Testata: Libero Data: 20 febbraio 2025 Pagina: 2 Autore: Dario Mazzocchi Titolo: «Scontro Trump-Zelensky «Dittatore. Non sei eletto Colpa tua se c’è la guerra». «E tu ascolti solo Putin»»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 26/01/2025, pag. 4, con il titolo "«Trump è disumano» Ma i clandestini in catene li cacciava anche Biden", il commento di Dario Mazzocchi.
Dario Mazzocchi
Scontro fratricida sul fronte occidentale. Zelensky accusa Trump di non averlo invitato a Riad dove si discuteva (solo fra Usa e Russia) del futuro del suo paese. Trump gli risponde con i soliti toni sopra le righe accusandolo di essere un dittatore, di aver rubato i soldi dei contribuenti americani e persino di aver dato inizio alla guerra con la Russia, facendo contento Putin e tutti i putiniani occidentali. Sia chiaro: se Trump scarica l'Ucraina, l'Occidente è morto.
Hanno la portata delle cannonate le parole che Donald Trump e Vlodomir Zelensky si sono scambiati all’indomani dell’incontro di Riad tra Stati Uniti e Russia per avviare il tavolo delle trattative sul conflitto in Ucraina. Un batti e ribatti continuo: da una parte gli aspri commenti del presidente americano, che arriverà a definire Zelensky un dittatore, dall’altra le accuse del capo di Stato ucraino all’inquilino della Casa Bianca di alimentare la disinformazione russa dall’altra.
L’escalation di dichiarazioni è iniziata con la conferenza stampa che Trump ha tenuto martedì dalla residenza di Mar-a-lago, in Florida, dopo i commenti delusi di Zelensky perché al vertice in Arabia Saudita non era stata contemplata la partecipazione di una delegazione di Kiev. Il presidente americano si è detto «amareggiato» e ha attribuito a Zelensky le responsabilità per il prolungarsi della guerra con Mosca: «Oggi ho sentito dire: non siamo stati invitati. Beh, sei lì da tre anni... Non avresti mai dovuto iniziarla. Avresti potuto trovare un accordo».
È in quel passaggio sulla sua responsabilità nel conflitto che si è scatenata la prima controffensiva di Zelensky: «Con tutto il rispetto per il presidente Trump come leader, sta però vivendo in una bolla di disinformazione». E se a questa dichiarazione si aggiunge il contenuto del post che il presidente ucraino ha condiviso sui social per denunciare l’attacco nemico su alcune infrastrutture energetiche a Odessa, l’effetto delle parole è ancora più forte: «Non dobbiamo mai dimenticare che la Russia è governata da bugiardi patologici: non ci si può fidare di loro».
Saranno quindi caduti nel vuoto, almeno a Kiev, i tentativi di Vladimir Putin di mostrare un animo predisposto al dialogo. «Nessuno sta escludendo l’Ucraina», ci ha tenuto a rimarcare il leader russo nel tentativo di ritagliarsi un ruolo da pacificatore e criticando la reazione «isterica» delle autorità ucraine ai colloqui di Riad.
Ha quindi aggiunto: «Non stiamo imponendo nulla a nessuno e siamo pronti».
Zelensky ha provato a giocare anche la carta legata all’economia e sul rifiuto della proposta di Trump di consentire agli Stati Uniti di ottenere una percentuale delle terre rare presenti sul territorio come passaggio per una collaborazione tra le due nazioni: «Non posso svendere il mio Paese». Tensioni che sono andate accumulandosi per tutta la giornata, accompagnate dalle prese di posizione di alcuni esponenti politici europei: Parigi non comprende «la logica americana», mentre l’ex ministro della Difesa britannico Ben Wallace si è perfettamente allineato a Zelensky sostenendo che la Casa Bianca si sia fatta portavoce delle linee guida della propaganda russa. Infine il vicepresidente Usa JD Vance ha cercato di far ragionare il leader ucraino: si è rammaricato che in questi tre anni sia stato «mal consigliato» e gli sia stato fatto credere di non sbagliare mai.
«L’idea che Zelensky ha di cambiare l’opinione del presidente parlando male di lui nei media, è un modo atroce di trattare con questa amministrazione». In serata l’ucraino ha provato a metterci una pezza: alla vigilia dell’incontro con l’inviato Usa Keit Kellogg, Zelensky ha dichiarato: «Per noi è molto importante che il lavoro complessivo con l'America siano costruttivi».
In precedenza Trump aveva sferrato un attacco via Truth su tutta la linea. «Pensateci: un comico moderatamente di successo, Volodymyr Zelensky, ha convinto gli Stati Uniti d’America a spendere 350 miliardi di dollari per entrare in una guerra che non poteva essere vinta, che non doveva mai iniziare, ma una guerra che lui, senza gli Stati Uniti e senza Trump, non sarà mai in grado di risolvere».
Il presidente ha ricordato che «gli Stati Uniti hanno speso 200 miliardi di dollari in più rispetto all’Europa», con il rischio di non vederseli garantiti: «Perché Sleepy Joe Biden non ha richiesto un’equa ripartizione, considerando che questa guerra è molto più importante per l’Europa che per noi?
Noi abbiamo un grande e bellissimo oceano che ci divide».
Un elemento, quest’ultimo, che rilancia la strategia di politica estera della nuova agenda repubblicana in cui gli equilibri non vertono più esclusivamente sui rapporti con il Vecchio Continente, ma si spostano verso altre latitudini e più a Ovest, area pacifica.
In mezzo al fiume di parole, il passaggio destinato a creare maggiore scalpore mediatico: Zelensky «rifiuta di tenere le elezioni, è molto in basso nei sondaggi ucraini». «Un dittatore» che «farebbe meglio a muoversi in fretta o rischia di non avere più un Paese». Finiti i tempi in cui poteva suonare Biden «come un violino» e constata l’incapacità delle istituzioni europee, Washington è impegnata per «negoziare con successo la fine della guerra con la Russia». «Amo l’Ucraina», ha assicurato il presidente americano in chiusura di post, «ma Zelensky ha fatto un lavoro terribile, la sua nazione è distrutta e milioni di persone sono morte inutilmente. E così continua...».
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