Gli aiuti a Gaza ci sono, ma li ruba Hamas Analisi di Matteo Legnani
Testata: Libero Data: 31 dicembre 2024 Pagina: 15 Autore: Matteo Legnani Titolo: «Gli aiuti a Gaza ci sono ma li ruba Hamas»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 31/12/2024, a pag. 15, con il titolo "Gli aiuti a Gaza ci sono ma li ruba Hamas" l'analisi di Matteo Legnani.
Freddo e malnutrizione.
Di questo sono morti nel campo profughi di Deir, nella Striscia di Gaza, due neonati palestinesi. Jomaa al Batran e il fratellino gemello Ali sono morti a 24 di distanza l'uno dall'altro, il primo domenica e il secondo ieri, dopo essere stati inutilmente ricoverati in gravi condizioni presso l’ospedale Martiri di Al-Aqsa, a Gaza City.
Con loro sale a sei il numero di neonati deceduti nelle tende della Striscia nel corso dell'ultimo mese.
All'arrivo dell'inverno, le temperature in Palestina si abbassano fino a pochi gradi sopra lo zero di notte, accrescendo le difficoltà di chi vive praticamente all'addiaccio. E la propaganda palestinese ha colto l'occasione per lanciare ad Israele nuove accuse (ampiamente riportate dai media) di bloccare o, quantomeno, ostacolare gravemente l'arrivo degli aiuti nella Striscia.
Tuttavia le foto realizzate da una testimone oculare nelle scorse ore presso il check point di Kerem Shalom, un valico nell'estremo sud della Striscia di Gaza appena pochi chilometri a sud di quello di Rafah, mostrano come la verità sia ben diversa. A scattarle è stata Dalia Gubbay, assessore alle Scuole della Comunità ebraica di Milano, impegnata in questi giorni in un viaggio in Israele. «Davanti ai nostri occhi, nell’arco di pochi minuti, sono passate decine di camion, direi almeno una trentina, provenienti dall’Egitto e diretti a Gaza. Alcuni dei mezzi erano dell’UNRWA (l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa degli aiuti ai profughi, ndr), ma ce n’erano di diversi Paesi, tra cui l’Arabia Saudita».
Se i camion ci sono ed entrano carichi in territorio palestinese, il punto è sempre lo stesso: che fine fanno gli aiuti? La morsa nella quale Hamas da anni stritola la popolazione locale incide anche qui, al punto che c’è chi ipotizza che alla gente di Gaza arrivi non più del 20% di quanto entra nella Striscia sotto forma di aiuti umanitari.
La stessa UNRWA, che nelle ultime ore ha lanciato l’allarme per una «incombente carestia a Gaza» si è mostrata essere estremamente permeabile da parte dell’organizzazione terroristica, al punto da spingere alcuni Paesi a sospendere la collaborazione con l’agenzia dell’Onu. L’ultimo caso è stato quello della Svezia, che lo scorso 21 dicembre ha deciso di chiudere i suoi rapporti con l’UNRWA in Palestina annunciando che farà transitare attraverso altre agenzie e altre onlus i suoi aiuti «perché possano effettivamente e tempestivamente raggiungere la popolazione».
Occorre poi considerare il fatto che carenza di generi alimentari e freddo affliggono una parte dei palestinesi di Gaza nella stagione invernale da molto prima che Israele invadesse la Striscia in risposta all’attacco terroristico portato da Hamas su territorio israeliano il 7 ottobre 2023.
Da anni i media rimandano le immagini di coloro che vivono di stenti in tende all’interno di campi profughi in un territorio che, nei fatti, è sempre stato governato da un’organizzazione terroristica che non ha problemi di denaro. Addirittura la seconda più ricca al mondo, secondo un’indagine realizzata qualche anno fa da Forbes, che ad Hamas attribuì un patrimonio di un miliardo di dollari. Dei quali i poveri disgraziati di Gaza hanno sempre visto solo le briciole.
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