Israele non può cedere la Striscia: l’Iran è all’angolo Analisi di Mirko Molteni
Testata: Libero Data: 17 gennaio 2025 Pagina: 15 Autore: Mirko Molteni Titolo: «Israele non può cedere la Striscia. Sinwar jr. senza prigionieri è finito»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 17/01/2025, a pag. 15 con il titolo "Israele non può cedere la Striscia. Sinwar jr. senza prigionieri è finito" l'analisi di Mirko Molteni.
Mirko Molteni
Il governo israeliano sa che il cessate il fuoco avrà senso se porrà le basi per una stagione di sicurezza. Il veto sulla scarcerazione di terroristi condannati all'ergastolo ha lo scopo di evitare che Hamas venga rimpinguata di nuovi “quadri”, di provata fedeltà ed esperienza, che riempiano i vuoti lasciati dagli attacchi mirati dello Stato ebraico contro i comandanti nemici. Il ritiro delle truppe avverrà con gradualità e non sarà totale.
Israele ha già commesso nel 2005 l'errore del ritiro unilaterale da Gaza, che ha permesso al movimento estremista di consolidare il suo controllo sulla Striscia, espellendo Al Fatah, e di farne una base per periodiche campagne contro Israele, con razzi e incursioni terroristiche, culminate nell’orrore del 7 ottobre 2023. Perciò Israele manterrà truppe in fasce d'avamposti che parino assalti a sorpresa. Israele ha chiarito ieri che i suoi soldati non si ritireranno «per la prima fase dell'accordo», cioè 42 giorni, dal corridoio Filadelfia, sul confine Egitto-Gaza.
Verrà sgombrato solo entro il 50° giorno. Anche dal corridoio Netzarim, che taglia in due la Striscia, ci si ritirerà lentamente, poiché è un trampolino per l'azione di carri armati e artiglieria in profondità nella Striscia e consente fino all'ultimo di condizionare Hamas a rispettare i patti. L'esercito israeliano manterrebbe l'occupazione di una fascia interna a Gaza profonda 700 metri sui confini con Israele, che in 5 punti concordati può aumentare di 400 metri.
COSA PUÒ FARE HAMAS
Hamas, guidata da Mohammed Sinwar, fratello del defunto Yahya, che s'impunta sugli ostaggi, sua assicurazione per il futuro, non ha alternative a un accordo in un momento di grande indebolimento. La sua ala militare, le Brigate Izzedine Al Qassam, è stata stimata fra 30.000 e 40.000 miliziani. Di essi, probabilmente 16.000 sarebbero morti sotto i bombardamenti e durante le incursioni degli israeliani. La stima viene dalle stesse Israeli Defense Forces, che più volte ha quantificato in 2 a 1 la proporzione fra civili e miliziani tra le vittime a Gaza, il cui totale sfiora 47.000 morti. La proporzione è stata definita accettabile dai militari a causa del sovraffollamento della Striscia e il fatto che Hamas usa strutture civili come copertura dei suoi bunker. Anche i quadri di comando di Hamas sono stati sfilacciati dagli attacchi chirurgici contro capi di alto e medio livello, propiziati dall'intelligence di Mossad, Aman e Shin Bet.
Esempi maggiori, le uccisioni di Ismail Haniyeh, addirittura ospite a Teheran, come sfregio ai suoi alleati iraniani, e del suo successore Yahya Sinwar, fra le macerie di Gaza. Hamas, con forze logorate e dalla catena di comando in parte compromessa, libererà nella prima fase 33 ostaggi sui 99 ancora in suo possesso, alcuni forse già morti. È volutamente vaga sul rilascio dei restanti, nella seconda e terza fase, per guadagnare tempo.
LA GALASSIA SCIITA
A indurre Hamas a più miti consigli, accettando il patto, hanno contribuito i recenti rovesci dei suoi maggiori alleati, l’Iran e il movimento sciita libanese Hezbollah. Gli iraniani hanno subìto molti danni dalle incursioni aeree israeliane sul loro territorio, che hanno mostrato l’inadeguatezza delle loro difese. Teheran, già scottata dalle azioni degli agenti del Mossad, che in barba ai pasdaran si muovono come vogliono in Iran, s'è scoperta esposta alla stella di Davide. In più la campagna israeliana contro Hezbollah, giunta al culmine nell'autunno 2023 con l'uccisione del suo capo storico Nasrallah e la penetrazione di truppe nel Libano del Sud, ha costretto gli sciiti libanesi a far mancare il loro appoggio diversivo ad Hamas.Il ritiro israeliano e di Hezbollah dalla fascia del fiume Litani, ma sembra difficile che i filoiraniani riaprano le ostilità. L'elezione a Beirut del nuovo presidente Joseph Aoun, cristiano maronita filoccidentale, s'abbina alla perdita, per Hezbollah e Iran, dello storico alleato siriano, Bashar Assad.
SULTANI E SCEICCHI
Se la Siria, come base d'appoggio per l'asse Iran-Hezbollah, oltre che per la Russia, è andata persa, con conseguente crisi della strategia di Teheran, lo si deve alla Turchia, che ha sostenuto i jihadisti di Al Jolani nell'espugnare Damasco. Il presidente turco Erdogan userà una Siria satellite come guardiana dei curdi. E rafforzando così, di fatto, la posizione di Israele ai negoziati in Qatar, riafferma la centralità turca per gli equilibri mediorientali. Lo stesso Qatar, accomunato alla Turchia dal sostegno alla Fratellanza Musulmana, guadagna fama come ago della bilancia. Ed essendo esso stesso un finanziatore di Hamas, di fatto sottrae a Teheran quote d'influenza sul movimento. Anche l'Arabia Saudita gongola, poiché l'avvento alla presidenza USA dell'amico Donald Trump si intreccia col possibile sblocco del lungo processo di avvicinamento di Riad agli accordi di Abramo che Israele aveva già stipulato con Emirati Arabi, Bahrein, Marocco e Sudan. Con scorno dell'Iran, quasi espulso dai giochi.
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