La ballata delle anime inutili di Tommaso Avati Recensione di Giorgia Greco
Testata: Informazione Corretta Data: 19 febbraio 2025 Pagina: 1 Autore: Giorgia Greco Titolo: «La ballata delle anime inutili di Tommaso Avati»
La ballata delle anime inutili Tommaso Avati
Neri Pozza euro 17
“E se nella vita capisci questo, se lasci andare le cose dove devono andare, capisci che la vita a volte ha una sua saggezza, e che questa saggezza è grande”
La nascita della comunità ebraica San Nicandro Garganico, sviluppatasi a partire dalla fine del 1920 in seguito alla conversione di Donato Manduzio, un veterano della prima guerra mondiale, proprio in pieno fascismo e con l’inasprirsi della questione antisemita, ha ispirato due romanzi: “Scialomm Mussolini” di Marina Collaci (Castelvecchi, 2021) e “Ballata delle anime inutili” di Tommaso Avati. Negli anni che seguirono, tra il 1948 ed il 1950, la maggior parte degli ebrei di San Nicandro, circa 70 persone, si trasferì in Israele dove i discendenti di quei convertiti sono rimasti.
Tommaso Avati, sceneggiatore e autore di romanzi di successo ( “Il silenzio del mondo” 2022, Neri Pozza; “Quasi tre” 2018, Fabbri; “Ogni città ha le sue nuvole 2017, SEM) con “La ballata delle anime inutili” attinge a un capitolo poco conosciuto della storia italiana, quando in un villaggio pugliese durante l’era fascista un’intera comunità abbraccia l’ebraismo mentre vengono promulgate le legge razziali, per raccontare con voce corale la vicenda di una grande famiglia e il suo lento declino che segna la fine di un’epoca.
E’ un mondo rurale popolato di persone semplici, umili e desiderose di mantenere intatte le tradizioni quello in cui si muovono i Logreco, una famiglia calabrese allargata con un capofamiglia, Vittorio, per il quale solo i figli maschi contano mentre le donne, nuore dei figli, hanno il mero compito di procreare e occuparsi di questioni casalinghe. Con gran disappunto di Vittorio l’ultimo erede è una figlia soprannominata Vermitura (Sofia) che in dialetto calabrese significa chiocciola perché è lenta e considerata dal padre “inutile”.
Vermitura, nata per sbaglio, quasi un errore in una famiglia di maschi, domina la narrazione fin dal primo capitolo e noi sappiamo che non è una creatura inutile perché è capace di “sentirsi addosso il vento e diventare fuoco, terra, mondo”. Fin dalle prime pagine conosciamo Vittorio Logreco, fascista convinto, dal carattere duro e autoritario che impone la sua volontà ai figli maschi per i quali sceglie donne che non conoscono ma che portano una dote in campi o animali.
La tredicenne Sofia condivide le sue giornate con una famiglia numerosa, colma di parenti di varie generazioni: cognate, fratelli e nipoti vivacissimi, ciascuno impegnato nelle proprie incombenze senza poter derogare dai dettami del rigido capofamiglia. C’è Francesco, il figlio maggiore, sempre composto che a tavola siede accanto alla moglie Antonella; c’è Nicola “che sente sempre gli spifferi anche se non ci sono, poi c’è sua moglie Giovanna che è la più grassa del paese”, ci sono i due gemelli, poi c’è Emilio e Marta e infine Caterina appena entrata a far parte della famiglia Logreco come moglie di Angelino portando in dote un campo di segale. E’ proprio nella “stanza del Santo” così chiamata per via di un dipinto che la giovane coppia deve “darsi da fare” per generare figli, nuove braccia per il lavoro dei campi. E ogni giorno Vittorio, padre padrone, non risparmia a nessuno ordini, umiliazioni e prepotenze.
Non è solo Sofia a narrare la vita quotidiana di questa famiglia di tipo patriarcale: i pensieri, i sentimenti, le difficoltà ci vengono raccontati a capitoli alterni dalle nuore e dai figli e apprendiamo gli accadimenti sotto vari punti di vista, dalle insinuazioni nei confronti della coppia che non riesce ad avere bambini, ai soprusi del padre, alla gioiosa semplicità di Vermitura fino all’atto estremo di una donna incapace di affrontare la solitudine e le continue umiliazioni.
L’unico rifugio di Vermitura è Pasquale, un ragazzo di San Nicandro che ha abbracciato la religione ebraica e che lei vede di nascosto dal padre, ostile nei confronti di questo movimento “misterioso e pericoloso”.
Pervasi dall’ideologia fascista i Logreco non vedono ciò che si sta abbattendo sulla famiglia, tormentata da dissidi interni: un figlio emigra, uno scompare in un campo di concentramento, un altro muore in guerra e il padre padrone viene risucchiato nel vortice degli avvenimenti politici dopo il 1943. Restano le donne a casa, felici della ritrovata libertà, che senza indugio si rimboccano le maniche per tenere unita la famiglia, pur nell’incertezza della vita che le aspetta. Lasciamo al lettore il piacere di scoprire se Sofia seguirà il suo innamorato in Palestina che, dopo l’incontro con i soldati della Brigata ebraica nel 1943, decide di emigrare nella Terra Promessa. Il personaggio di Sofia che ha scontato l’essere unica femmina di una famiglia di soli maschi e per questo considerata inutile, priva di una dote riservata solo ai fratelli, compie tuttavia lungo il percorso narrativo una vera e propria evoluzione. “La sua presunta inutilità – scrive Tommaso Avati – si trasformerà, e come dal baco fuoriesce una farfalla, si trasformerà in qualcosa di radioso” e sarà portatrice, come vedremo nelle ultime pagine, di un messaggio di perdono.
Questo romanzo che documenta in modo straordinario la condizione della donna nelle comunità rurali quasi 80 anni fa, tratteggia un’Italia in bilico fra paura del cambiamento e conservazione delle tradizioni, mettendo in luce la complessità delle relazioni umane dinanzi agli eventi drammatici della Storia che hanno segnato la vita di tante famiglie e comunità.
“La ballata delle anime inutili” si rivela un libro coinvolgente che cattura il lettore con una narrazione corale, capace di conferire la forza dirompente delle parole ai personaggi che abitano questa storia indimenticabile.