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Libero Rassegna Stampa
22.01.2025 Sinistra fuori di testa
Editoriale di Daniele Capezzone

Testata: Libero
Data: 22 gennaio 2025
Pagina: 1
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: «Comunisti su Marte»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 22/01/2025, a pag. 1, con il titolo "Comunisti su Marte ", l'editoriale di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

Musk al giorno dell'inaugurazione di Trump dice ai suoi sostenitori "Vi dò il mio cuore" e mima il gesto. Ma sembra un saluto romano: e la sinistra impazzisce. Ormai la sinistra vede il fascismo ovunque e dopo la vittoria elettorale di Trump è ufficialmente impazzita.

È ufficiale, sono impazziti. Se Ludovico Ariosto, nell’Orlando furioso, aveva immaginato che il senno del protagonista (perso per amore) fosse finito sulla Luna, Elon Musk dev’essersi portato nello spazio (e presto anche su Marte) il senno dei suoi nemici, ormai completamente andati fuori di testa. Anzi, fuori di Tesla.
L’ultimo delirio consiste nell’accusare Musk per un presunto saluto nazista. Ora, anche un bambino piccolo e non particolarmente sveglio, prima di sparare sciocchezze, sarebbe andato a verificare il video. E cos’avrebbe trovato? Un Musk – nella circostanza più Barbara D’Urso che Adolf Hitler – che grida alla folla: «Il mio cuore va a voi». E subito dopo porta la mano sul petto quasi ad afferrare il cuore e a lanciarlo per due volte verso il pubblico.
Apriti cielo: le FAR (Falangi Antimuskiste Riunite) si sono scatenate da oltre ventiquattr’ore, come leggerete all’interno, tra lanciatori di anatemi (Roberto Saviano: «Che tu sia maledetto, Musk»), profeti di sventura (sempre Saviano: «La fine di tutto questo sarà violenta»), frangette angosciate (Beppe Severgnini), autoproclamati addetti alla rimozione della Statua della libertà (Carlo Verdelli), il mitologico Berizzi («il ritorno della Bestia»), più il consueto coro di prefiche e dichiaratori assortiti, indignati professionali e resistenti social (Cuzzocrea, Bonelli, Furfaro).
A costoro non si sfugge: hanno deciso che era saluto romano, roba fascio-nazi, materiale per loro forse attraente come un kit sadomaso per i feticisti. E così, per tutto il giorno, ci hanno ammannito la bufala di un Musk fascistissimo, lasciandoci il dubbio se il capo di X sia di tendenza CasaPound o Forza Nuova. Meglio precisare che si tratta di una battuta: i nostri party-giani potrebbero prendere l’ipotesi sul serio.
Scherzando con i colleghi di Libero, qualche sera fa, commentando la serie-paccottiglia di Sky dedicata a M.
, ci dicevamo che regista e sceneggiatori si erano dimenticati un’allusione a Musk. Ecco, la “lacuna” è stata prontamente colmata. E improvvisamente il braccio di Musk è diventato più ingombrante dell’obelisco del Foro Italico, quello da cui qualche anno fa Laura Boldrini voleva sbianchettare la scritta “Dux”.
La realtà è che Musk meriterebbe già un Nobel per come li ha fatti uscire al naturale: isterici, ossessionati, posseduti da fantasmi che impediscono loro qualunque pensiero razionale. Nemmeno se ne rendono conto, ma ormai sono ridicoli nel loro riflesso pavloviano di infilare al nemico fez-stivaloni-camicia nera.
E allora tanto vale far circolare un appello. Se per caso, amici lettori, vi capitasse di incontrare questi personaggi in crisi di nervi della sinistra politica-editoriale-culturale, fareste bene ad adottare lo schema di una geniale quanto sottovalutata commedia del grande Eduardo De Filippo, “Ditegli sempre di sì”. La storia è quella di un uomo – non pericoloso ma un po’ matto – che viene dimesso dal manicomio e riconsegnato a sua sorella, con la quale andrà a vivere. L’uomo è buono ma pazzo: e dunque il medico raccomanda – appunto – di dirgli sempre di sì. Ed effettivamente ogni tanto il dottore entra in scena e mormora agli altri personaggi: “Assecondatelo”.
Morale: se incontrate per strada questi indignati professionali, dite loro una parola gentile, non fateli alterare, aiutateli ad attraversare la strada. Siate comprensivi: non stanno bene.

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