Quando Rabin esortava a spostare gli arabi di Gaza in Giordania Commento di Moshe Phillips
Testata: israele.net Data: 14 febbraio 2025 Pagina: 1 Autore: Moshe Phillips Titolo: «Quando Rabin esortava a spostare gli arabi di Gaza in Giordania»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - un articolo tradotto da Jns dal titolo "Quando Rabin esortava a spostare gli arabi di Gaza in Giordania".
Moshe PhillipsTraferire in Giordania i palestinesi di Gaza? Non è un'idea nuova. La proponeva anche il pacifista Rabin.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump potrebbe essere sorpreso nel venire a sapere che, molto prima della sua proposta di spostare gli arabi da Gaza alla Giordania, Yitzhak Rabin aveva raccomandato esattamente la stessa cosa.
Accadde nel 1973. Rabin, ex capo di stato maggiore delle Forze di Difesa israeliane, era allora ambasciatore di Israele a Washington.
In un’intervista del 16 febbraio al quotidiano israeliano Ma’ariv (pagina 17), Rabin discusse la questione di cosa si dovesse fare riguardo al gran numero di rifugiati arabi palestinesi alloggiati nella striscia di Gaza.Gran parte della popolazione di Gaza era composta da arabi che vi si erano stabiliti durante la guerra d’indipendenza scatenata dai paesi arabi contro Israele nel 1948, e dai loro discendenti.
Ecco cosa disse Rabin: “Il problema dei rifugiati della striscia di Gaza non dovrebbe essere risolto a Gaza o a el-Arish [nel Sinai], ma principalmente nella East Bank [Transgiordania]”, vale a dire in Giordania.
Proseguiva Rabin: “Voglio creare condizioni tali per cui nei prossimi 10 o 20 anni ci sia un naturale spostamento della popolazione verso la East Bank. Ci si può riuscire, secondo me, con re Hussein, non con Yasser Arafat”.
Per quanto ne so, non ha mai ritrattato quel commento.
Rabin non era un “razzista”, un “fascista”, un sostenitore della “pulizia etnica” o qualsiasi altro disonorevole appellativo che ora viene scagliato contro Trump.
Il futuro primo ministro e premio Nobel per la pace stava semplicemente esaminando in prospettiva e con attenzione un problema difficile e proponeva quella che considerava una soluzione pratica.
Il nocciolo del problema che affrontava Rabin era che l’Egitto, quando aveva occupato illegalmente Gaza dal 1948 al 1967, si era totalmente rifiutato di assorbire o integrare i profughi palestinesi nella società egiziana (per non parlare di concedere loro forme di autogoverno o autodeterminazione ndr). Peggio, l’Egitto a Gaza promuoveva e sponsorizzava gruppi terroristici, noti come feddayin, incaricati di attaccare Israele.
Sotto il governo egiziano, le Nazioni Unite istituirono a Gaza scuole gestite dall’UNRWA, l’agenzia inventata dall’Onu per i soli profughi palestinesi: la stessa UNRWA di cui si sente tanto parlare ultimamente. Nelle scuole dell’UNRWA, i giovani di Gaza venivano educati (allora come oggi) a odiare gli ebrei e Israele e a glorificare il terrorismo arabo.
Dopo la guerra del 1967, Israele si è ritrovato gravato di tutti questi abitanti di Gaza imbevuti di odio. Per cui, a meno che non si facesse qualcosa per cambiare la situazione, Israele avrebbe continuato a subire continui attacchi terroristici da Gaza.
Ed è esattamente quello che è successo.
Nessuno diede ascolto al consiglio di Rabin di promuovere lo spostamento degli abitanti di Gaza verso la Giordania. Gli abitanti di Gaza rimasero a Gaza, lanciarono continui attacchi contro Israele e alla fine portarono Hamas al potere nel 2007. Ne seguirono gli orrori del 7 ottobre 2023.
Aveva perfettamente senso che Rabin pensasse alla Giordania come degna destinazione per gli abitanti di Gaza. Dopotutto, gli arabi palestinesi che si erano stabiliti a Gaza e quelli che si erano stabiliti in Giordania sono indistinguibili: stessa storia, stessa cultura, lingua e religione. In molti casi, stesso clan famigliare.
Il problema, però, era che re Hussein di Giordania aveva perso ogni pazienza con loro.
Per anni, Hussein aveva lasciato che l’OLP stabilisse le sue basi para-militari in territorio giordano. A Hussein andava bene che l’OLP attaccasse Israele.
Ma accadde che molti terroristi affiliati al capo dell’OLP Arafat cominciarono a parlare di come anche la Giordania fosse in realtà Palestina, e Hussein ebbe motivo di temere che avrebbero cercato di rovesciarlo.
E accadde che le bande dell’OLP causassero enormi problemi alla Giordania in campo internazionale quando iniziarono a dirottare ripetutamente aerei civili, costringendoli ad atterrare in Giordania per poi tenere in ostaggio passeggeri ed equipaggi mentre pretendevano di scambiarli con la scarcerazione di terroristi detenuti. A quanto pare, alcune pessime abitudini non cambiano mai.
Come risolse il problema re Hussein? Li cacciò via a cannonate. Nell’autunno del 1970, l’esercito del re di Giordania uccise alcune migliaia di terroristi dell’OLP e ne trasferì con la forza in Siria più di 2.000, compresa l’intera dirigenza. Da lì si riversarono in Libano, dove ben presto fecero sprofondare il paese in anni di caos, guerra civile e spargimenti di sangue. Quel fatto venne chiamato Settembre Nero.
Sicché l’attuale re Abdullah, figlio di Hussein, potrebbe non essere troppo propenso ad accogliere gli abitanti di Gaza. Oppure, potrebbe decidere di escludere solo i terroristi e accogliere i comuni abitanti di Gaza così come la Giordania ha accolto tanti profughi della guerra civile siriana.
Come andrà a finire tutto questo è ancora da vedere. Il dibattito pubblico è appena iniziato.
Ma nel frattempo, prendiamo atto che l’essenza del cosiddetto piano Trump non è un’idea dei Repubblicani americani o del Likud. Venne sostenuta dal più famoso leader del partito laburista israeliano più di mezzo secolo fa.
(Da: jns.org, 11.2.25)
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