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Libero Rassegna Stampa
19.02.2025 Hamas ha ucciso anche i piccoli Bibas
Cronaca di Amedeo Ardenza

Testata: Libero
Data: 19 febbraio 2025
Pagina: 7
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: «Hamas ha ucciso anche il neonato Bibas»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 19/02/2025, a pag. 7, con il titolo "Hamas ha ucciso anche il neonato Bibas", la cronaca di Amedeo Ardenza.

Hamas è riuscito a uccidere anche un neonato. Giovedì verrà riconsegnata a Israele la salma di Kfir Bibas. Era il più piccolo degli ostaggi ed è diventato un simbolo del 7 Ottobre.

Per avere certezza i famigliari di Shiri Bibas e dei suoi figli Ariel e Kfir dovranno aspettare fino a sabato. Soprattutto dovrà aspettare Yarden, il 35enne marito di Shiri e papà dei due bambini, liberato due settimane fa dopo 484 giorni di prigionia. Sua moglie e i piccoli dai capelli rossi sono ancora nelle mani dei tagliagole di Hamas che li hanno strappati dalla loro abitazione nel kibbutz Nir Oz il 7 ottobre del 2023, il giorno del più sanguinoso pogrom antiebraico dalla Seconda Guerra Mondiale. Avevano delle webcam montate sui loro caschi i terroristi che hanno fatto irruzione nel kibbutz, dove hanno ucciso un quarto dei suoi 380 abitanti. Di Shiri Bibas restano poche immagini, il suo volto, quello di una mamma di 32 anni, è stravolto dalla consapevolezza di essere protagonista del peggiore degli incubi. Rapita da Hamas assieme ai propri figli mentre la sua casa, il suo kibbutz, il suo mondo sono diventati il teatro di una mattanza. Ariel, che in ebraico vuol dire leone di Dio, aveva quattro anni al momento del sequestro. Kfir, che in ebraico vuol dire cucciolo di leone, aveva solo 9 mesi, forse il più piccolo ostaggio al mondo. Nelle immagini diffuse da Hamas appaiono più sereni di Shiri, forse perché meno consapevoli o forse perché quando sei in braccio alla mamma non ti può succedere nulla.
Yarden e i suoi parenti ci sperano sempre ma è ormai appurato che di Shiri e dei suoi figli dai capelli rossi torneranno solo le spoglie. Altri sei ostaggi dovrebbero uscire dall’inferno di Gaza sabato prossimo sui propri piedi ma non i Bibas. Le notizie sulla loro sorte erano state contraddittorie sin dall’inizio del conflitto. Quando a novembre 2023 i tre Bibas non furono inclusi nella lista dei primi 105 ostaggi che furono liberati (81 israeliani, 23 tailandesi e un filippino), l’idea che fossero stati uccisi a Gaza ha cominciato a prevalere con una mezza conferma, poi ritirata, anche da parte delle Israel Defense Forces (Idf). Hamas, responsabile del sequestro dei Bibas e di altri 250 civili e responsabile della loro sopravvivenza, ha accusato Israele di averli uccisi durante un bombardamento su Gaza. Per il resto del tempo il gruppo del terrore si è solo occupato di torturare non solo fisicamente Yarden Bibas, ora annunciando ora negando la notizia della morte delle persone a lui più care.
Certezze arriveranno solo dai test del Dna.
Tra i sei ostaggi che rivedranno la luce sabato in cambio della consueta scarcerazione di decine di detenuti palestinesi, anche pluricondannati, ci dovrebbe essere anche Avera Mengistu, un ebreo etiope classe 1986 di una famiglia poverissima che, dopo la morte del fratello Masrashau, cominciò a dare segni di instabilità mentale. Nel 2014 Avera entrò a Gaza e da allora di lui non si sono avute più notizie.
In queste ore il governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu sta anche valutando di passare alla “fase due” della tregua con Hamas a Gaza.
Il nodo ha diviso a lungo il paese (e l’esecutivo) fra chi vorrebbe eliminare la minaccia jihadista dalla Striscia una volta per tutte e chi vuole dare priorità al ritorno di tutti gli ostaggi.
Domenica scorsa l’inviato speciale degli Usa per il Medio Oriente Stee Witkoff ha affermato che «la fase due inizierà senza dubbio e il presidente Trump vuole vederne l’inizio».
Ieri è stata anche una giornata importante sul fronte settentrionale con le Idf che hanno confermato l’avvenuto ritiro dal sud del Libano in ottemperanza all’accordo che ha messo fine a 13 mesi di guerra fra Israele ed Hezbollah dopo che la milizia sciita sostenuta dall’Iran riaprì le ostilità contro Israele l’8 ottobre 2023. Con l’approvazione degli Stati Uniti, le Idf hanno però mantenuto forze in cinque località collinari strategiche. Israele lascia i villaggi del Libano meridionale e l'esercito libanese si dispiega al suo posto.

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