Hamas rioccupa Gaza Nord Cronaca di Amedeo Ardenza
Testata: Libero Data: 28 gennaio 2025 Pagina: 15 Autore: Amedeo Ardenza Titolo: «Hamas consegna i morti e rioccupa Gaza Nord»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 28/01/2025, a pag. 15, con il titolo "Hamas consegna i morti e rioccupa Gaza Nord", la cronaca di Amedeo Ardenza.
La guerra non è finita e altre lacrime saranno presto versate. Ieri David Mencer, portavoce del governo d’Israele, ha ufficializzato ciò che tanti sapevano ma non osavano dire: 8 dei 26 ostaggi israeliani che Hamas ha accettato di liberare nella “fase uno” della tregua sono morti. Mencer ha reso noto che i dati condivisi dal gruppo terrorista palestinese corrispondevano alle informazioni di cui Israele era già in possesso. Il timore di molti in Israele è che fra gli otto non più in vita ci siano Shiri Bibas e i suoi figli Kfir e Ariel: i bambini (uno era un neonato al momento del rapimento) dai capelli rossi diventati simbolo di tutti gli ostaggi. Sabato scorso le Israel Defense Forces (Idf hanno espresso “grave preoccupazione” riguardo alla sorte dei Bibas. Il prossimo rilascio, tre ostaggi, fra i quali le due donne Arbel Yehud e Agam Berger, è in programma per giovedì; altre tre saranno rilasciati sabato prossimo. Al dei là dei 26 in via di liberazione – o restituzione delle salme – 87 dei 251 ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre rimangono a Gaza, compresi i corpi di almeno 34 morti confermati dalle Idf. Il loro destino non è incluso nella “fase uno” della tregua. Ieri Hamas, che festeggia il ritorno di 300mila arabi a Gaza Nord, ha reso noto che una sua delegazione è arrivata al Cairo per discutere l'attuazione dell'accordo di cessate il fuoco: quanto però alla possibilità di trasformare la tregua in un accordo di pace il governo israeliano resta diviso con i “falchi” convinti della necessità di spazzare via da Gaza il gruppo terrorista una volta per tutte. Ieri, intanto, il Jerusalem Post scriveva che «Hezbollah non è sconfitta e sta riemergendo in Libano», spiegando che la milizia sciita libanese armata dall’Iran non starebbe cercando un nuovo confronto diretto con Israele al momento. La sua nuova strategia consisterebbe nello spingere la popolazione locale a scontrarsi direttamente con le Idf, come è avvenuto domenica scorsa quando le forze armate israeliane hanno aperto il fuoco contro alcune centinaia di civili che si erano messi in marcia verso una postazione militare. Secondo il ministero della Salute del Libano 22 dimostranti sarebbero rimasti uccisi. Avendo verificato che il ritiro della milizia sciita dal sud del Libano non sta avvenendo nel rispetto dei tempi previsti, d’accordo con le autorità libanesi, gli israeliani hanno deciso di posticipare il proprio ritiro della regione al 18 febbraio. Una decisione contestata ieri sera da Naim Qassem, diventato segretario generale di Hezbollah dopo l’eliminazione mesi fa da parte di Israele dello storico leader Hassan Nasrallah e del suo successore designato Hashem Safieddine. Lo stesso Qassem ieri ha ammesso che il gruppo non si aspettava di perdere così tanti leader in così poco tempo. A riprova che il gruppo sciita sta tentando di rialzare la testa la notizia diffusa ieri sempre dal JPost secondo cui il governo siriano a guida sunnita – e perciò avversario “naturale” di Hezbollah – ha intercettato una consegna di armi dall’Iran indirizzata al gruppo libanese.
Un fronte di guerra, anzi di guerriglia, che non conosce tregua, è infine quello della Cisgiordania: ieri forze di sicurezza israeliani hanno eliminato 15 sospetti terroristi a Jenin dove ne hanno arrestati altri 40: nell’operazione, hanno affermato le Idf, sono stati sequestrate armi e ingenti quantità di esplosivo. Le truppe hanno anche smantellato dozzine di esplosivi nascosti ai margini della strada e destinate a esplodere al passaggio delle truppe. Nel pomeriggio Hamas ha affermato che due operativi del suo braccio armato Izz ad-Din al-Qassam, Ihab Abu Atwi (con il grado di comandante) e Ramez Damiri, sono stati eliminati da un drone israeliano a Tulkarem.
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