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Libero Rassegna Stampa
10.01.2025 La forza di Israele è anche nei suoi eroi disarmati
Commento di David Zebuloni

Testata: Libero
Data: 10 gennaio 2025
Pagina: 19
Autore: David Zebuloni
Titolo: «La forza di Israele è anche nei suoi eroi disarmati»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 10/01/2025, a pag. 19 con il titolo "La forza di Israele è anche nei suoi eroi disarmati" il commento di David Zebuloni.

Inseguire il sogno di Israele, tra realtà e illusioni | Kolòt-Voci
David Zebuloni

Volontari del Magen David Adom, la "croce rossa" israeliana, in prima linea dal 7 ottobre. Nel corso del pogrom scatenato da Hamas, sono stati l'unica speranza e ancora di salvezza per molti cittadini aggrediti.

Il 7 ottobre 2023, il giorno della grande strage compiuta da Hamas e poi dimenticata dal mondo in tempi record, a fianco delle forze dell’ordine e di quelle militari israeliane, c’è stato un altro ente che ha contribuito alla salvezza dei cittadini invasi, feriti e traumatizzati. Le forze di primo soccorso MDA (Magen David Adom, il corrispettivo della Croce Rossa italiana) sono riuscite a fare la differenza durante gli attimi più duri e angoscianti di terrore, fungendo da ancora di salvezza alla quale migliaia di cittadini israeliani di sono aggrappati negli istanti infiniti di caos generale che hanno stravolto il paese.
Prima ancora che qualcuno riuscisse a dare una risposta concreta alla strage inaspettata che stava avvenendo nei kibbutz, infatti, i paramedici di MDA erano già lì, pronti a evacuare, a soccorrere, a operare in condizioni disumane. Coraggiosi volontari e volontarie di ogni età che hanno perso la vita durante le battaglie a Be’eri, a Kfar Aza, al Nova Festival. Non solo per dovere professionale, ma anche per quello etico e morale: salvare quante più vite umane. Senza porre domande, senza esitare, senza indugiare nemmeno un istante.
Tra le tante storie che meritano di essere raccontare al mondo, vi è quella straordinaria di Liat Smadja: tra i primi volontari del MDA a intervenire a seguito del vile attacco di Hamas. E la vicenda di Liat è inevitabilmente legata a quella di suo marito Oren e di suo figlio Omer.
Oren Smadja è stato il primo campione olimpico israeliano di Judo.
Il figlio Omer, invece, è caduto in combattimento a Gaza il 20 di giugno, combattendo contro i terroristi di Hamas. Così, alla giovane età di 25 anni, Omer dagli occhi celesti si è spento per sempre, lasciando un vuoto incolmabile nella vita dei coniugi Smadja. Il sacrificio del giovane soldato è stato riconosciuto dal Governo israeliano che, nella figura del Primo Ministro, è andato a fare visita ai familiari durante la veglia funebre. Poi, nel mese di settembre, con lo scopo di convertire la morte in vita, Liat e Oren hanno contribuito alla donazione di una nuova ambulanza MDA intitolata alla memoria di Omer. Grazie all'avanzato mezzo di soccorso, negli ultimi mesi è stato possibile salvare migliaia di vite umane e, come segno del destino, aiutare anche diverse mamme a partorire in totale sicurezza. Sì, se Omer non potrà più ridere, amare e vivere, lo faranno per lui i neonati venuti al mondo nell’ambulanza dedicata a suo nome.
«Il 7 ottobre Omer è stato chiamato come riservista e, appena l’ho visto uscire di casa in divisa, ho avuto la strana sensazione che qualcosa di tragico stava per accadere», racconta Liat Smadja, ripercorrendo così i momenti cruciali dell’ultimo anno: dal lutto nazionale a quello personale. «Non potevo rimanere con le mani in mano, così ho deciso di indossare la mia uniforme MDA e correre alla stazione di primo soccorso. Lì ho capito per eravamo stati travolti da uno tsunami». Il ruolo di Liat era quello di informare le famiglie delle vittime del Nova Festival della morte dei loro cari; prima torturati poi e uccisi dai terroristi islamisti. Parlando con i genitori straziati che avevano appena perso i loro figli, tuttavia, non poteva certo immaginare che presto avrebbe ricevuto la medesima chiamata.
«Sono di natura una persona estremamente ottimista, ma quando i rappresentanti dell’IDF si sono presentati alla porta di casa mia, ho immediatamente capito che Omer era morto», spiega. «Non hanno detto nulla. Mi hanno solamente abbracciato e abbiamo pianto insieme». Un mese dopo la caduta del figlio, Liat è tornata a svolgere il suo ruolo di volontaria a MDA. Il giorno in cui è stata inaugurata l’ambulanza a nome di Omer, Liat è stata la prima a operare al suo interno.
«Una settimana dopo quel primo turno, mi hanno chiamato per raccontarmi che nell’ambulanza di mio figlio c'è stato il primo parto.
Un bambino ha visto lì la luce e il paramedico lì presente si chiamava proprio Omer. Credo di aver pianto per due giorni», condivide ancora commossa.
La storia di Liat, Oren e Omer è la storia del popolo israeliano, che da un anno e quattro mesi ormai cerca di ripristinare le sua esistenza interrotta, tramutando gli innumerevoli lutti in inni alla vita. Un impegno condiviso e supportato da MDA, la cui sede italiana operativa a Milano (MDA Italia) conta oggi 12 volontari e promuove raccolte fondi, convegni, conferenze, corsi di assistenza sanitaria nonché quello che è uno dei capisaldi dello statuto dell'organizzazione: la coscienza dell’assistenza al prossimo, soprattutto se svantaggiato, come nozione imprescindibile di una coesistenza civile.
Da oltre novant'anni, infatti, la Croce Rossa israeliana garantisce alla variegata e complessa società israeliana soccorso e assistenza.
All'interno dell’ambulanza, d'altronde, sono tutti uguali: giovani e vecchi, uomini e donne, ricchi e poveri, di destra e di sinistra, laici e ortodossi, ebrei, musulmani, cristiani, drusi e beduini. Israeliani e arabi. Ecco, tutti uguali. Tutti vulnerabili. Tutti uniti da un solo destino.

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