L’ANPI premia il palestinese terrorista Cronaca di Amedeo Ardenza
Testata: Libero Data: 16 gennaio 2025 Pagina: 1/8 Autore: Amedeo Ardenza Titolo: «I partigiani Anpi premiano il terrorista palestinese»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 16/01/2025, a pag. 1/8, con il titolo "I partigiani Anpi premiano il terrorista palestinese", la cronaca di Amedeo Ardenza.
«Come Anpi Vicenza sabato 18 gennaio a Vicenza intendiamo partecipare alla manifestazione indetta da una serie di movimenti, organizzazioni e forze politiche ... La soluzione “Due popoli in due Stati” pacifici, autonomi e sicuri deve diventare un obiettivo politico da perseguire concretamente ad ogni livello istituzionale e politico». Sono nobili i propositi enunciati dalla sezione vicentina dell’Associazione nazionali partigiani d’Italia.
Nobili e attuali: in queste ore si mettono a punto i dettagli di una tregua fra Israele e Hamas; tregua che in tanti sperano sia il primo passo verso la pace.
Ma l’Anpi Vicenza, sezione “N. Boscagli”, non vuole arrivare alla manifestazione di sabato a mani vuote. E per oggi ha organizzato un’altra cerimonia: alla presenza di Luisa Morgantini, presidente di Assopacepalestina, conferirà una tessera onoraria per il 2025 a Marwan Barghouti, i cui famigliari si collegheranno da Ramallah, mentre da Roma parteciperà Tina Marinari, coordinatrice delle campagne di Amnesty International. Introduce l’evento Miriam Gagliardi di Salaam Ragazzi dell’Olivo. La pace, l’olivo, Amnesty. Se non mancasse la colomba, il dizionario pacifista sarebbe al gran completo. Peccato però che Barghouti, nato a Ramallah nel 1959, sia un terrorista pluricondannato anziché un messaggero di pace. E non lo sostiene chi scrive ma la giustizia israeliana che gli ha comminato cinque ergastoli contestandogli l’assassinio del monaco greco Tsibouktsakis Germanus a Gerusalemme nel 2001; dell’israeliana Yoela Hen a gennaio del 2002; e nel marzo dello stesso anno di Eli Dahan, Yosef Habi, e Salim Barakat, uccisi in un attentato contro il ristorante Seafood Market di Tel Aviv.
Le autorità israeliane ricordano anche come Barghouti sia stato assolto da 21 capi d’accusa di omicidio in altri 33 attacchi per insufficienza di prove, di come abbia fondato il gruppo terrorista Martiri di Al-Aqsa e sia stato capo dei Tanzim, fazione armata in Fatah che ha effettuato attacchi contro i civili israeliani durante la Seconda intifada. Quando viene arrestato nel 2002 – le prime condanne arriveranno nel 2004 – Barghouti è considerato vicinissimo a Yasser Arafat.
“Processo politico”, “uomo di pace”: in Italia la rete è piena di pagine apologetiche per l’ex leader di Tanzim. Leader politico oltre che terrorista, Barghouti è oggi popolarissimo in Cisgiordania. Gli israeliani lo amano molto meno e nel 2008 i parenti di Yoela Hen lo hanno citato per danni. In Italia invece Barghouti va forte, sulla scia di un Arafat che il Belpaese ha sempre osannato. Amnesty, la Morgantini, e Salaam Ragazzi dell’Olivo – che considerano Israele uno stato di apartheid e genocida – arrivano buoni ultimi. Nel 2014 Leoluca Orlando, al suo quarto mandato da sindaco di Palermo, concede a Barghouti la cittadinanza onoraria definendolo «un prigioniero politico» e salutando in lui «la volontà di pace».
L’allora ambasciatore di Israele, Naor Gilon esprimerà «profonda delusione per una decisione vergognosa che non favorisce il difficile negoziato tra israeliani e palestinesi». Per Gilon, Barghouti «è un terrorista, che ha scelto la strada della violenza e usato il gruppo dei Tanzim, da lui coA sinistra il manifesto con il quale la sezione dell’Anpi di Vicenza annuncia che oggi, 16 gennaio, verrà conferita la tessera di “amico” a Marwan Barghouti (nella foto qui sopra).
I familiari del pluri-condannato palestinese saranno collegati da Ramallah, mentre da Roma ci saranno esponenti di Amnesty e dei gruppi Pro-Pal.
Sabato è previsto il solito corteo organizzato da varie sigle e forze politiche e centri sociali a favore della Palestina.
L’Anpi ovviamente è presente mandato, per uccidere nove civili israeliani». Altro che colomba e olivo, l’operazione palermitana «è volta a fornire al pubblico una rappresentazione completamente distorta della realtà».
Oggi gli israeliani non hanno cambiato idea: due giorni fa il governo di Gerusalemme si affrettava a ribadire che Barghouti non uscirà nel quadro della tregua imminente. La sinistra italiana, invece, continua a scambiarlo per Nelson Mandela. Eppure, del leader sudafricano, pure condannato all’ergastolo con l’accusa di lotta armata, non si ricordano appelli a buttare in mare i suoi nemici né di aver organizzato attacchi contro civili al ristorante.
Come ricordò la giornalista italo-israeliana Deborah Fait nel 2014 all’allora sindaco di Roma Ignazio Marino che ricevette in Campidoglio la moglie dell’ergastolano: «Erano Tanzim, al comando di Barghouti, quei figuri che nel 200, misero al muro due ragazzi israeliani colpevoli di essere andati a mangiare humus a Tulkarem, gli spararono in testa. Spararono in testa anche a una bambina seduta in una gelateria con la nonna.
Hanno commesso crimini tremendi che Marwan Barghouti organizzava e ordinava».
Eppure, sembra già di sentire le proteste di chi a sinistra è convintissimo che celebrare il pluriergastolano sia una scelta saggia: non è forse vero che lo stesso leader laburista e colomba israeliana Shimon Peres lo voleva graziare anni fa? Sì e no. Sì, perché Peres sapeva bene che la pace si fa con il nemico (ma intanto lavorava per mettere il paese in sicurezza con l’atomica); no, perché l’ipotesi perdono è rimasta tale. Ma soprattutto è il gesto dell’Anpi a interrogare: si premia Barghouti perché si identifica Israele con il nazifascismo oppure perché si equipara il terrorismo palestinese (che ha ucciso e uccide nei kibbutz, nei villaggi olimpici, in spiaggia, sugli aerei, e che butta a mare gli ebrei disabili dalle navi in crociera) alla Resistenza?
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