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Libero Rassegna Stampa
29.01.2025 L’irresponsabilità dei giudici
Editoriale di Mario Sechi

Testata: Libero
Data: 29 gennaio 2025
Pagina: 1
Autore: Mario Sechi
Titolo: «Non 'atto dovuto' ma 'atto voluto'»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 29/01/2025, a pag. 1 con il titolo "Non 'atto dovuto' ma 'atto voluto'" l'editoriale di Mario Sechi.


Mario Sechi

Giorgia Meloni mostra l'avviso di garanzia appena ricevuto. Mezzo governo è indagato, per l'espulsione del capo della polizia libica Almasri, ricercato dalla Corte Penale Internazionale. Il governo ha compiuto una scelta legittima e legale, optando per l'espulsione invece che per l'arresto. Ma la magistratura ha colto il pretesto (fornito dalla stessa CPI che vuole processare Netanyahu) per fare quello che ha sempre fatto: perseguire premier e ministri non di sinistra. 

A che punto siamo arrivati? Risposta: siamo arrivati al punto che quando pensi di aver toccato il fondo, quello è il momento in cui cominci a scavare.
Mezzo governo è sotto indagine per aver fatto legittime scelte politiche, nell’interesse della Nazione, nel pieno delle sue prerogative, in un contesto internazionale rovente, dove al primo posto c’è la sicurezza degli italiani.
Giorgia Meloni ieri con una mossa spiazzante ha esposto il problema del “governo dei giudici”, male non solo italiano. Non a caso questa storia comincia con l’arresto del libico Almasri, ordinato da una Corte penale internazionale squalificata, con un atto tanto scorretto nella procedura da indurre la Corte d’appello a scarcerare Almasri. Il governo ha deciso di rispedire il figuro a casa sua in Libia per ragioni di sicurezza, è una valutazione che spetta al Viminale non alla magistratura, tantomeno ai giudici dell’Aja che vergognosamente hanno usato la parola “genocidio” nei confronti di Israele e degli ebrei, il popolo che il vero genocidio lo ha subito.
Il premier e i ministri indagati in questa vicenda non sono un fatto giudiziario, ma una mostruosità politica.
Bene ha fatto Meloni ieri a squadernare quello che non è un “atto dovuto” ma un “atto voluto”. Anticipare l’“avviso di sfascio” ha significato sminare i soliti sospiri da tribunale, resoconti buttati giù con quel linguaggio che non è di nessun italiano normale e rende le aule giudiziarie un luogo di tortura della grammatica e del pensiero.
Il governo ha il diritto e il dovere di esercitare tutti i suoi poteri, il Parlamento di legiferare e quindi anche di separare le carriere di una magistratura che ha superato ogni limite. Se c’erano dubbi, sono fugati. Si proceda a passo di carica. Aprire un’indagine su mezzo governo non è un passaggio da cancelleria, è un atto che ha devastanti conseguenze politiche, che inquieta gli italiani, che confonde l’uomo della strada, per questo andava pesato, valutato e condiviso, nella logica dello scambio di informazioni, della leale collaborazione tra la magistratura e le alte istituzioni, a cominciare dalla Presidenza della Repubblica.
Autonomia delle toghe non significa abitare su un altro pianeta. Questo scambio virtuoso non è avvenuto e questo è il problema: l’irresponsabilità del governo dei giudici.

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