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La Stampa Rassegna Stampa
18.02.2025 Il no di Zelensky a intese senza Kiev. Trump vuole compiacere Putin
Analisi di Anna Zafesova

Testata: La Stampa
Data: 18 febbraio 2025
Pagina: 2
Autore: Anna Zafesova
Titolo: «Il no di Zelensky a intese senza Kiev e Ue. 'Gli Stati Uniti vogliono compiacere Putin'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 18/02/2025, a pag. 2, l'analisi di Anna Zafesova dal titolo "Il no di Zelensky a intese senza Kiev e Ue. 'Gli Stati Uniti vogliono compiacere Putin'".

ad Alessandria con Anna Zafesova ...
Anna Zafesova

Volodymyr Zelensky, tagliato fuori dai negoziati fra Usa e Russia sul destino del suo paese. Non può accettare l'esito di quel che decideranno le due grandi potenze. 

Non riconosceremo nessun accordo uscito da un negoziato che deciderà dell’Ucraina senza l’Ucraina»: la posizione di Volodymyr Zelensky rimane irremovibile. Mentre gli americani e i russi si preparano a incontrarsi a Riad, e gli europei stanno febbrilmente elaborando le loro contromosse a Parigi, il presidente ucraino conduce una sua partita diplomatica di cui continua ad ampliare la geografia. Ieri era negli Emirati Arabi, diventati negli ultimi tre anni di guerra il rifugio di molti russi ricchi e potenti, una sorta di Svizzera orientale crocevia di tanti interessi dove, secondo alcune indiscrezioni, si negoziano gli scambi di prigionieri e il rimpatrio dei bambini ucraini deportati in Russia. Dopo arriverà in Arabia Saudita, in una visita che «non ha nulla a che vedere con quelle cose che avverranno tra i rappresentanti degli Usa e della Russia», ma che invece vedrà tra i dossier il prezzo del petrolio, fattore cruciale di finanziamento della guerra in Russia. E ieri sera a sorpresa è stato annunciato un blitz di Zelensky ad Ankara, a parlare di una “partnership strategica” con Recep Tayyip Erdogan, convinto sostenitore dell’Ucraina e altrettanto solido partner di affari della Russia (oltre che del più numeroso esercito europeo dopo quello ucraino). È una partita contro il tempo, da giocare intanto che il negoziato russo-americano non ha preso forma, in assenza sia di un chiaro piano di pace americano, sia della modalità diplomatica. L’inviato della Casa Bianca per l’Ucraina Keith Kellogg ieri ha promesso che Kyiv non verrà esclusa dalle trattative, ma non è riuscito a spiegare se si siederà al tavolo insieme a russi e americani, o se sarà l’America a mediare. Qualcosa forse diventerà più chiaro dopo l’atteso arrivo di Kellogg a Kyiv, il 20 febbraio prossimo. Zelensky ha promesso che porterà il generale americano al fronte, e lo farà parlare con i suoi militari, «non nasconderemo nulla della situazione che dovrà riferire al suo presidente». La scommessa è quella di convincere l’emissario americano ad aiutare gli ucraini a convincere Trump che la guerra è tutt’altro che persa, e che l’esercito ucraino rappresenta una risorsa, e quello di Vladimir Putin una minaccia. Quanto lo stesso Kellogg abbia ancora un ruolo nel team di Trump è un’altra questione sospesa: a quanto pare, non piace a Mosca, e dai segnali mandati da Washington sembra che in questo momento la tattica sia quella di venire incontro ai russi. Il presidente americano «vuole compiacere Vladimir Putin», ha detto alla televisione tedesca Ard Zelensky. In pochi giorni, le simmetrie internazionali si sono frantumate in un mosaico, di cui Zelensky ora sta provando tenacemente a ricomporre le tessere, rifiutando di vestire i panni della vittima sacrificale che sembrano volergli preparare a Mosca come a Washington. La platea della conferenza per la sicurezza a Monaco ha applaudito la dichiarazione del leader ucraino sulla necessità di «non eliminare dal tavolo la nostra adesione alla Nato»: tre anni fa, l’allarme di una invasione imminente lanciato dalla stessa tribuna da uno Zelensky ancora in abiti civili era stato accolto con freddezza da molti ospiti europei, che vedevano l’Ucraina come troppo allineata agli Usa. Oggi, l’alleanza di Kyiv con l’Europa appare priva di screzi, e mentre l’Ucraina delega a Macron il compito di rappresentarne gli interessi al vertice di Parigi, è proprio Zelensky a fare il lobbista degli europei, insistendo che un’intesa non è possibile senza l’Ue. Per sostenere l’idea di un negoziato quadrilaterale, il leader ucraino ieri ha lanciato la proposta di nominare un capo negoziatore europeo, «una figura di pari peso rispetto a Trump e Putin». Alla vigilia dell’incontro a Riad - che ieri sia la Casa Bianca che il Cremlino hanno scaramanticamente declassato a un “negoziato sulla possibilità di un negoziato” - il compito di Zelensky è quello di allungare il più possibile il tavolo, e la presenza dei Paesi arabi o della Turchia anche come potenziali peacekeeper da aggiungere all’armata che gli europei stanno mettendo insieme in queste ore per garantire l’eventuale tregua potrebbe essere una mossa che Mosca non si aspetta. E resta sempre la carta dell’accordo sulle ricchezze minerarie dell’Ucraina. Zelensky si è rifiutato di firmare la bozza proposta da Trump, che praticamente consegnava l’economia del suo Paese in mano agli americani. Ma mentre gli Usa stanno pensando se fare un’offerta meno predatoria, le terre rare ucraine sono ormai sul mercato, e possono fungere da incentivo anche per altri alleati di Kyiv.


lettere@lastampa.it

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