Medio Oriente, l’anno dell’incredibile cambiamento Commento di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale Data: 31 dicembre 2024 Pagina: 12 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «Medio Oriente, l’anno dell’incredibile cambiamento»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 31/12/2024 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein dal titolo: "Medio Oriente, l’anno dell’incredibile cambiamento".
Fiamma Nirenstein
Che anno è stato quello che si chiude, e che anno sarà quello nuovo. Nei giorni di Hanuccah, quando sul candelabro a 8 braccia si accende una candelina al giorno, ricordo del miracolo che consenti a Giuda Maccabeo di vincere la guerra, si può credere nell’impossibile. Poco più di un anno fa, il 7 ottobre 2023, Israele sembrava perduto. L’anno che si chiude è stato l’anno della rinascita costruita su sette fronti di guerra dopo quella mattina in cui le belve di Hamas si erano avventate su 1200 cittadini grandi e piccoli nei kibbutz vicino a Gaza; il 2024 ha cercato con le unghie e coi denti la risposta, il rimedio, e riuscendoci oltre ogni previsione, ha cambiato la carta geografica, la struttura del potere, il futuro di una parte essenziale del mondo, il Medio Oriente, la cui influenza ideologica e strategica si allarga al resto dell’orbe terracquea. È stata voltata una lunga pagina di storia, quella dell’assedio dell’estremismo islamico sciita guidato dall’Iran con tutte le sue diramazioni: al centro, era stata per anni disegnata la distruzione di Israele come bersaglio guida della conquista dell’Occidente. Ci siamo andati vicini, e verrà il giorno in cui il mondo finalmente riconoscerà il valore degli eroi che hanno combattuto e sono morti per fermare la piaga del terrorismo religioso di massa a Gaza e in Libano, e nei cieli con gli aerei che hanno volato a migliaia di chilometri di distanza a nord e a sud fra missili e nuvole nemiche segnando di fatto il confine della civiltà di fronte alla barbarie.
Il 2024 è stato l’anno in cui Israele ha messo nel rifugio di casa (cui correva ad ogni bombardamento disconosciuto da tutta l’informazione, come fosse la cosa più normale essere bombardati quotidianamente) acqua e biscotti per prepararsi alla grandine di missili iraniani; e invece li ha fatti a pezzi sulla strada verso Gerusalemme. L’anno, in cui se Israele non avesse avuto la grinta di tenere duro a Gaza sull’ingresso a Rafah e sullo Tzir Filadelfi e lungo la strada di Netzarim, oggi il fratello di Sinwar starebbe preparando il secondo Sette Ottobre. L’anno in cui mentre tutti i servizi di sicurezza imploravano di non attaccare Hezbollah perché troppi erano i missili di cui disponeva (250mila), stupefatto il mondo ha visto l’operazione dei beeper e l’uccisione di Nasrallah, oltre alla scoperta sui confini del Libano con Israele di tunnel come quelli di Hamas, pieni di armi e attrezzature per invadere Israele. E anche Putin, minacciosamente affacciato dalle alture del Golan proteggendo Assad, uno dei peggiori assassini del nostro secolo, dopo avere ospitato Hamas a casa sua e essere diventato il migliore socio dell’Iran con l’acquisto dei droni omicidi per Kiev, ha dovuto sloggiare; l’Iran ha visto il suo Assad fuggire, e Putin accogliere lo sconfitto a Mosca mentre Israele entrava in Siria a sorvegliare che le milizie islamiste non si appropriassero delle armi. L’assedio era finito.
Il 2025 non ha la stessa carta geografica per Israele: ha riconquistato i suoi confini; ha dentro Gaza, in Libano, in Siria una barriera di sicurezza militare; l’Iran indebolito minaccia ancora la costruzione della bomba atomica, ma gli ayatollah sanno che Israele, che ha giurato di impedirlo, avrà dalla sua parte il nuovo presidente americano Trump e che il loro regime trema. Non accadrà che a Israele venga minacciata come nel marzo del 2024 da un embargo di armi come quello usato da Biden. Sotto traccia non vi è oggi uno Stato Palestinese come quello di Hamas, che comunque controllerebbe Abu Mazen: nel futuro un’alleanza coi Paesi Sunniti disponibili a un nuovo Patto di Abramo. Se i Palestinesi intendono partecipare, dovranno provarlo. Nessuno si aspetta che l’anno prossimo sia una passeggiata, 100 rapiti sono ancora nelle mani del gruppo più crudele del mondo, Israele li tiene al centro del suo futuro. Uno a uno si piangono 823 soldati che in quel Paese piccolo restano il miglior allievo di fisica, il miglior musicista, la migliore maestra, il miglior falegname, il più dolce dei figli e dei mariti. E Israele fronteggia adesso anche la sfida della calunnia paranoica, il blood libel antisemita violento e demenziale che è linguaggio comune dei media, della sinistra, del mondo islamista.
È stato l’anno in cui abbiamo scoperto quanta rabbia susciti in una massa che si illude di parteggiare per i diritti umani il concetto stesso che un ebreo si difenda per sopravvivere. Quanta fatica faccia cercare numeri veri, informazioni attendibili. Quanti giornalisti sparino false notizie non verificate. Quanto l’inimicizia dell’ONU diventi persecuzione tramite i tribunali internazionali. Ma forse la novità del 2025, in cui Israele vive e ha ripetuto la sorpresa del 1948 e del 1967, convincerà i suoi nemici a una pace diversa, quella di una realtà smascherata e superata.
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