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Libero Rassegna Stampa
16.01.2025 Usa allarga gli ‘Accordi di Abramo’
Commento di Giovanni Sallusti

Testata: Libero
Data: 16 gennaio 2025
Pagina: 7
Autore: Giovanni Sallusti
Titolo: «Rimane da completare l’opera per distruggere l’asse del male»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 16/01/2025, a pag. 7 con il titolo "Rimane da completare l’opera per distruggere l’asse del male" il commento di Giovanni Sallusti.

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Giovanni Sallusti

Palestinesi festeggiano la tregua a Gaza, che considerano come una grande vittoria di Hamas. Intanto, però, con l'amministrazione entrante di Trump, Hamas ha accettato una tregua, cosa che prima non aveva mai fatto. E in vista c'è l'allargamento dei Patti di Abramo all'Arabia Saudita, contro l'asse del Male (che include Hamas) che fa capo all'Iran.

La verità in Medio Oriente è un prisma senza un numero definito di facce, ha l’instabilità come precondizione e l’eccezione come regola. Figuriamoci se si parla di una trattativa con una banda di tagliagole nazi-islamici maestra nell’arte della dissimulazione (e nella comprensione dei tic mediatici occidentali) quale è Hamas.
Ergo: al momento sarebbe temerario ricavare una fotografia definitiva dell’accordo sulla tregua a Gaza e la restituzione dei purtroppo non molti ostaggi israeliani rimasti in vita annunciato da Donald Trump (la sostanza è tutta qui, nel chi prima ancora che nel cosa). Quindi sospendiamo il giudizio, e con esso la scrittura di questo pezzo?
No, perché lembi di verità si possono pur rintracciare. A partire da una conclamata connessione temporale: Hamas ha sistematicamente sabotato qualunque accordo possibile negli ultimi mesi, mentre questa volta è andata davvero a vedere le carte e addirittura a chiudere la mano (non la partita, quella rimane sempre la distruzione dello Stato d’Israele, come da statuto). Il cambio di postura avviene appunto a pochi giorni dall’insediamento ufficiale di Donald Trump, e il motivo sta in queste recenti parole del Potus in pectore: “Devono farlo. Se non lo fanno, ci saranno un sacco di guai là fuori, come non hanno mai visto prima”.
È evidente che gli sgozzatori coranici, purtroppo, sono più lucidi delle cancellerie europee: sanno che quelle di Trump non sono sparate da cowboy, sono messaggi da realista politico. Firmate la tregua e restituite tutti gli ostaggi, o “sarà l’inferno in Medio Oriente”: Hamas ha trattato davvero perché, anzitutto, ha creduto davvero alla nuova deterrenza americana. E ha trattato davvero, ovviamente, perché non è stata mai così vicina alla sparizione: la sua leadership è stata abbondantemente decapitata, la sua macchina bellica fatalmente distrutta, secondo stime prudenziali il 70% dell’organizzazione è da considerarsi perduto. Ancora più radicalmente: non sono in crisi solo i burattini-sicari, lo è anche il burattinaio-mandante (e pagante). La teocrazia totalitaria iraniana è nell’angolo come mai prima: disarticolata, priva di un alleato-chiave come Assad e spettatrice impotente dell’imminente “allargamento degli accordi di Abramo all’Arabia Saudita” evocato per primo dal Segretario di Stato uscente Antony Blinken, in palese coordinamento col team del presidente entrante, che infatti l’ha ribadito in serata. L’Opa distruttrice dell’Asse del Terrore islamista contro lo Stato degli ebrei non è mai stata in ribasso come oggi: Hamas ha infine negoziato per motivi di forza (mancata), non certo di diritto, alla faccia della retorica burocraticista delle istituzioni internazionali ed europee. È una prima vittoria dello schema-Trump, conseguita addirittura prima di reinstallarsi alla Casa Bianca: “epica”, l’ha definita lui. Pace o (più realisticamente, in questo caso) sicurezza e liberazione degli ostaggi attraverso la forza. Ed è un risultato immane, immane come ogni singola esistenza strappata alle viscere dell’orrore e del non-senso islamista, i tunnel delle sevizie sotto Gaza. Rimane la consapevolezza che l’Asse del Terrore, per quanto indebolito e ricondotto al tavolo della tregua dall’asimmetria manifesta di forze, sussiste ancora.
Ce la rammenta lo stesso Trump: “Continueremo a lavorare a stretto contatto con Israele e i nostri alleati -aggiunta nient’affatto formale, che chiama in causa direttamente i Paesi sunniti del Golfo, ndrper garantire che Gaza non diventi mai più un rifugio sicuro per i terroristi”. A modo suo, l’aveva anticipato il prossimo Segretario della Difesa Pete Hegseth in audizione al Senato: “Sostengo il diritto di Israele di uccidere tutti i membri di Hamas”. O l’Asse del Terrore cessa di essere tale, o arriverà il momento di farla finita con esso: è il senso della giornata di ieri. Ci sono giornate peggiori, diciamo.

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