Testata: Libero Data: 05 febbraio 2025 Pagina: 9 Autore: Carlo Nicolato Titolo: «Macron contro Donald. Ursula flirta coi cinesi e Starmer dice: no grazie»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 05/02/2025, pag. 9, con il titolo "Macron contro Donald. Ursula flirta coi cinesi e Starmer dice: no grazie", la cronaca di Carlo Nicolato.
Carlo Nicolato
Davvero i dazi di Trump spingono l’Europa a essere più unita, come ha detto Macron?
Di tutto si può dire del presidente francese, ma non certo che abbia il polso della situazione (e non solo sui dazi). L’Europa infatti sta dimostrando ancora una volta di non avere una sola posizione, ma di averne tante e il muro contro muro profetizzato da Macron sembra in realtà piacere solo a lui. Se poi allarghiamo il problema all’intera Europa continentale, includendo quindi anche la Gran Bretagna, le divisioni si fanno ancora più evidenti. Secondo il Times infatti il premier Starmer, invitato per la prima volta nel post-Brexit a un Consiglio europeo allargato, ha chiarito che il suo governo non ha alcuna intenzione di sostenere l’Unione Europea su eventuali ritorsioni commerciali contro i dazi annunciati da Trump.
Insomma per Starmer la Brexit va in parte rivista, come dimostra anche la sua partecipazione al Consiglio, ma non certo eliminata. E soprattutto le relazioni con l’Unione Europea, «assolutamente importanti» come ha dichiarato lo stesso premier, non possono mettere in discussione quelle con gli Stati Uniti, che storicamente, e non solo, lo sono ancora di più.
Involontariamente Starmer ha di fatto ribadito l’importanza della Brexit e l’importanza per la Gran Bretagna di non dover più dipendere dalle decisioni di Bruxelles. Per Londra Washington è più importante di Bruxelles, anche se da una parte c’è un premier laburista e dall’altra c’è un discusso presidente repubblicano. La fedeltà di Starmer verso l’alleato sembra ricambiata anche da Trump che in più di un’occasione ha sottolineato la stima reciproca tra i due e ha lasciato intendere che grazie alle «buone maniere» del premier britannico i problemi tra le due nazioni potrebbero risolversi felicemente.
L’Unione Europea invece ha reagito come sempre o quasi, in ordine sparso e con visioni contraddittorie. Oltre alle fanfaronate di Macron, ribadite ieri dal ministro delegato al Commercio estero francese Laurent Saint-Martin secondo cui «non dobbiamo essere ingenui e dobbiamo prepararci al peggio, cioè alla ritorsione, se necessario», c’è la presa di posizione del cancelliere Scholz che da una parte dice anche lui che ai dazi si risponde con i dazi ma dall’altra sostiene che «l'obiettivo dovrebbe essere quello di procedere in modo tale che le cose si riducano alla cooperazione». A guidare il fronte del dialogo c’è l’Italia, forte di un ottimo rapporto tra la nostra presidente del Consiglio Meloni e il presidente Trump, alla quale si è accodata tra gli altri la Polonia che è tra i maggiori acquirenti di armi americane tra i Paesi europei. Per il premier polacco Tusk la chiave è proprio questa, cioè mettere sul piatto della bilancia delle trattative l’acquisto di armi “made in Usa”. «Convincerò tutti i leader europei a non introdurre restrizioni che possano limitare o eliminare la possibilità di spendere denaro europeo per gli armamenti americani», ha detto il primo ministro polacco. Anche secondo il presidente lituano Nauseda l’acquisto di equipaggiamento militare da Washington potrebbe creare una «agenda economica costruttiva, non distruttiva».
DIFESA COMUNE
Il punto di vista tuttavia non piace a Macron che da mesi sta spingendo gli acquisti “made in Europe” per rafforzare la base industriale del vecchio Continente e per svincolare il più possibile la Ue dalla dipendenza militare americana. Sul punto il presidente francese appare ancora più isolato perché anche il cancelliere Scholz ha ribadito che un accordo tra gli Stati membri europei sullo sviluppo industriale congiunto dell’industria della difesa «non può escludere la collaborazione con i nostri partner della Nato». Anche la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen tentenna, cioè da una parte sostiene che la Ue è pronta a rispondere ai dazi di Trump e dall’altra che il rapporto con gli Usa rimane fondamentale e va preservato, ma la sua ricetta è un’altra, è quella che piace molto a Berlino e che prevede una cauta apertura verso la Cina. Alla Conferenza degli ambasciatori Ue ha ribadito che con Pechino «c’è spazio per impegnarci in modo costruttivo e trovare soluzioni nel nostro reciproco interesse». «È una linea sottile su cui dobbiamo camminare» ha detto, «ma può condurci a una relazione più equa e bilanciata con uno dei giganti economici del mondo. E questo può avere senso per l'Europa».
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