L’assurdo paradosso del 7 ottobre Analisi di Antonio Donno
Testata: Informazione Corretta Data: 16 gennaio 2025 Pagina: 1 Autore: Antonio Donno Titolo: «L’assurdo paradosso del 7 ottobre»
L’assurdo paradosso del 7 ottobre Analisi di Antonio Donno
Il 7 ottobre 2023, in territorio di Israele, al confine della Striscia di Gaza, ebbe luogo il massacro di circa milleduecento israeliani – uomini, donne, bambini – un massacro orrendo per violenza e sadismo. Ebbe inizio una risposta militare di Gerusalemme che ha portato a risultati molto importanti nei confronti di Hamas e Hezbollah. A livello internazionale il 7 ottobre produsse un certo sconcerto, ma non una condanna diffusa. La riprovazione, tuttavia, durò un tempo assai limitato, cioè dal massacro alla rapida risposta militare israeliana. Quando questa risposta cominciò ad acquisire le dimensioni di una vera e propria liquidazione sistematica dei due gruppi terroristici palestinesi, si verificò immediatamente un rovesciamento degli atteggiamenti nei confronti di Israele. Israele si stava macchiando di un atto di inaudita violenza, e conseguentemente occorreva prendere le distanze nei confronti dello Stato ebraico da parte del mondo politico internazionale che fino a quel momento era stato scosso dall’eccidio del 7 ottobre. La doverosa risposta israeliana cancellò immediatamente ogni atteggiamento di riprovazione dei fatti del 7 ottobre. Insomma, Israele non avrebbe dovuto macchiarsi di un simile obbrobrio, secondo una parte considerevole dell’opinione pubblica. La risposta israeliana, di conseguenza, condusse ad un innalzamento grave dell’antisemitismo a livello internazionale.
Non solo. La pronta reazione militare di Israele è stata di tale portata, sia dal punto di vista della distruzione di buona parte dell’arsenale militare dei terroristi, sia da quello dell’eliminazione fisica di un numero cospicuo di membri di Hamas e di Hezbollah, da confermare in molta gente, e negli antisemiti in particolare, che il vero aggressore sia, in realtà, Israele e che i palestinesi e il loro braccio armato siano, invece, coloro che subiscono la violenza sionista; i gruppi terroristici rappresenterebbero, pertanto, la resistenza nei confronti di uno Stato violento (Israele), che tende a eliminare dalla scena mediorientale il popolo palestinese. Questo ribaltamento non è nuovo, anzi negli ultimi tempi la vicenda di Gaza non ha fatto altro che inasprire gli atteggiamenti negativi nei confronti dello Stato ebraico.
Per di più, l’azione militare di Israele a Gaza, dove la gente comune è utilizzata da Hamas come scudo umano e la morte di molti abitanti è esibita come dimostrazione del “genocidio” in atto dall’esercito israeliano, è ormai dissociata dagli eventi crudeli del 7 ottobre. In buona parte della stampa internazionale è cancellato ogni collegamento tra l’attacco di Israele alle postazioni di Hamas a Gaza e la precedente strage compiuta dai terroristi il 7 ottobre 2023. Quella strage è passata nel dimenticatoio nella stampa come nell’opinione pubblica. Si è creata, in sostanza, una frattura temporale e soprattutto consequenziale e logica tra il 7 ottobre e gli attuali fatti di Gaza.
Questa frattura è voluta di fatto dagli antisemiti e diffusa con ogni mezzo non solo presso coloro che seguono gli eventi del Medio Oriente – pochi, in realtà – ma soprattutto nella gran parte dell’opinione pubblica, che si nutre ancora, per un effetto scaturito da secoli di antisemitismo, di un modo di pensare ostile nei confronti degli ebrei. Di conseguenza, questa eredità di avversione secolare anti-ebraica porta, con un automatismo impressionante, ad un giudizio negativo verso la guerra di Israele nei confronti dei terroristi rinchiusi a Gaza (“genocidio” è il termine di moda), autori dell’eccidio del 7 ottobre; viceversa, il massacro compiuto in precedenza dai terroristi di Hamas è ottenebrato dai fatti di Gaza.
Gli esiti positivi raggiunti da Israele nel contrattacco nei confronti di Hamas e di Hezbollah per tutto il 2024 sono considerati da coloro che vedono nello Stato ebraico la causa della crisi mediorientale non come una ovvia risposta all’eccidio del 7 ottobre; al contrario, il 7 ottobre è valutato come una giusta rappresaglia verso uno Stato che nega i diritti del popolo palestinese. In realtà, i gruppi terroristici – nell’annosa assenza dell’Autorità Palestinese sul piano politico – oggi rappresentano in tutto e per tutto i palestinesi e ne sono sostenuti, operando con metodi sanguinari nei confronti dello Stato ebraico. Israele, con la sua risposta militare, difende il suo popolo e lo farà sempre ogni volta che la sua esistenza possa essere messa in pericolo.