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Il Giornale Rassegna Stampa
20.01.2025 Quei sorrisi negati dai mitra di Hamas. La tregua è il pretesto per rifare la guerra
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 20 gennaio 2025
Pagina: 5
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Quei sorrisi negati dai mitra di Hamas. La tregua è il pretesto per rifare la guerra»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 20/01/2025 a pag. 5 il commento di Fiamma Nirenstein dal titolo: "Quei sorrisi negati dai mitra di Hamas. La tregua è il pretesto per rifare la guerra".


Fiamma Nirenstein

Gaza, la restituzione dei primi ostaggi alla Croce Rossa. La folla feroce e festante di terroristi a Gaza che stringe d'assedio le auto della Croce Rossa, indica la chiara volontà di riprendere la guerra. La tregua è solo un mezzo per riorganizzarsi, come sempre.

Solo in un film per ragazzi, dove il bene e il male sono disegnati col pennarello, dove i mostri hanno sembianze inequivoche e i buoni il dono del sentimento, si sarebbe potuto fantasticare una collisione così plastica e invece così reale, così evidente fra due società; vedendola si teme per il domani, si sente che la guerra è ancora tutta là, la tregua è fragile e formale. Solo i sorrisi delle ragazze liberate, che consolano tanto, aiutano a sperare che il valore dei soldati, più di qualsiasi accordo diplomatico, seguiti a funzionare da deterrente definitivo: Hamas è a pezzi e Romi, Emily, Doron dopo un anno e quasi quattro e mesi prigioniere nella società nazista di Hamas sono state restituite alla vita, è già tanto, è un dato di fatto. Ma l’abisso dell’odio di Hamas verso i kibbutz, la piazza di Tel Aviv, l’intero Paese che ha aspettato fra il riso e il pianto insieme le mamme delle ragazze, mentre i parenti di altri 94 rapiti aspettano i prossimi nella lista dei 33 senza invidia, senza spintoni, si è fatto sentire, vedere, toccare anche ieri.

Da una parte i soldati, gli amici, i politici, i giornalisti, i medici degli ospedali superattrezzati per l’evento, tutto ha fatto da sfondo al silenzio di Reim dove sono atterrati gli elicotteri di salvataggio, proprio allo spiazzo per la festa di Nova, da dove Romy mentre imperversava la mattanza è state rapite. Degli altri 30 sarà uno stillicidio quotidiano, e poi la seconda, e la terza parte, e Israele discute duramente, senza scansarsi, invidiare, boicottare, Ben Gvir si dimette, il governo si spacca… ed è la democrazia… resta spazio all’evento più importante: salvare le vite. Ed ecco Gaza, “il regno dell’oscuro signore Sauron”, dove siamo ancora in pieno Sette Ottobre. Intorno alle auto che cercano di approssimarsi a quelle della Croce Rossa, siedono circondate da armati le tre ragazze sulla via della liberazione: passeranno sgusciando protette coi mitra attraverso una folla di migliaia di uomini (nemmeno una donna è in vista) simile a quella del 7 ottobre, urlante, eccitata da gridi di vittoria, giovani, vecchi, bambini minacciosi e urlanti, che bloccano tutte le auto, e la folla è punteggiata da innumerevoli uomini di Hamas col mitra in mano. La folla ha un’aria molto aggressiva, decisa e allenata nel suo disegno, stringe di assedio le auto facendo la V, urlando slogan, sventolando moltissimi telefonini che riprendono la scena. No, non ha l’aria affamata, mentre invece più di seicento camion di cibo entrano secondo i patti nella Striscia per finire nelle mani di Hamas. L’accordo vuole Hamas disarmata, e invece l’organizzazione del massacro ha ritrovate le divise, le fasce verdi in testa, i pickup bianchi, ha anche una guardia d’onore in fila mascherata e pronta all’attacco. No, non festeggiano il fuoco perché porterà la pace ma perché li aiuterà a riorganizzare la loro guerra, questo è il loro programma evidente, tutto quello che sanno fare, secondo le loro proposizioni. Sanno che novanta prigionieri saranno rilasciati nelle vicinanze delle città israeliane, e se stavolta sono donne e giovani sotto i 18 anni (fra loro certo anche ragazzi destinati a scegliere di divenire Shahid) presto arriveranno i terroristi con svariati ergastoli che si uniranno all’unico progetto che domina le loro menti e la loro vita: la guerra santa contro Israele.

L’ethos di Hamas ancora governa Gaza, una donna solitaria che si vede in tv mentre attraversa la folla gridando che i dolci che vengono distribuiti non li vuole, certo ne avrà delle conseguenze. Già da alcuni giorni, dicono i cronisti di affari palestinesi, è in atto una pulizia ideologica che sentenzia e uccide i dissidenti e ristabilisce intorno a Hamas una rete di potere. Israele però oltre che a riportare i rapiti ha promesso che Hamas non dominerà più Gaza. Non è chiaro se e come questo possa accadere, ma è nell’accordo votato dal Gabinetto, e sancisce la legittimità dell’azione del governo: per esempio, la folla palestinese che secondo gli accordi torna già in frotte liberamente verso Jabalia, dovrebbe essere disarmata. Chi lo possa assicurare non si sa. Così come la clausola dell’abbandono del terrorismo da parte dei palestinesi carcerati che al primo giro saranno più di 700 e alla fine 1700, fra cui assassini con molti ergastoli. Ci vorrebbe una pressione mondiale per salvare il popolo di Gaza dalla dannazione di Hamas, dall’etica dall’assassinio, dello stupro, dell’odio, per avviarlo davvero alla pace di cui tutti parlano. Non ci sarà. Israele si appresta alla resistenza e all’incognito, guardando negli occhi felici le sue ragazze lascia da parte.   

 

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