Il sindaco di Milano tace ancora su Piazza Duomo ma condanna i Carabinieri Cronaca di Massimo Sanvito
Testata: Libero Data: 10 gennaio 2025 Pagina: 6 Autore: Massimo Sanvito Titolo: «Sala tace ancora su piazza Duomo ma già condanna i Carabinieri»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 10/01/2025, a pag. 6, con il titolo "Sala tace ancora su piazza Duomo ma già condanna i Carabinieri", la cronaca di Massimo Sanvito
Al nono giorno dopo il Capodanno islamista di piazza Duomo Beppe Sala parlò. Per condannare i «vaffa» all’Italia e gli attacchi alla Polizia («di m...») da parte dei “nuovi italiani” sempre coccolati dalla sinistra? Figurarsi. Per esprimere solidarietà alla studentessa belga, e ai suoi amici, che ha raccontato di essere stata palpeggiata per dieci minuti dal branco nordafricano «nelle parti intime sia superiori che inferiori»? No.
Per ringraziare prefetto e governo in merito all’istituzione delle zone rosse che a Milano, in una sola settimana, hanno prodotto oltre cento allontanamenti (più due rimpatri) di pregiudicati pericolosi per la sicurezza di tutti? Macché.
Il sindaco della metropoli ultra-progressista, già grande sponsor delle marce pro clandestini e delle tavolate multietniche, ha spezzato il suo mutismo istituzionale per dire che «ci sono tanti modi per fare politica, a volte ce la si cava con una semplice dichiarazione ma ora è il momento di lavorare». Assolutamente nulla sugli insulti dei giovani immigrati al nostro Paese e alle nostre forze che hanno fatto il giro del mondo (solo che «certamente io non polemizzo in particolare con chi gestisce la sicurezza e il questore ha detto di essere soddisfatto») e poco, anzi pochissimo, sulle violenze sessuali di gruppo su cui indaga la Procura («non sappiamo ancora nulla, non abbiamo immagini delle telecamere: non dico che non è successo niente, però non abbiamo una denuncia formale»). Al contrario, Sala ha trovato parecchio fiato per aggiungere il suo nome alla lista di chi ha già emesso la sentenzia di condanna per i carabinieri che la notte del 24 novembre scorso hanno osato inseguire Fares e Ramy dopo che non si erano fermati al loro alt. «Certamente le immagini (mandate in onda al Tg3, ndr) danno un segnale brutto, non c’è dubbio, brutto. Però attendiamo che la giustizia faccia il suo corso. Dal mio punto di vista è chiaro che se qualcuno ha sbagliato deve pagare», ha spiegato Beppe. E ancora: «Voglio ringraziare un’altra volta il papà di Ramy per l’atteggiamento che oggettivamente è impeccabile. La giustizia faccia il suo corso però mi pare un altro esempio del fatto che quando ce la prendiamo con gli immigrati... Insomma trovare uno (Yehia, il padre di Ramy, ndr) che dica “c’è un poliziotto buono e uno cattivo ma voglio credere che la maggior parte siano buoni” non è poca cosa». Sempre a proposito del caso Ramy, il superconsulente per la sicurezza del Comune di Milano, l’ex poliziotto Franco Gabrielli, è stato tranchant: «È sempre facile fare il professore del giorno dopo ma è ovvio che quella non è la modalità corretta con cui si conduce un inseguimento perché c’è pur sempre una targa. Esiste un principio fondamentale ed è quello della proporzionalità delle azioni che devono essere messe in campo per ottenere un determinato risultato: io posso addirittura utilizzare un’arma se è in pericolo una vita ma se il tema è fermare una persona che sta scappando non posso metterla in una condizione di pericolo». Parole indigeste per Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia: «Ancora una volta Franco Gabrielli ha perso l’occasione di tacere. Non condivido affatto la sua valutazione sul comportamento dei carabinieri a Milano ed è grave che una persona come lui pronunci queste parole. Difenderemo i carabinieri e tutto il popolo in divisa dalle aggressioni, da chiunque vengano. Dai clandestini, dalla criminalità italiana, da chi se ne esce fuori con valutazioni più degne di un centro sociale che da una persona che ha avuto un certo tipo di percorso.
Ma del resto che cosa ci dovremmo aspettare?».
Per quanto riguarda invece la sicurezza in generale, la voce più deficitaria della sua amministrazione vista la presenza fissa di Milano in cima alle classifiche sul crimine, Sala ha spiegato candidamente che «non dobbiamo pensare che le zone rosse risolvano il problema». Il suo è stato un «proviamo», quando il prefetto di Milano, Claudio Sgaraglia, gli ha ventilato la proposta. «La bacchetta magica non ce l’ha nessuno e bisogna lavorare anche con modalità nuove. Io sarò sempre al fianco di chi prova a lavorare, di chi lavora più di chi polemizza», ha aggiunto il sindaco, accodandosi al Gabrielli pensiero espresso nei giorni scorsi in un’intervista Repubblica.
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