Albertini: L’odio anti polizia degli immigrati legittimato dalla sinistra Intervista di Massimo Sanvito
Testata: Libero Data: 03 gennaio 2025 Pagina: 5 Autore: Massimo Sanvito Titolo: ««L’odio anti-polizia dei giovani immigrati legittimato da sinistra»»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 03/01/2025, a pag. 5, con il titolo "L’odio anti-polizia dei giovani immigrati legittimato da sinistra", la cronaca di Massimo Sanvito
«Sono ragazzi senza valori, senza educazione, che si divertono a dileggiare l’Italia e le forze dell’ordine. Legittimati dal clima anti-polizia cui la sinistra, ieri come oggi, fa da sponda favorendo un certo ribellismo. Hanno persino negato l’Ambrogino d’Oro (massima onorificenza milanese, ndr) al vice-ispettore accoltellato da un clandestino...». Gabriele Albertini, sindaco di Milano dal ’97 al 2006 alla guida di una coalizione di centrodestra, è tranchant riguardando i video virali dei cori intonati a Capodanno, in piazza Duomo, da gruppi di giovani nordafricani: ripetuti «vaffa» al nostro Paese e alla Polizia.
E con Libero ripercorre i suoi anni al timone della città: il primo sindaco, nel ’98, a coadiuvare il prefetto nella gestione dell’ordine pubblico.
Albertini, se il Comune avesse dato il via libera a un concertone non sarebbe stato più semplice controllare la piazza evitando questi episodi vergognosi?
«Devo fare una premessa.
Avendo fatto il sindaco per due mandati so bene cosa significhi decidere e ciò che una decisione comporta, dunque il sindaco Beppe Sala ha tutta la mia comprensione. C’è sempre un 50 per cento di probabilità che qualcosa vada storto: quella del sindaco è una posizione così delicata... Detto ciò, da uomo che ha dato il suo primo voto al partito liberale senza mai cambiare orientamento, penso che non concedere la libertà di riunirsi e godersi una comunità sia sbagliato. Poi, chiaro, ci sono manifestazioni, come quelle pro-Pal o quelle dei black bloc, che rischiano di sfociare in comportamenti eversivi e per le quali il braccio violento della leggeva usato. Ma non è questo il caso: io, da sindaco, non ho mai vietato nessun concertone».
Come funzionava l’avvicinamento al Capodanno?
«Abbiamo sempre organizzato grandi eventi lungo il corso di tutto l’anno e non solo perla notte tra il 31 dicembre e il primo gennaio. Nel ’98 sono stato il primo sindaco di una città metropolitana ad avere la co-presidenza del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza: l’allora ministro dell’Interno, Giorgio Napolitano, fece da notaio tra il prefetto Roberto Sorge e il sottoscritto. Si rifletteva tutti insieme e si prendevano decisioni collegiali prima di ogni evento. Quello che oggi è cambiato, sotto il profilo della sicurezza, è la presenza ormai non irrilevante di immigrati che non sono rifugiati in fuga dalla guerra ma persone che sanno che qui stanno meglio. Una volta che sbarcano hanno la garanzia di vitto e alloggio in centri e onlus, con la libertà di muoversi, senza un lavoro, dunque facili prede della criminalità organizzata. Per non parlare delle gang baby o meno baby: ragazzi disagiati psicologicamente per cui non serve solo l’intervento degli assistenti sociali ma anche il legittimo impiego della forza».
Il sindaco Sala aveva subito spiegato che non avrebbe mai firmato per una spesa di un milione di euro per organizzare il concerto di Capodanno.
Davvero servono tutti quei soldi?
«Le mie giunte non hanno mai speso cifre così imponenti in per eventi ludici. Certo, ci sono i costi indiretti che vanno sostenuti per una manifestazione, come quelli per presidiarla, ma si tratta di funzioni istituzionali. È vero che in un periodo come quello attuale è meglio usare le risorse disponibili per altre voci, su tutte il contrasto alla povertà, ma è altrettanto vero che per un concerto di piazza si fa ricorso agli sponsor. Io non ricordo di aver mai pagato un artista...».
Non è che Sala ha avuto paura di un caso Appendino bis?
«Questo è il grosso guaio.
Quanto successo a Torino (la condanna dell’allora sindaco Chiara Appendino per disastro, omicidio e lesioni colposi in seguito alla tragedia di piazza San Carlo del 2017: tre morti nella calca durante la finale di Champions League trasmessa sul maxischermo, ndr) impone sicuramente prudenza perché il rischio di trovarsi in un dirupo e finire in un gorgo è sempre concreto per chi fa il sindaco. I 5 Stelle sono gli ultimi con cui vorrei solidarizzare ma ribadisco ancora la mia vicinanza all’ex sindaco Appendino».
Il tema sicurezza può essere decisivo per le prossime elezioni comunali milanesi?
«Peserà molto perché i crimini predatori sono in continuo aumento e tutto ciò fa sentire insicuri i cittadini.
Mia moglie è stata rapinata davanti a casa dal solito energumeno nordafricano. Erano le 17.40 di un giorno di marzo, non era nemmeno buio. Ha provato a difendersi con un ombrellino ma gli ha fatto il solletico... Io stesso, sempre a due passi da dove vivo, sono stato avvicinato da un gruppetto che ha provato ad aizzare il mio cagnolino per provocarmi: li ho fermati con lo sguardo e con una mano in tasca. Sa, ho il porto d’armi da ormai cinquant’anni. Sinceramente, non credo di avere un solo amico che non sia stato lui stesso, o un suo conoscente, vittima di un reato. Sì, la sicurezza avrà una grande importanza in campagna elettorale perché tocca problemi molto sentiti».
La sinistra, però, ha sempre minimizzato. Quale dev’essere l’approcio del centrodestra?
«Non basta protestare: servono soluzioni. E anche la sinistra ora sta correggendo il tiro: fino a qualche anno fa non volevano i militari per strada... Mi ricordo benissimo quei nove omicidi in nove giorni, nel ’99: vennero a Milano l’allora Presidente del Consiglio, Massimo D’Alema, il ministro dell’Interno, Rosa Russo Iervolino, e i vertici delle forze dell’ordine. Fu un tragico spot pubblicitario ma da lì siamo partiti per mettere in campo scelte necessarie che si sono poi rivelate decisive: il raddoppio del corpo di Polizia Locale, che abbiamo dotato di nuovi mezzi, i 60mila nuovi punti luci in tutta la città, le telecamere. E in due anni i reati sono diminuiti del 34 per cento».