Zelensky attacca Putin Cronaca di Giuseppe Agliastro
Testata: La Stampa Data: 02 gennaio 2025 Pagina: 4 Autore: Giuseppe Agliastro Titolo: «Volodymyr Zelensky. La guerra del gas»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 02/01/2025, a pag. 4 con il titolo "Volodymyr Zelensky. La guerra del gas" la cronaca di Giuseppe Agliastro.
Giuseppe Agliastro
Il gas russo diretto in Europa non passerà più dai metanodotti ucraini: una svolta che è una diretta conseguenza dell'aggressione militare russa contro l'Ucraina. E che secondo diversi osservatori rappresenta il tramonto di un'epoca: quella in cui Mosca dominava incontrastata il mercato del gas del nostro continente.
L'ultimo contratto quinquennale per il transito del gas russo attraverso l'Ucraina è infatti scaduto il 31 dicembre. E Kiev si è rifiutata categoricamente di siglare una nuova intesa col Cremlino dopo l'invasione ordinata da Putin. «Non permetteremo loro di guadagnare ulteriori miliardi sul nostro sangue», aveva detto nelle scorse settimane Volodymyr Zelensky, che ieri ha definito «una delle più grandi sconfitte» della Russia la chiusura dei rubinetti, confermata sia da Mosca sia da Kiev. Il presidente ucraino vuole ridurre le entrate che alimentano la macchina da guerra russa, e così ha deciso di chiudere un passaggio che per decenni ha condotto in Europa prima il gas sovietico e poi quello russo. Si stima che la Russia guadagni 5 miliardi di euro l'anno da questo gas e, con i gasdotti NordStream chiusi e danneggiati da misteriose esplosioni, per lei l'unica rotta ancora aperta verso l'Europa è ormai il TurkStream. Ma anche l'Ucraina avrà delle perdite: il miliardo di euro che riceveva per i diritti di transito.
La mossa di Kiev va però letta nel giusto contesto. Dopo l'invasione dell'Ucraina, l'Ue ha ridotto le importazioni di gas dalla Russia, comprando più metano dalla Norvegia e più gas liquido da Usa e Qatar. Mosca ha invece cercato in India e Cina mercati alternativi per i suoi idrocarburi. Dalla Russia nel 2021 arrivava il 40% delle importazioni Ue di gas, ma nel 2023 meno del 10%. Parte di questo metano passava dall'Ucraina: ma se nel 2020 Mosca esportava dai gasdotti di Kiev 65 miliardi di metri cubi di oro blu, nel 2023 questa quantità si era ridotta a 15 miliardi di metri cubi, cioè meno del 5% del fabbisogno totale europeo. Eppure, ci sono ancora Paesi Ue che dipendono fortemente dal gas russo, come la Slovacchia, che si è subito scagliata contro la mossa di Kiev. Mentre c'è chi teme una «crisi energetica» in Moldova, repubblica ex sovietica candidata all'ingresso nell'Ue.
Possono quindi esserci conseguenze politiche, ma anche economiche e nel settore energetico. Bloomberg afferma che, «sebbene non vi sia alcun rischio di un deficit immediato» di gas in Europa, «l'interruzione potrebbe rendere più difficile l'accumulo di scorte in vista della prossima stagione di riscaldamento», e sottolinea che queste scorte «si sono ridotte rapidamente e ora sono al di sotto del 75% della loro capacità».
In Europa i prezzi del gas hanno sorpassato i 50 euro al megawattora. Ma Reuters sostiene che «lo stop, ampiamente atteso, non avrà alcun impatto sui prezzi per i consumatori nell'Unione europea, a differenza del 2022, quando il calo delle forniture dalla Russia ha fatto salire i prezzi a livelli record». Secondo gli analisti di Energy Aspects, citati da Bloomberg, un aumento dei prezzi globali non sarebbe invece da escludere.
«L'Ue è preparata», afferma da parte sua la Commissione europea. Di tutt'altro parere il premier slovacco Robert Fico, impegnato da settimane in un duello politico con Kiev. La Slovacchia fa transitare il gas russo verso Austria, Italia e Ungheria, ed è uno dei pochi Paesi Ue il cui governo è in buoni rapporti col regime di Putin. Fico – che di recente è volato a Mosca – ha minacciato di rispondere interrompendo le forniture elettriche di cui ha bisogno l'Ucraina, dove in tre anni di guerra i raid russi hanno lasciato al gelo milioni di persone.
La situazione preoccupa anche la Moldova, il cui governo filo-Ue ha rapporti tesissimi col Cremlino. Chisinau sostiene che, una volta chiusi i metanodotti ucraini, Mosca possa fornirle gas attraverso il TurkStream. Ma pochi giorni fa Gazprom ha annunciato che intende sospendere il flusso di gas per un presunto debito da 700 milioni di dollari. La Moldova non ci sta, dice di dovere alla Russia solo 8,6 milioni, e punta a sua volta il dito contro il Cremlino accusandolo di usare «l'energia come un'arma politica». Chisinau importa energia dalla Romania, ma secondo Reuters nella regione separatista della Transnistria la compagnia energetica locale parla di interruzioni dei riscaldamenti e invita le persone a indossare vestiti pesanti.