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Setteottobre Rassegna Stampa
07.01.2025 La normalizzazione del 7 Ottobre
Rapporto dell'associazione Setteottobre

Testata: Setteottobre
Data: 07 gennaio 2025
Pagina: 1
Autore: Setteottobre
Titolo: «La normalizzazione del 7 Ottobre»

La normalizzazione del 7 Ottobre
Rapporto dell'associazione Setteottobre

La ricerca dell'associazione Setteottobre evidenzia quanto sia cresciuto l'antisemitismo dopo il 7 Ottobre, sia su Internet che nel mondo reale.

La ricerca è stata consegnata dall’associazione Setteottobre al ministro degli Interni Matteo Piantedosi e al Generale Pasquale Angelosanto Coordinatore nazionale della lotta all’antisemitismo, nonché inviata alla Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università italiane, Giovanna Iannantuoni, oltre che a tutti i rettori delle Università italiane.

Un quadro di pericolosa mistificazione della realtà all’indomani del sanguinoso attacco a Israele del 7 ottobre 2023, che si traduce in Italia in una forma aggressiva di nuovo antisemitismo, fomentato e cavalcato da sigle e organizzazioni di sostegno alla Palestina sulle reti social, nelle piazze, nelle scuole, nelle Università. Un quadro in cui si evidenzia come il movimento propal in Italia non abbia nulla di spontaneo, palesandosi fin dalla sua nascita come piattaforma di propaganda pro Hamas, attraverso cui diffondere e normalizzare in Occidente gli obiettivi e gli slogan del terrorismo islamico di criminalizzazione e distruzione dello Stato d’Israele.

È quanto emerge dalle circa 70 pagine della ricerca realizzata dall’Associazione Setteottobre, intitolata “La normalizzazione del 7 ottobre – La ‘resistenza’ palestinese sulle reti sociali”, nella quale è stato analizzato un anno di attività delle organizzazioni protagoniste del movimento propal, prendendone in esame l’ispirazione, i legami, i temi di propaganda, gli obiettivi principali, le figure chiave. Sono proprio le associazioni islamiche e palestinesi che intrattengono legami con Hamas e con altre formazioni terroristiche gli agenti principali di un intervento mistificatorio che aspira, e in certi casi riesce, a diventare intimidazione, destabilizzazione, insicurezza e minaccia contro le regole democratiche e contro gli ebrei. Si tratta di sigle che saldano con successo i vecchi temi dell’antisemitismo con un antioccidentalismo aggressivo, puntando sulla demonizzazione di Israele e degli ebrei come rappresentanti principali di una “oppressione colonialista” da spazzare via insieme con l’intero Stato di Israele, definito “entità sionista”, di cui si nega il diritto all’esistenza.

Dalla ricerca emerge che il fulcro attorno a cui ruota il ribaltamento della realtà è l’accusa a Israele di condurre una politica “genocida” nei confronti del popolo palestinese, mentre in parallelo si glorificano le imprese di Hamas e di altre formazioni terroristiche, definite “resistenti”. Non a caso, perfino prima che l’esercito israeliano decidesse di entrare a Gaza, il tema dell’accusa di genocidio aveva cominciato a essere usato in tutte le situazioni possibili, arrivando a investire le organizzazioni internazionali (l’Onu, la Corte penale internazionale), e trovando in Italia fertile terreno di rilancio in circostanze come il Giorno della Memoria della Shoah, l’8 marzo o il 25 aprile, che per la prima volta hanno visto espliciti attacchi di piazza e sui social contro sopravvissuti ai lager nazisti, come Liliana Segre. Per essere demonizzato, il popolo vittima del genocidio più spaventoso del Ventesimo secolo non poteva che essere accusato dello stesso delitto. È la tecnica del puntuale “ribaltamento”, che non si lega a dati di fatto ma a un’ideologia perversa e antisemita.

L’approfondimento dell’analisi sui social media ha consentito di individuare come il discorso della propaganda propal sia dominato da quattro narrazioni capaci di galvanizzare settori di popolazione giovanile e/o universitaria.

La prima narrazione legittima il pogrom del 7 ottobre 2023, attribuendo al terrorismo palestinese il valore di “resistenza”, negando le atrocità e giustificando l’eccidio.

La seconda narrazione tende a normalizzare l’accusa di genocidio e demonizza la democrazia israeliana. Israele come stato di apartheid

La terza narrazione raffigura, con notizie false o distorte, Israele come oppressore.

La quarta narrazione ricorre all’armamentario dell’antisemitismo classico che attribuisce ai sionisti oggi, come agli ebrei ieri, l’intenzione di controllare i gangli del potere e dell’informazione fino ad arrivare all’accusa infame di fare commercio di organi dei cittadini palestinesi, così come un tempo gli ebrei erano accusati di uccidere i bambini cristiani per impastarne il sangue nelle azzime pasquali.

