mercoledi` 05 febbraio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Libero Rassegna Stampa
23.01.2025 Sinistra travolta da Trump
Commento di Daniele Capezzone

Testata: Libero
Data: 23 gennaio 2025
Pagina: 1
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: «La sinistra non ha un problema con Donald ma con se stessa: non capisce nulla di ciò che accade»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 23/01/2025, a pag. 1, con il titolo "La sinistra non ha un problema con Donald ma con se stessa: non capisce nulla di ciò che accade", il commento di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

Sinistra disperata per Trump (come dimostra questo manifesto di Avs). Ma la sinistra ha soprattutto un problema di comprensione della realtà, come dimostra il modo in cui ha affrontato la guerra a Gaza, l'immigrazione, il caso Ramy e tutto il resto.

Sbagliare è umano, perseverare è Pd. E – per una volta – lo scriviamo senza sarcasmo, perfino senza ironia, e anzi quasi con una punta di sgomento.
Per tutta la campagna elettorale americana, la sinistra italiana aveva ripetuto a pappagallo gli argomenti che – a novembre – avrebbero finito per schiantare i dem Usa: la negazione dell’emergenza immigrazione, la sottovalutazione della questione sicurezza, la descrizione di Trump e Musk come due fascisti, e via ripetendo stereotipi e slogan non solo fuori fuoco, ma – quel che più conta – del tutto in antitesi rispetto ai sentimenti ultramaggioritari degli elettori, al di là e pure al di qua dell’Atlantico.
Si poteva supporre che, dopo il rovescio di Kamala Harris, anche i nostri dem potessero interrogarsi un poco, e riflettere con maggiore profondità sulla serietà della loro crisi.
Che non è solo una crisi elettorale: una sconfitta, in politica, è sempre possibile. Perfino un ciclo di sconfitte può fisiologicamente connotare un decennio: è successo anche al centrodestra sia americano sia europeo, in altri momenti. Ma qui la questione è più grave, meno superficiale, meno congiunturale: si ha la sensazione che i gruppi dirigenti della sinistra (politica, mediatica, culturale) abbiano completamente perso le chiavi interpretative della realtà, e dunque non siano proprio in grado di connettersi con le ragioni e i sentimenti di fasce sempre più ampie della popolazione.
Prendiamo le ultime settimane di dibattito politico in Italia a sinistra: posizioni scombiccherate e impopolari sul caso Ramy, sui fatti di Capodanno a Milano, sul pericolo islamico, sul ruolo di polizia e carabinieri.
Un po’ come andare contromano in autostrada. Anzi, come andare a sciare avendo in mano una racchetta da tennis. La sensazione è proprio quella di una drammatica sconnessione, aggravata da un senso di totale inconsapevolezza del problema.
A sinistra – vale per i politici e ancora di più per editorialisti e opinionisti – si presentano in tv e sui giornali con la stessa sicumera di sempre ma parlando una lingua incomprensibile ai più, e suscitando più pena che rabbia, più tenerezza che dissenso.
Ripensate alla crociata delle ultime trentasei ore contro il presunto “saluto romano” di Musk: sui social è un diluvio di meme, di prese in giro, di ironie, ma il bersaglio è proprio la sinistra con le sue fisime e i suoi tic, le sue nevrosi e le sue ossessioni.
Un analista acuto e profondo come Stefano Folli si è interrogato su Repubblica sulla stessa capacità di manovra politica degli attuali gruppi dirigenti progressisti davanti al clamoroso voltapagina della storia imposto da Trump. Su un altro piano, a sua volta con onestà intellettuale, Alessandro De Angelis sulla Stampa ha sottolineato il parlar d’altro da parte di Pd e Cinquestelle, un loro ripiegamento su temi lontani e marginali rispetto al cuore del cambiamento in atto. Ecco, forse la situazione è ancora più grave di così: perché non riguarda solo ciò che gli americani chiamano “politics” (cioè la capacità politica) e neppure le “policies” (cioè le singole ricette e soluzioni programmatiche tema per tema).
Il disastro dei nostri compagni è ancora più radicale: riguarda la lettura della realtà, la comprensione del campo di gioco, un minimo di sintonia con i sentimenti che attraversano la società.
Tutto questo non c’è e nemmeno si intravvede oggi a sinistra. Dove – è venuto il momento di dirlo – non hanno più solo un problema con Trump o con la Meloni, ma con se stessi, con la realtà e con gli elettori.
Prima se ne renderanno conto, e prima la democrazia italiana potrà forse disporre – se non di un’alternativa spendibile – per lo meno di un’opposizione che possa stimolare il governo, o evitare che la maggioranza si senta – per così dire – al riparo da qualunque insidia. Ma allo stato non si scorge nemmeno l’inizio di una presa di consapevolezza in tal senso.

Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@liberoquotidiano.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT