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Libero Rassegna Stampa
25.01.2025 Davide Romano: il PD? Troppo filo-islam
Intervista di Pietro Senaldi

Testata: Libero
Data: 25 gennaio 2025
Pagina: 9
Autore: Pietro Senaldi
Titolo: ««Israele unica garanzia contro una nuova Shoah. Il Pd? Troppo filo-islam»»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 25/01/2025, a pag. 9, con il titolo "Israele unica garanzia contro una nuova Shoah. Il Pd? Troppo filo-islam" l'intervista di Pietro Senaldi a Davide Romano.

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Pietro Senaldi

Davide Romano

«Non bisogna arrendersi alla furia antisemita. Condivido lo scoramento che anima chi decide di rinunciare alle celebrazioni della Giornata della Memoria ma non sono d’accordo con la strategia.
Anziché lasciare, dovremmo raddoppiare e fare di quella data non solo quella della commemorazione della Shoah ma quella della denuncia di tutti gli antisemitismi, quello nazifascista certo, ma anche quello di sinistra e quello islamico».

Qual è il più pericoloso oggi?
«I numeri dicono che il 95% delle aggressioni antisemite sono di matrice islamica».

La sinistra italiana è più indulgente con un antisemitismo rispetto che con un altro?
«Purtroppo sì. Si condanna sempre giustamente e senza appelli l’antisemitismo nazifascista. Quando però l’odio verso gli ebrei viene manifestato dai pro-pal, dai centri sociali, dall’estrema sinistra, dagli immigrati di origine araba o dai Paesi islamici, c’è molta più indulgenza».

Come mai?
«Per terzomondismo, perché magari non si vuole urtare un potenziale bacino elettorale, per quieto vivere e ignoranza, perché in certa narrazione progressista l’ebreo è il capitalista, il ricco, il simbolo dei mali dell’Occidente».

Quanto è pericoloso questo atteggiamento?
«Tanto, ma oltre che pericoloso, è complice: sottovalutare queste manifestazioni antisemite significa darle copertura politica, legittimare, sdoganare il razzismo».
«È la storia che si ripete», si rammarica Davide Romano, assessore alla Cultura della comunità ebraica di Milano e direttore del Museo meneghino della Brigata Ebraica. «Come con le Brigate Rosse, all’inizio, così con gli islamici e i pro-pal antisemiti oggi, certa sinistra fatica a condannare, e lo fa tardi». L’esempio degli insulti a Lilliana Segre per l’uscita del film sulla sua vita, con l’attacco furibondo ai cinema che lo trasmettono, è indicativo. La senatrice a vita non ha nulla a che fare con Israele e la sua storia, eppure viene minacciata. «È la prova», conclude Romano, «che l’antisionismo non è indipendente dall’antisemitismo, attaccare Israele è un pretesto per attaccare gli ebrei. Tant’è che nei cortei per le nostre strade successivi alla reazione israeliana al 7 ottobre i manifestanti urlavano “morte agli ebrei”, non ai sionisti».

L’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca aiuterà la causa degli ebrei?
«Il presidente ha tanti difetti ed è imprevedibile, ma se c’è una cosa in cui mi sento rassicurato è nel fatto che egli saprà contenere l’ideologia woke razzista e antisemita che imperversa negli States, finanziata dal regime del Qatar, che da vent’anni corrompe le università americane, patria del cosiddetto pensiero liberal. Trump saprà contrastare la dittatura dell’ignoranza».

Lei pensa che sia possibile una nuova Shoah?
«Per scongiurarla, bisogna difendere Israele e il suo diritto a esistere. Non dimentichiamo che l’Olocausto fu possibile anche perché gli ebrei non sapevano dove scappare. Sono documentati gli assedi alle ambasciate di tutta Europa di migliaia di ebrei che cercavano una via di fuga e che vennero respinti da tutte le nazioni democratiche. Finché ci sarà Israele, scene simili non potranno ripetersi».

La violenta ventata di antisemitismo in corso significa che la Shoah ha esaurito il suo credito?
«Ha ragione Segre: tra un po’ l’Olocausto sarà un capitoletto nei libri di storia.
Un conto è avere avuto il padre o il nonno in un lager, altro averci avuto il trisavolo. Per questo io dico: raddoppiamo la Giornata della Memoria, perché il pericolo incombe, stavolta in nome di Allah e non di Hitler e di una razza superiore».

Le nuove generazioni come si rapportano all’Olocausto e alle sofferenze del popolo ebraico?
«L’Italia è un Paese virtuoso, un paradiso rispetto al resto d’Europa, non si assiste agli episodi di violenza che in Francia, Germania o Gran Bretagna sono all’ordine del giorno».

Come se lo spiega?
«Penso che nel suo complesso il popolo italiano sia molto più ragionevole della maggior parte della classe dirigente che lo rappresenta. Sicuramente più pacifico, tollerante e razionale di molti intellettuali. Lo dimostra il fatto che, alle recenti elezioni universitarie qui a Milano, le liste pro -Pal e di Potere al Popolo non hanno preso un seggio».

Lei tutto sommato è tranquillo quindi...
«Nessun ebreo può esserlo oggi. Un tempo, quando le televisioni mi chiedevano di mandare qualcuno in rappresentanza della comunità ebraica, avevo la fila di richieste, tutti volevano apparire.
Oggi c’è il fuggi -fuggi, ci si nasconde, si ha paura: chi porta la Stella di Davide al collo, la nasconde bene sotto la camicia.
Un tempo avevamo le forze dell’ordine solo davanti alla sinagoga, oggi ci seguono in ogni manifestazione pubblica».

Non ritiene che il rigurgito di antisemitismo sia dovuto anche alla durissima reazione di Israele rispetto al 7 ottobre?
«Quella è guerra. Chi incolpa il premier, Bibi Netanyahu, non conosce lo Stato di Israele: la reazione sarebbe stata la medesima anche se al governo ci fosse stata la sinistra. Nessuno Stato può tollerare il 7 ottobre, si pensi a Pearl Harbour, alle Torri Gemelle: quella è stata un’azione di guerra. Il numero delle vittime, rispetto alla popolazione israeliana, è superiore a quelle registrate negli eventi che le ho citato».

Cosa possiamo fare?
«La lezione è che solo la democrazia evita le guerre, che sono figlie della dittatura, quella nazista, quella comunista, quella di Saddam e ora quella dell’Iran e di Hamas. L’Occidente deve ricostruire l’orgoglio per la propria civiltà democratica».

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