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Libero Rassegna Stampa
05.02.2025 Milano: Sala benedice le tradizioni musulmane
Cronaca di Fabio Rubini

Testata: Libero
Data: 05 febbraio 2025
Pagina: 7
Autore: Fabio Rubini
Titolo: «Sala benedice le tradizioni musulmane. La Lega: «Negati i diritti alle donne»»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 05/02/2025, a pag. 7, con il titolo "Sala benedice le tradizioni musulmane. La Lega: «Negati i diritti alle donne»", la cronaca di Fabio Rubini.


Fabio Rubini

Giuseppe Sala, sindaco di Milano, definisce "polemica inutile" quella sul velo islamico, quando un regolamento in merito è in discussione in Regione Lombardia. Per Sala l'immigrazione "non è un'emergenza", ma "un fenomeno epocale". D'altra parte, Pd e Fratellanza Musulmana hanno più affinità di quanto non si creda.

In Regione Lombardia la discussione in Aula sul divieto di indossare il velo islamico nei luoghi pubblici è stata rimandata al 18 febbraio, ma nei corridoi del Pirellone, tra dichiarazioni e controreplice, il clima è stato ugualmente frizzantino. Prima di raccontarvelo, però, meglio vi forniamo un riassunto della vicenda, giusto per capire il contesto. La scorsa settimana la Lega presenta una mozione per chiedere alla giunta regionale di «sollecitare il governo e il parlamento ad adottare iniziative legislative volte ad introdurre misure che vietino l’utilizzo del velo islamico come burqa o niqab nei luoghi e negli edifici pubblici nonché all’interno delle scuole; a dare piena attuazione alla delibera del 2015 di Regione Lombardia, rinnovando l’invito ai Comuni al fine di assicurarne il rispetto presso i rispettivi edifici pubblici; a invitare il Governo a valutare l’estensione del divieto di copertura del volto e del capo con burqa, hijab, khimar, jilbab, niqab e chador a tutti gli ambienti scolastici, garantendo che tale misura non solo preservi la sicurezza, ma favorisca anche l’integrazione degli studenti di minore età». Il Pd risponde con una contromozione da discutere “in abbinata” a quella del Carroccio, nel cui testo si legge che «nessuno può imporre alle donne come vestirsi» e si riafferma «la centralità dei diritti delle donne e della loro autodeterminazione». Fine del riassunto.
Come detto la mozione doveva essere discussa ieri e così fin dal primo mattino è una corsa a dire la propria sulla vicenda. Lo fa, verso la mezza, il sindaco di Milano Beppe Sala, che tra una polemica sul Salva Milano e la sua “autopromozione mediatica” trova il tempo per esternare sul velo: «Si tratta di una delle tante piccole inutili polemiche politiche. Becchiamoci anche questa», dice Beppe facendo spallucce, nel tipico atteggiamento di chi la sa lunga. E aggiunge: «I problemi sono altri, il problema è parlare di immigrazione che oggettivamente serve, soprattutto alle città e che va gestita, regolamentata il meglio possibile».
Un fenomeno, quello dell’immigrazione che il sincado milanese definisce «non un emergenza», ma «un fenomeno epocale». Per il capogruppo Pd in Consiglio regionale, Pierfrancesco Majorino, si tratta di una «buffonata della Lega».
In realtà né Sala né il Pd sembrano aver compreso bene la portata del documento presentato dal Carroccio che - lungi dall’essere una «boutade politica (cit. Sala) - mira non a demonizzare la cultura islamica, ma a ribadire che in nome dell’integrazione non si possono calpestare i diritti delle donne, soprattutto se minorenni. A spiegarlo è stata Silvia Scurati, consigliere regionale del Carroccio e prima firmataria della mozione, che spiega: «Vogliamo vietare qualsiasi forma di copertura del viso e del capo, soprattutto nei luoghi scolastici per le ragazzine di minore età». Questo perché «crediamo nell’integrazione vera: quando saranno adulte potranno fare tutto ciò che credono, ma noi riteniamo che poter consentire alle bambine di crescere insieme alle proprie coetanee in maniera paritaria, ugualitaria, nel modo di vestire, nel modo di comportarsi, possa essere il lasciapassare per la vera integrazione». Scurati definisce questa mozione un «atto ricvoluzionario di integrazione». E alla comunità islamica che critica il documento, risponde a muso duro: «Probabilmente la comunità islamica dovrebbe pensare ai diritti delle donne. Mi pare che su questo tema siano un po’ carenti...».
In effetti quella del velo e della libertà delle donne nella religione islamica è un dibattito aperto. Il caso più clamoroso è quello di Mahsa Amini, la studentessa morta a seguito del pestaggio subito ad opera della polizia morale iraniana, per essersi tolta il velo in pubblico. Si dirà, eh certo ma succede in Iran, mica in Italia. Ecco, non è vero: basta consultare un qualsiasi motore di ricerca per leggere di donne picchiate dal marito, bambine di 7 o 9 anni menate dalla madre. Il motivo? Non volevano portare il velo.
Altro che «riaffermare la centralità dei diritti delle donne e della loro autodeterminazione».

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