Di Segni contro il Papa, 'ha alimentato ostilità contro Israele' Dichiarazione all'agenzia ANSA
Testata: ANSA Data: 17 gennaio 2025 Pagina: 1 Autore: ANSA Titolo: «Rabbino di Roma: tra vittime guerra il dialogo ebraico-cristiano»
Riprendiamo dall'agenzia ANSA le dichiarazioni di Riccardo Di Segni "Rabbino di Roma: tra vittime guerra il dialogo ebraico-cristiano".
"Questo è un momento nel quale sembra che la Chiesa, o almeno una sua parte, stia cedendo di nuovo alla tentazione di tagliare i ponti con l'ebraismo. La guerra che si è scatenata dal 7 ottobre del 2023 ha avuto tra le sue vittime collaterali il dialogo ebraico-cristiano". E' stato una lunga alzata di scudi, che ha preso di mira anche il Papa, l'intervento del rabbino di Roma Riccardo Di Segni all'incontro "Pellegrini di speranza" di questo pomeriggio alla Pontificia Università Lateranense per la 36/a Giornata per il dialogo tra cattolici ed ebrei. "Nel mondo si è sollevata un'ondata di ostilità anti-israeliana, in alcuni casi informalmente limitata alla critica del governo e del suo premier ma poi allargata al popolo ebraico, che nel frattempo si era stretto solidale con le sorti di Israele minacciato", ha rilevato Di Segni, secondo cui "le accuse contro Israele hanno rinfocolato e fatto leva su sentimenti anti-ebraici mai sopiti". Per il rabbino di Roma, "il vocabolario usato è stato funzionale alla demonizzazione e al ribaltamento del senso di colpa per il 'genocidio' con parole e concetti propri di una tradizione di ostilità millenaria: la crudeltà degli ebrei, la volontà di vendetta, l'attacco ai bambini ecc". Di Segni ha sottolineato che "la tragedia in corso non coinvolge solo Gaza ma l'intera regione, e comporta un rischio epocale per Israele che non è stato compreso o è stato sottovalutato. E questi concetti e vocaboli accusatori di Israele anziché essere bilanciati con una visione obiettiva sono stati ripresi da una parte della Chiesa. Dalla base fino al vertice. E così ha fatto da cassa di risonanza e avallo morale alla condanna". Nel suo 'j'accuse', il rabbino ha voluto allargare la prospettiva "a quanto succede nel mondo, non tanto lontano da noi. Cifre recenti: Sudan meridionale 400 mila morti; Yemen 400 mila morti; Siria almeno 400 mila; Tigray in Etiopia almeno 300 mila; 13 milioni di rifugiati e 24 milioni di profughi all'interno dei Paesi. E per quanto riguarda il numero dei cristiani in Medio Oriente che cala vertiginosamente, nel solo Iraq da un milione e mezzo a 250 mila". Su tutta questa "lista incompleta degli orrori in corso", Di Segni ha puntato il dito contro i "vertici della Chiesa cattolica" per quanto riguarda "le sue omissioni, distrazioni, basso profilo, citazioni generiche", che stridono "con l'attenzione sistematica e quasi quotidiana delle parole di riprovazione e condanna nei confronti di Israele". "Motivazione formale - ha aggiunto - la nobilissima e condivisibile compassione per i sofferenti e la condanna della crudeltà della guerra. Che però, quando è monolaterale e monotematica, è sospetta". "Sappiamo che il Papa ogni giorno è al telefono con il parroco di Gaza - ha insistito Di Segni -: quante telefonate ha fatto in Sudan, Siria, Etiopia, Congo, Yemen, quante volte ne ha parlato? Non lo sappiamo. Però sappiamo che con l'appoggio mediatico della Chiesa o di una parte della Chiesa, autorevole peraltro, Israele nel senso originale del popolo ebraico e poi dello Stato che ha questo nome, è tornato sul banco degli imputati". Nella sua sequela di critiche al Papa, Di Segni ha obiettato anche il fatto che "a proposito del conflitto israeliano-palestinese si è espresso parlando di 'sproporzione' riferendosi alla reazione israeliana. La vera sproporzione è un'altra. E', a confronto con altri eventi ben ben più tragici, l'attenzione mediatica concentrata su quei fatti. La propaganda avvelenata e menzognera che fa presa sulle persone. E perché c'è questa sproporzione? Perché c'è di mezzo Israele. In America con amara ironia usano un gioco di parole: 'No jews no news', se non ci sono ebrei non c'è notizia. E perché? Perché malgrado gli ebrei siano una piccola minoranza dell'umanità sono spesso al centro di avvenimenti di eccezionale gravità e di un'attenzione eccessiva". E "quello che stiamo vedendo negli ultimi mesi è la ripetizione di uno schema antico, costante: Israele rappresenta per molti un nervo scoperto che basta stimolare per evocare reazioni eccessive. E' un enigma, un problema irrisolto, una realtà con la quale è difficile convivere in pace, un ostacolo all'equilibrio delle persone e della società. E non è un caso che questa difficoltà trovi espressione proprio nelle parole critiche del capo di milioni di fedeli".
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