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Libero Rassegna Stampa
29.01.2025 Ultime notizie da Israele
Cronaca di Amedeo Ardenza

Testata: Libero
Data: 29 gennaio 2025
Pagina: 11
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: «Con la scusa dei diritti gli arabi rifiutano i profughi dalla Striscia»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 29/01/2025, a pag. 11, con il titolo "Con la scusa dei diritti gli arabi rifiutano i profughi dalla Striscia", la cronaca di Amedeo Ardenza.

Nessuno vuole prendere i profughi palestinesi di Gaza. Nessuno vuole un milione di estremisti in casa. Donald Trump propone a Egitto e Giordania di accollarsi questo onere, se vogliono aiutare la ricostruzione di Gaza. Ma entrambi i paesi arabi rifiutano, come hanno sempre fatto dal 1948 in poi. Poi ultime notizie da Israele

Donald Trump sa essere convincente ma per adesso i diretti interessati resistono. Ieri il governo del Cairo ha smentito che il presidente Abdel Fattah al-Sisi abbia parlato con il nuovo inquilino della Casa Bianca dopo che questi, giorni fa, aveva invitato Egitto e Giordania ad accogliere almeno un milione di palestinesi di Gaza. Un’idea balenata nella mente del “commander in chief”, nato imprenditore edile, per fare spazio nella Striscia e ricostruirla.
Il ministero degli Esteri egiziano ha fatto muro trincerandosi dietro al rispetto «dei diritti inalienabili dei palestinesi sulla loro terra, sia temporaneamente sia a lungo termine». Diritti così inalienabili che l’Egitto si è ben guardato dall’offrire la cittadinanza egiziana ai palestinesi di Gaza che ha pur governato dal 1948 al 1956 (fino alla guerra di Suez) e occupato dal 1957 al 1967 (fino alla guerra dei Sei giorni). Per la molto più piccola Giordania (11,5 milioni di abitanti contro i 108 milioni dell’Egitto), l’idea di Trump è come il fumo negli occhi: non solo il regno hascemita ospita già 2,2 milioni di profughi palestinesi ma l’ultima volta (dopo la guerra dei Sei giorni) che gruppi consistenti di palestinesi (i feddayn dell’Olp) sono entrati nel paese le cose sono finite malissimo (Settembre Nero ovvero la guerra civile giordana). Così, il ministro degli Esteri di Amman, Ayman Safadim, ha ribadito che il rifiuto giordano del progetto «è netto e immutabile».
Israele continua intanto a muoversi su diversi fronti. Martedì le Israeli Defense Forces (Idf) hanno reso noto di aver eliminato «decine di terroristi» a Jenin, in Cisgiordania, e di aver portato alla luce una linea per la produzione di armi e due siti di stoccaggio di munizioni. Nelle stesse ore durante una visita del versante siriano del Monte Hermon, il ministro della Difesa di Gerusalemme Israel Katz ha annunciato che le Idf resteranno sulla vetta della montagna «a tempo indeterminato per garantire la sicurezza delle comunità della regione e di tutti i residenti di Israele».
Le Idf hanno preso il controllo della zona cuscinetto sul Monte Hermon quando, a inizio dicembre 2024, in Siria cadeva il regime di Bashar Assad. Dal sud del Libano arrivano notizie di un bombardamento israeliano contro Nabatieh al-Fawqa, villaggio a grande maggioranza sciita. Secondo i media libanesi 7 persone sarebbero rimaste ferite. Sul fronte interno, il governo di Gerusalemme chiuderà domani i rapporti con l’Unrwa, l’agenzia Onu per i palestinesi, accusata di sostenere Hamas.
Al capo dell’Unrwa, Philippe Lazzarini, che parla di «un disastro», Israele ricorda i tanti altri canali esistenti per convogliare aiuti a Gaza. Il premier Benjamin Netanyahu, infine, sarà ricevuto martedì da Trump a Washington DC da dove si annunciano intanto passi avanti nella normalizzazione delle relazioni fra Israele e Arabia Saudita.

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