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Il Foglio Rassegna Stampa
08.01.2025 Israele, popolo che vuole vincere. Intervista a Michel Onfray
Intervista di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 08 gennaio 2025
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Un filosofo nei luoghi del 7 ottobre. “Israele è il popolo che vuole vivere e non può essere distrutto”. Intervista a Michel Onfray»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 08/01/2025, a pag. 1, l'intervista  di Giulio Meotti a Michel Onfray dal titolo: "Un filosofo nei luoghi del 7 ottobre. 'Israele è il popolo che vuole vivere e non può essere distrutto'. Intervista a Michel Onfray".

Informazione Corretta
Giulio Meotti
Michel Onfray - Wikipedia
Michel Onfray esamina la situazione post 7 ottobre a partire dai luoghi che sono rimasti segnati da quel giorno, dal kibbutz Kfar Aza a Netiv HaAsara

Caro Michel, sei un vero amico di Israele ed è per questo che ti stiamo conferendo questo premio”. Mentre gran parte della classe intellettuale europea ha scelto il campo di Hamas, Michel Onfray ha ricevuto in Israele un premio per il suo sostegno allo stato ebraico. Onfray ha appena visitato i siti del pogrom del 7 ottobre, dal kibbutz Kfar Aza a Netiv HaAsara, il moshav più vicino alla Striscia di Gaza. “Sono stato invitato a tenere due conferenze, una a Gerusalemme e l’altra a Tel Aviv”, ci racconta Onfray. “E gli organizzatori mi hanno suggerito di approfittare del mio soggiorno per recarmi sui luoghi dei massacri e al confine tra Gaza e Israele, dove ho incontrato dei soldati. Si trae sempre vantaggio dall’evitare la narrazione dei media, in particolare francesi, compresi quelli del servizio pubblico massicciamente contrario a Israele, e dal farsi un’idea sul posto, per conto proprio, quando possibile”.

Molte le impressioni nel vedere la devastazione del pogrom di Hamas. “Questo è esattamente ciò che si prova passeggiando tra le ‘rovine’ di Oradour-sur-Glane. Qui si misura ciò che possiamo fare all’uomo. Camminando tra le rovine, passando davanti alle case bruciate, vedendo una macchia marrone di quella che era una traccia di sangue cancellata, ho pensato a questa frase di Pascal che mi ripeto tante volte: ‘Il cuore dell’uomo è vuoto e pieno di sporcizia’. Gli ebrei sono come una vedetta della storia, cosa insopportabile per il musulmano la cui narrazione è parte di una sorta di ‘extraterritorialità’ storica”. Onfray è tornato con un sentimento sempre più forte dell’unicità di Israele. “Questo popolo ha il senso della storia, della sua storia, della memoria, della sua memoria, dell’identità, della sua identità. Un popolo che vuole vivere e quindi non morire, e non c’è nulla che possiamo fare contro un popolo abitato da tale smania di vita. Una civiltà scompare quando gli uomini che la costituiscono non la amano più, o addirittura la odiano. Nemmeno il fuoco nucleare può distruggere il popolo ebraico, che non si trova solo in terra di Israele, ma vive ovunque sul pianeta”. Israele però è solo in occidente. “Solo in questo occidente che, dal canto suo, odia se stesso e ha a cuore coloro che lo odiano; l’occidente che ama il nichilismo più di ogni altra cosa. Israele è la sua culla, ma l’occidente sputa sulla sua culla. Ho sentito fisicamente che in Israele sta accadendo qualcosa di essenziale che riguarda il futuro della nostra civiltà”. Nel frattempo, un mostruoso antisemitismo divora l’Europa. “Ho appena finito un libro che a sorpresa svela come per la maggior parte i filosofi di sinistra siano stati antisemiti: Alain, Ricoeur, Sartre, De Beauvoir, Foucault, Deleuze, Genet, Garaudy, Serres, Nancy, Badiou! Gli estratti che ho trovato sono così schiaccianti che i detentori dei diritti di Sartre, De Beauvoir, Foucault e Genet, tutti autori Gallimard, hanno vietato la riproduzione dei testi incriminati”. Dopo il 7 ottobre, Israele doveva essere difeso non solo dai suoi nemici in armi, ma anche da un pezzo d’occidente. “L’occidente pieno di odio narcisistico e nichilista verso se stesso. Stiamo assistendo alla fine di un mondo, quello giudaico-cristiano. L’islam fa la sua parte, mentre l’orizzonte insuperabile del crociato è la pinta di birra sorseggiata in terrazza con l’occhio incollato al cellulare”.

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