Usa, ritorno di Bannon Commento di Giovanni Sallusti
Testata: Libero Data: 09 gennaio 2025 Pagina: 13 Autore: Giovanni Sallusti Titolo: «Il supercattivo Bannon nuovo eroe progressista»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 09/01/2025, a pag. 13 con il titolo "Il supercattivo Bannon nuovo eroe progressista" il commento di Giovanni Sallusti.
Giovanni Sallusti
Da Principe del Caos a Grande Saggio è un attimo, nel circo rutilante del mainstream. Basta che cambi nemmeno l’emergenza, ma la percezione di essa. L’allarme, infatti, resta quello suonato ormai da un decennio sul Giornale Unico: il trumpismo.
Questo maledetto cigno nero della contemporaneità, disturbante per l’élite occidentale in ritirata e avallata da questo branco che si ribella e non si ritira, il libero popolo americano. Solo che nel frattempo, in quell’ossessione collettiva che ha sostituito da un pezzo il dibattito giornalistico alle nostre latitudini, il trumpismo ha cambiato veste. Oggi per lorsignori ha anzitutto le fattezze spigolose ed avveniristiche di Elon Musk.
Nella semplificazione patologica, oggi il Demone è Musk, e allora il vecchio demonio può ben assumere, con un triplo carpiato che getta al macero tonnellate di parole scritte, connotati rassicuranti e perfino angelici. Il vecchio demone è Steve Bannon, già canaglia “ultrapopulista”, oggi (ieri, nella fattispecie) autorevole e meditabondo commentatore che conversa per una paginata con Viviana Mazza del Corriere della Sera. Il titolone è addirittura un virgolettato da eroe epico senza macchia: «Elon vuole solo i soldi, farò di tutto per tenerlo fuori dalla Casa Bianca». E così Stephen Kevin Bannon, già appestato (e improbabile) regista occulto dell’Internazionale Nera agli albori del trumpismo, diventa l’ultima speranza delle anime belle, lo sbandierato (e ancor più improbabile) argine al teppista miliardario, al superconsulente per l’efficienza governativa, allo stregone della “tecnodestra” planetaria: Elon Musk.
Bannon non ha mai davvero dato le carte politicamente (Trump si liberò del “capostratega” del suo primo mandato dopo soli otto mesi), ma è una vecchia volpe mediatica, sa perfettamente che parte in commedia deve recitare, e spende subito il vocabolario che si aspettano da lui: il problema è che Musk punta “all’implementazione del tecno-feudalesimo su scala globale”.
Gioco, partita, incontro, la riverginazione è compiuta, quello che fu l’eversore in capo può parlare come un’austera vestale della democrazia in pericolo. A partire dal ritratto dell’altro, il nuovo eversore: «Ha la maturità di un bambino. Abbiamo visto la sua natura intrusiva, la sua mancanza di comprensione dei veri temi e il suo appoggio solo perse stesso».
Con la consapevolezza strategica “dei veri temi” di un Kissinger e la prondità psicologica di un Freud sulla “maturità” altrui l’ultimo condottiero della reazione progressista (l’ossimoro politico non è casuale) alla tecnodestra, Steve Bannon (riscriviamolo: Steve Bannon!), si erge a fianco della Statua della Libertà e garantisce: «Otterrò che Elon Musk sia cacciato via entro l’insediamento». Di più: «È una persona davvero malvagia. Fermarlo è diventata per me una questione personale». È un fumettone impazzito, i sinceri democratici appesi all’Ego del supercattivo che diventa improvvisamente supereroe, il Joker che si scopre Batman. Sarebbe troppo anche per loro, invece non hanno ritegno, rilanciano il compagno Bannon ovunque, in primi sul social network di proprietà del nuovo Joker (ma non dovevano andarsene da lì?), perché quello che conta è ripulire Gotham City, l’America che si è confusa e ha votato Trump, condividendo anche le parole d’ordine di Musk.
E allora il nuovo, inverosimile guardiano della città può permettersi di tutto, anche apostrofare l’altro con una retorica che in genere farebbe inorridire le penne del Corriere: «Dovrebbe tornarsene in Sudafrica». È pure un dannato immigrato, questo Elon, tanto che Bannon si chiede: «Perché abbiamo sudafricani bianchi, le persone più razziste del mondo, a commentare su tutto ciò che succede negli Stati Uniti?».
E qui è il cortocircuito definitivo, colui che ci hanno raccontato per anni come ultrarazzista che utilizza un topos della loro narrazione: l’epidermide bianca come segno inequivocabile di colpa. È sempre stato uno dei nostri, il vecchio (saggio) Steve, in fondo è un Woke anche lui, ci aiuterà a fermare il bianco miliardario. Venghino signori venghino.
Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante