E se le sfide di Trump fossero finalmente le più attese? Commento di Maurizio Molinari
Testata: La Repubblica Data: 08 gennaio 2025 Pagina: 25 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «Il manifesto di Trump»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 08/01/2025, a pag.25, con il titolo "Il manifesto di Trump", il commento di Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari
Gli annunci di Trump e le azioni di Musk sono complementari, denotano l’esistenza di un piano ben preparato e puntano ad affermare in maniera dirompente una nuova idea di leadership americana. Il primo passo è far conoscere in maniera inequivocabile gli obiettivi che gli Usa si propongono di raggiungere.
Da qui le frasi pronunciate ieri da Trump. La richiesta di acquistare la Groenlandia coincide con l’arrivo di una delegazione guidata dal figlio Donald jr a Nuuk, si accompagna alla minaccia di guerra commerciale alla Danimarca se farà resistenza e non esclude neanche la possibilità di azioni militari, come nei confronti di Panama se dovesse opporsi alla restituzione del Canale che gli Usa costruirono ma di cui Jimmy Carter si liberò nel 1977.
È verosimile che Trump consideri le dimissioni del premier canadese Justin Trudeau, avvenute il giorno precedente, un suo primo risultato politico — in ragione dei profondi disaccordi su commercio e migranti — e quindi punti a moltiplicarne subito l’effetto nell’emisfero occidentale: offrendo al Canada di diventare il «cinquantunesimo Stato dell’Unione» e aggregando agli Usa quei territori che ritiene strategici — Groenlandia e Canale di Panama — per imporsi a livello globale su possesso di terre rare e controllo del commercio marittimo. Le reazioni negative finora arrivate dai governi di Panama e Danimarca non frenano ma esaltano Trump perché il suo fine è portare il duello a un livello tale da imporre alla controparte di cedere. Proprio come avviene nelle più roventi trattative immobiliari a Manhattan, il mondo da cui Trump proviene.
Identico l’approccio al Medio Oriente. L’obiettivo di Trump è far tacere le armi a Gaza e nonostante i progressi fatti nei negoziati delle ultime settimane l’ostacolo che rimane è l’ostilità di Hamas a liberare tutti i rimanenti 100 ostaggi israeliani — che siano vivi o morti — catturati nel pogrom del 7 ottobre 2023 che ha innescato il conflitto. Da qui la minaccia: «Se non li consegnerete, sarà l’inferno». E non è rivolta solo a Hamas ma anche ai suoi Stati protettori, Iran e Qatar. Trump sta dicendo, agli alleati canadesi e danesi come ai jihadisti di Gaza e Teheran, che ha degli obiettivi specifici ed è pronto a usare ogni mezzo — politico, economico e militare — per raggiungerli. L’intento è ridefinire in tempo record,e in modo brutale, immagine e credibilità dell’America per mettere sulla difensiva i veri rivali, Russia e Cina, preparandosi alle trattative che avrà con loro sui temi più difficili: Ucraina e regole del commercio globale.
Ma non è tutto, perché se Trump punta a ridisegnare la geopolitica, Elon Musk fa lo stesso su due fronti che investono direttamente l’Unione europea: esaltando il legame con i partiti sovranisti e puntando a entrare con forza nel mercato Ue, il più ricco del pianeta. I messaggi a raffica su X per sostenere l’estrema destra dell’Afd in Germania, plaudire al governo del Fpö in Austria, attaccare i giudici italiani sui migranti, flirtare con Matteo Salvini, accusare il premier britannico Keir Starmer di frenare le indagini su stupri commessi da pachistani, chiedere a Nigel Farage di lasciare il “Reform Party” e plaudire alla leadership del magiaro Orbán servono per descrivere una mappa di partner, interlocutori e possibili alleati in maniera talmente palese da innescare polemiche virulente e scompiglio su tali e tanti fronti da diventare lui, Elon Musk, il protagonista politico incontrastato del momento in Europa, offuscando tutto il resto. Nulla da sorprendersi dunque se vuole anche acquistare un castello in Toscana per mettere radici nella Ue, così come Steve Bannon non riuscì a fare in Umbria quando era alla Casa Bianca durante il primo mandato di Trump.
Ultimo, ma non per importanza, il fronte della penetrazione economica. Se Musk non smentisce le trattative con l’Italia sui satelliti Starlink è perché l’intento è di trasformare il nostro Paese nella porta di accesso ai mercati della Difesa e delle telecomunicazioni, offrendo a prezzi competitivi una tecnologia che l’Ue ancora non ha per trasformare l’Europa in un tassello della sfida planetaria degli Usa alla Cina. È verosimile che la premier Giorgia Meloni, nell’incontro di Mar-a-Lago con Donald, abbia avuto contezza immediata dell’entità dell’onda Trump-Musk in arrivo anche sull’Europa.
Ed essendo il leader Ue in maggiore sintonia, personale e politica, con Trump ora proprio Meloni ha l’opportunità di svolgere un ruolo atlantico che forse neanche lei immaginava.
Da qui l’importanza di riflettere sulla prima e fondamentale necessità che la Ue ha di fronte a Trump e Musk: non reagire in ordine sparso attraverso chiacchiericci di partiti e cancellerie nazionali ma parlare con una sola voce, a nome dell’intera Europa, e da Bruxelles. Scegliendo la persona più adatta e credibile per affrontare le sfide senza precedenti in arrivo dall’altro lato dell’Atlantico.
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