Fatah, Hamas a opporsi all’esistenza di Israele.
Ma oggi tutto questo è cambiato. Per sempre.
Per ottenere la pace in Medio Oriente e garantire che non si attuino i propositi nazi-arabi di sterminare gli israeliani, occorre assolutamente cancellare il concetto di Palestina, che non è mai esistito.
D’ora innanzi bisogna ricominciare a definire la Cisgiordania, o West Bank, col suo nome storico: Giudea e Samaria. E sia da qui sia dall’egiziana Striscia di Gaza bisogna espellere ogni concetto politico del fantomatico Stato di Palestina.
Per compiere questo passo, si dovrà eliminare qualsiasi movimento militare islamista che pretenda di governare questi territori, e l’auspicio è che essi vengano ri-consegnati ai precedenti Stati di appartenenza, Giordania ed Egitto, con un adeguato numero di chilometri di perimetro di confine liberi da qualsiasi insediamento urbano per un controllo militare.
Un eventuale nuovo attacco miliziano da questi territori non sarebbe più un attentato terroristico, bensì un atto di guerra di Egitto e Giordania contro Israele, cosa che nessuno dei due Stati arabi mai più vorrebbe.
Gli Stati Uniti, con un più o meno dichiarato supporto russo, dovrebbero “convincere” i due Stati arabi a questa annessione, sia facendo leva sugli enormi svantaggi che ne deriverebbe in caso di diniego, sia sui colossali vantaggi che ne riceverebbero in caso di accettazione.
L’Arabia Saudita non potrebbe non gioire di una tale soluzione, la quale non solo darebbe ulteriore vigore ai propri Accordi di Abramo con Israele, convincendo il Libano ad aderirvi, ma metterebbe all’angolo il detestato Iran sciita. Ciò, inoltre, aprirebbe una linea commerciale gigantesca con l’India e l’Europa.
Cancellare il falso storico di uno Stato palestinese, tra l’altro per nulla occupato da Israele, è il primo e definitivo passo per la pace in Medio Oriente.