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Libero Rassegna Stampa
04.02.2025 Trump: basta fondi con l’Unrwa e via dall’ONU antisemita
Cronaca di Matteo Legnani

Testata: Libero
Data: 04 febbraio 2025
Pagina: 9
Autore: Matteo Legnani
Titolo: «Trump fa due regali a Bibi. Basta fondi per l’Unrwa e via dall’Onu antisemita»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 04/02/2025, a pag. 9, con il titolo "Trump fa due regali a Bibi. Basta fondi per l’Unrwa e via dall’Onu antisemita" la cronaca di Matteo Legnani.

Con due nuovi ordini esecutivi, Trump ritira gli Usa dal Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU e taglia tutti i finanziamenti all'UNRWA. Finalmente! Il Consiglio per i Diritti Umani, da sempre, è la caricatura grottesca dell'ONU, con dittature spietate, fra cui l'Iran, nel ruolo di garanti dei diritti dell'uomo. L'UNRWA è collusa con il terrorismo islamico di Hamas. Due ordini esecutivi che ci volevano, dunque. E che promettono bene, visto che oggi inizia la trattativa con Netanyahu.

Già prima di insediarsi alla Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva usato la parola 'inferno' per descrivere ciò che gli Usa avrebbero scatenato in Medio Oriente se i nemici di Israele non avessero deposto le armi prima del suo giuramento.
E, pochi giorni fa, nel corso dell'udienza di convalida della sua nomina di fronte alla commissione Esteri del Senato, il Segretario di Stato Marco Rubio aveva spiegato chiaro e tondo che gli Stati Uniti avrebbero sotto la sua guida appoggiato incondizionatamente, politicamente e militarmente, Israele.
Per cui non suona certo come un caso che sia stato il premier israeliano Benjamin Netanyahu il primo tra i leader stranieri ad essere invitato a Washington per incontrare Trump.
L'aereo di Netanyahu è atterrato nella capitale americana nella serata di domenica e il filotto di colloqui si è aperto con un faccia a faccia con l'inviato speciale in Medio Oriente, Steve Witkoff. Oggi, il leader del governo di Gerusalemme incontrerà Trump, domani sarà a colloquio con il segretario alla Difesa, Pete Hegseth e giovedì vedrà i leader del Congresso. Insomma, la sua sarà una visita 'a tutto tondo' e faccia a faccia con tutta la nuova amministrazione americana. Un trattamento che si riserva che riserva solo agli amici più intimi.
All’amico Bibi, il presidente americano ha fatto trovare ai piedi della scaletta dell’aereo due ‘regali’ non da poco, per il loro valore simbolico e strategico. Non mollando nemmeno per un attimo l’acceleratore degli annunci e degli ordini esecutivi che sta pigiando a manetta da quando è tornato alla Casa Bianca, il tycoon ha dichiarato che nelle prossime ore (chissà, magari proprio alla presenza di Netanyahu), firmerà due nuovi ordini esecutivi con cui ritirerà gli Usa dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Uniti e porrà fine a qualunque finanziamento dell’Unrwa, l’Agenzia Onu che si occupa degli aiuti ai rifugiati palestinesi.
Quest’ultima è ben nota al pubblico per lo scandalo che l’ha travolta la scorsa estate, quando ha licenziato nove suoi dipendenti (poi diventati dodici) perché coinvolti negli attacchi del 7 ottobre 2023. Il Consiglio per i diritti umani (UNHCR), che gestisce aiuti per miliardi di dollari, è finito più volte (nel 2019 e nel 2021 in Sudan) al centro di scandali per mazzette pagate ai suoi funzionari.
“Le discussioni sul Medio Oriente con Israele ma anche con altri Paesi dell'area stanno progredendo in modo significativo e con Netanyahu a Washington abbiamo in programma alcuni meeting davvero cruciali" aveva dichiarato domenica sera il presidente americano prima di fare ritorno nella capitale dalla Florida. L'incontro tra i due leader è previsto alle 18 di oggi, ora della costa est americana, e sarà seguito da una cena ufficiale, sempre alla Casa Bianca, alle 21.
Secondo quanto riportava ieri il quotidiano Times of Israel, i due leader potrebbero anche tenere una conferenza stampa, al termine del loro faccia a faccia e forse anche incontrare i parenti di alcuni degli ostaggi che sono stati liberati nei giorni scorsi da Hamas in seguito al cessate il fuoco, del quale in più occasioni Trump si è attribuito il merito.
Sempre secondo il quotidiano israeliano, Netanyahu sarebbe tuttora sotto pressione da parte di una porzione del suo gabinetto, che vorrebbe la ripresa immediata dei combattimenti nella Striscia di Gaza. Il suo ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, ha minacciato di dimettersi e di far venire meno alla Knesset la maggioranza che sostiene Netanyahu, il quale tuttavia dovrebbe uscire rafforzato dalla visita a Washington nelle sue intenzioni di non riavviare il conflitto.
Sul tavolo, alla Casa Bianca, ci saranno proprio le modalità della seconda fase del cessate il fuoco, che dovrebbe portare alla liberazione di tutti gli ostaggi ancora in mano ai terroristi palestinesi e porre le basi per una definizione del nuovo assetto politico della Striscia. Processo che, nei giorni a venire, coinvolgerà anche i più stretti alleati degli Usa nella regione: Arabia Saudita, Giordania ed Egitto, oltre al Qatar.
La prima fase del cessate il fuoco con Hamas era scattata lo scorso 19 gennaio, con una durata prevista di 42 giorni durante i quali sarebbero stati liberati 33 degli ostaggi ancora tenuti prigionieri dai terroristi.

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