L’uso del termine 'genocidio' rinforza l’antisemitismo Commento di Antonio Donno
Testata: Informazione Corretta Data: 31 dicembre 2024 Pagina: 1 Autore: Antonio Donno Titolo: «L’uso del termine 'genocidio' rinforza l’antisemitismo»
L’uso del termine 'genocidio' rinforza l’antisemitismo Commento di Antonio Donno
Il recente, massiccio bombardamento israeliano sulle postazioni degli Houthi nello Yemen, che minacciano il passaggio delle navi nello Stretto di Bab-el-Mandeb, completa i successi che Israele ha conseguito per tutto il 2024 contro Hamas e Hezbollah, il tutto condito dal crollo del sanguinario regime di Assad in Siria, che sta impegnando l’aviazione di Israele in alcune zone a ridosso della parte siriana e libanese del Golan. L’esito positivo di queste iniziative militari si ripercuote sulle posizioni che finora l’Iran ha controllato ai confini nord di Israele per mezzo di Hezbollah, costringendo migliaia di cittadini israeliani ad abbandonare le proprie abitazioni e retrocedere verso l’interno di Israele. Insomma, il governo di Netanyahu ha conseguito successi militari di tutto rilievo contro i nemici storici del suo Paese. Il tutto è avvenuto nel totale isolamento politico di Israele.
La vicenda di Gaza, strumentalizzata a livello internazionale contro Israele, pone lo Stato ebraico in una posizione difficile soprattutto nel contesto del mondo occidentale. Il fatto che i terroristi di Hamas, per quanto ridotti al lumicino, usino la gente di Gaza, che li sostiene (è sempre il caso di ribadire questa verità), come scudi umani per mettere in luce il cosiddetto “genocidio” operato da Israele contro gli abitanti di Gaza, è il “leit motiv” del nuovo, diffuso antisemitismo che circola a livello internazionale. L’antisemitismo è sempre lì, sottotraccia, pronto ad emergere in ogni occasione buona per rinfocolarlo. Eppure, “genocidio” ha un significato ben diverso da quello in uso oggi contro Israele. Lo sanno soprattutto coloro che lo usano contro Israele, gli antisemiti che si vanno diffondendo a macchia d’olio. Fu il giurista ebreo-americano di origine polacca, Raphael Lemkin, a coniare il termine “genocidio”: “[Esso] è inteso a significare un piano coordinato di azioni diversificate finalizzate alla distruzione dei fondamenti della vita di gruppi nazionali, allo scopo di annichilire i gruppi medesimi”.
“Genocidio”, quindi, ha un significato ben preciso, da applicarsi, ad esempio, allo sterminio sistematico della “razza” ebraica da parte di Hitler in Europa o alla ripulitura operata da Pol Pot in Cambogia. Ora, la situazione a Gaza non è neppure lontanamente paragonabile agli stermini di Hitler o di Pol Pot. A parte l’uso strumentale che i terroristi di Hamas fanno della popolazione araba di Gaza, l’azione militare di Israele tende a colpire il gruppo terroristico di Hamas, colpevole del massacro del 7 ottobre 2023 contro i civili israeliani. I terroristi si coprono dietro la popolazione di Gaza, che subisce le incursioni israeliane, per quanto gli attacchi israeliani siano spesso annunciati e tendano a colpire i terroristi. Le cifre delle vittime dell’azione militare di Israele sono artatamente gonfiati da Hamas per rinforzare l’accusa di “genocidio” nei confronti dello Stato ebraico.
Stando alla definizione di Lemkin, accettata a livello internazionale, le vittime civili di Gaza non rappresentano un gruppo nazionale, ma costituiscono una piccola parte dell’immenso mondo arabo, che è utilizzata, come detto, dai terroristi di Hamas per ottenere l’accettazione del termine “genocidio” a loro uso e consumo. Viceversa, se, per pura ipotesi, il mondo arabo ottenesse con la guerra la distruzione totale dello Stato di Israele, allora il termine “genocidio” avrebbe un senso. L’uso di questo termine, dunque, per significare la morte di civili arabi a Gaza, è una pura falsità che connota l’aumento dell’antisemitismo. I civili di Gaza sono le vittime prestabilite dei terroristi di Hamas. Lo disse spietatamente lo stesso Yahya Sinwar, capo di Hamas, oggi eliminato da Israele: più musulmani muoiono – così sentenziò – per mano dei sionisti, più l’odio verso di loro si intensificherà fino alla distruzione dell’entità sionista. Mal gliene incolse, perché non potrà partecipare all’esito sperato.
L’uso del termine “genocidio”, oggi in voga, alimenta l’antisemitismo. È diffuso, in particolare, nelle Università americane, ma è presente anche in quelle europee, costituendo un grande blocco pseudo-culturale che i fatti di Gaza alimentano. Nonostante ciò, Israele ha ottenuto notevoli risultati contro i suoi nemici e questo causa un aumento di odio nei suoi confronti. Ma gli antisemiti devono rassegnarsi. Nonostante il suo isolamento politico, Israele infligge colpi durissimi contro gli avversari che sperano nella sua estinzione. Stati Uniti ed Europa stanno a guardare e non possono che constatare le straordinarie capacità di sopravvivenza di Israele.