Da qui l’abnormità di 268.320 post antisemiti pubblicati in Italia nell’ultimo anno rilevati dalla ricercamentre, nello stesso periodo, gli atti antisemiti sono cresciuti del 400 per cento e il 94 per cento degli ebrei italiani racconta di aver subito atti di antisemitismo. Questi dati fanno dell’Italia uno dei paesi dell’Unione Europea a più alto tasso di antisemitismo (CDEC – Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea; EUFRA – European Union Agency for Fundamental Rights: Jewish People’s Experiences and Perceptions of Antisemitism, luglio 2024).

D’altro canto nell’ultimo anno, in Italia, abbiamo visto terroristi palestinesi conclamati come Leila Khaled e Mariam Abu Daqqa (espulsa dalla Francia) invitati a parlare agli studenti nelle Università; abbiamo assistito alla definizione del massacro deliberato ed efferato di 1200 israeliani (donne, bambini, vecchi) come atto di “resistenza” a “75 anni di occupazione” (lo slogan principale di Hamas). Abbiamo sentito definire gli ostaggi israeliani prigionieri di Hamas come “prigionieri di guerra”. A tutto questo si accompagnano il negazionismo degli stupri del 7 ottobre, oppure la falsa notizia della carestia a Gaza (inesistente, secondo quanto verificato dalla stessa organizzazione di osservatori accreditati, il Famine Review Committee) e molte altre bugie elaborate e diffuse dalle formazioni palestinesi e islamiche operanti soprattutto nelle università.

L’ultimo episodio si è avuto proprio la notte di Capodanno a Milano dove un folto gruppo di soli uomini si è mischiato alla folla in piazza Duomo inscenando una manifestazione in cui le bandiere pro Palestina e gli slogan contro Israele sono stati accompagnati da canti arabi e versetti del Corano. Gravissima la sottovalutazione riscontrata nelle cronache della stampa nazionale che per la maggior parte ha ignorato il fatto.

La ricerca di Setteottobre si occupa anche di analizzare il ruolo di personaggi che agiscono come agenti di disinformazione, reclutamento e raccolta fondi, tra i quali spicca la figura di Mohammad Hannoun, cittadino giordano che vive a Genova e che, prima di congratularsi pubblicamente il 5 ottobre scorso in una manifestazione milanese con i cacciatori di ebrei ad Amsterdam, da anni è collettore di fondi che, secondo gli Stati Uniti che lo hanno accusato di connivenza con i terroristi, sono destinati a finanziare Hamas. Hannoun ha potuto contare in questi anni sulla sull’appoggio di politici, soprattutto di sinistra. Sui social, in generale, assistiamo al proliferare dell’attività di soggetti di estrema sinistra, di estrema destra e dell’islam militante che utilizzano gli stessi slogan, meccanismi e menzogne. Aiutati per altro da politici, influencer e accademici, da partiti, sindacati, gruppi femministi e lgbtq+, oltre che dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres e da personaggi come Francesca Albanese, l’osservatrice speciale dell’Onu per i territori palestinesi che non manca occasione di rilanciare contro Israele l’accusa di genocidio (tanto che per la sua faziosità e mancanza di obiettività è stata di recente oggetto di condanna da parte di Francia, Germania e Stati Uniti, oltre che di una richiesta di rimozione dall’incarico da parte di Un Watch).

In conclusione, le settanta pagine della ricerca di Setteottobre forniscono un quadro dell’articolazione di queste quattro narrative mistificatorie nelle iniziative che hanno punteggiato il 2024, analizzano il ruolo delle diverse sigle propal e dei loro legami con il terrorismo palestinese, illuminano le complicità e i supporti di cui il nuovo antisemitismo (che proprio nelle organizzazioni palestinesi ha il proprio centro motore) gode in Italia e in Europa, nei maggiori partiti, nelle organizzazioni internazionali, nei mezzi di informazione di massa. Un quadro inedito e in gran parte sottovalutato di una potente macchina di propaganda antisemita che va fermata, prima che sia troppo tardi, per il bene e la libertà di tutti.

È quindi urgente la messa in atto di meccanismi di denuncia e di smascheramento di una dimensione che ha assunto caratteristiche eversive, e che nelle scuole e nelle università trova il proprio terreno di crescita e di reclutamento. Il risultato evidente è il deterioramento della normale agibilità degli spazi accademici e delle occasioni di incontro e di confronto, con ebrei ai quali è stato impedito di esprimersi in situazioni pubbliche, con liste di proscrizione e con occupazioni dal carattere intimidatorio, tollerate e mai sanzionate.

Per approfondire: qui la ricerca completa (67 pagine):

https://setteottobre.com/la-normalizzazione-del-7-ottobre-la-resistenza-palestinese-sulle-reti-social/


info@setteottobre.com

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