I due carabinieri all’inseguimento non volevano uccidere Commento di Daniele Capezzone
Testata: Libero Data: 09 gennaio 2025 Pagina: 1/7 Autore: Daniele Capezzone Titolo: «I due carabinieri all’inseguimento non volevano uccidere i fuggitivi»
Riprendiamo da LIBERO di oggi 09/01/2025, a pag. 1/7, con il titolo "I due carabinieri all’inseguimento non volevano uccidere i fuggitivi", il commento di Daniele Capezzone.
Daniele Capezzone
Certo che, dalle nostre comode poltrone, o dalla scrivania di un ufficio ben riscaldato, magari sorseggiando un tè alla menta, non suona bene la trascrizione delle parole pronunciate dai carabinieri nel video diffuso l’altra sera dal Tg3. Leggendole così, noi belli tranquilli, al calduccio, con la calma olimpica di chi non ha nulla da rischiare e esamina le cose a posteriori, certamente non ricaviamo una buona impressione nel sentire un inopportuno “vaff...non sono caduti”, e poi un “chiudilo che cade” e infine un infelice “bene” dopo la notizia “sono caduti”.
Ma un po’ diverso, e intellettualmente più onesto, è cambiare prospettiva, e metterci nei panni dei carabinieri almeno sei volte.
Primo: perché i due ragazzi in scooter non si sono fermati al posto di blocco? E cos’avrebbero dovuto fare gli agenti se non tentare di prenderli, a quel punto?
Secondo: non è stata un’iniziativa dei carabinieri, ma dei fuggiaschi, quella di correre all’impazzata – contromano e in spregio di qualunque regola – per le vie di Milano, mettendo a rischio la vita propria e altrui. E di nuovo: cos’avrebbero dovuto fare i carabinieri se non inseguire i due fuggitivi? In questo senso il video del Tg3 andrebbe esaminato insieme a quello diffuso alcune settimane fa da Dritto e Rovescio, il programma di Paolo Del Debbio, che mostrava inequivocabilmente come i due ragazzi in scooter stessero prendendo (e procurando) rischi enormi.
Terzo: prendiamo per le corna il toro delle frasi inopportune. Chi di noi – anche svolgendo mestieri meno rischiosi e carichi di adrenalina rispetto a dei carabinieri in servizio – quando è nel pieno di un’azione, nel mezzo di una situazione delicata, non dice una cosa che – a mente più fredda – non direbbe? Vogliamo forse affermare che ogni singola parola detta sotto stress, al culmine della tensione, esprima davvero ciò che vogliamo e pensiamo? Chiunque sia minimamente onesto sa che non è vero.
Quarto: è stato uno dei carabinieri ora indagati, in collegamento con un medico del 118, a tentare di praticare il massaggio cardiaco al ragazzo che sarebbe morto di lì a poco. A testimonianza della lealtà ammirevole dei nostri uomini in divisa: che hanno fatto il possibile per prendere i fuggitivi, ma hanno tentato addirittura l’impossibile per salvare il ferito.
Quinto: nulla ci dice il filmato sull’effettiva dinamica della caduta finale, quella rivelatasi fatale per Ramy. E quindi è insensato e scorretto dare per scontato che ci sia stato un impatto decisivo tra lo scooter e un’auto dei carabinieri.
Sesto: resta inaccettabile il fatto che, nei giorni successivi all’incidente, un quartiere sia stato messo a ferro e fuoco dai maranza, con fuochi e aggressioni contro i poliziotti e un inaccettabile atteggiamento di giustificazione e minimizzazione da parte della sinistra.
La triste verità è che la sinistra politica e mediatica ha praticato un clamoroso doppio standard: comprensione ed empatia per i maranza, e invece gelo e spietatezza verso poliziotti e carabinieri.
Peggio: tra ieri e oggi, non è mancato il solito coretto stonato di chi ha già processato e condannato gli agenti, di chi ha dimenticato ogni presunzione di innocenza, di chi non sa distinguere tra coloro che forzano un posto di blocco e coloro che – in divisa – difendono la nostra sicurezza.
Ciò non vuol dire che non si debba andare fino in fondo nell’accertamento della verità. Una democrazia liberale è tale se non ha paura di scoprire anche gli eventuali errori dei propri uomini. Ma che questo avvenga in un clima di linciaggio preventivo e di ostilità preconcetta nei confronti di chi ha la “colpa” di indossare una divisa, è semplicemente indecente.
Non solo: va detto fin d’ora che, mentre è oggettivamente comprensibile un’indagine per omicidio colposo, sarebbe a mio avviso sorprendente e grave se si virasse sull’ipotesi di omicidio volontario.
Mi rifiuto di credere – e perfino di accettare l’idea – che i nostri uomini in divisa possano essere accusati di aver voluto uccidere.
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