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Libero Rassegna Stampa
29.12.2024 Iran sempre più isolato
Analisi di Carlo Nicolato

Testata: Libero
Data: 29 dicembre 2024
Pagina: 5
Autore: Carlo Nicolato
Titolo: «Gli ayatollah feriti sono più minacciosi»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 29/12/2024, pag. 5, con il titolo "Gli ayatollah feriti sono più minacciosi", la cronaca di Carlo Nicolato. 

Carlo Nicolato
Carlo Nicolato

Khamenei a una parata militare. Invece di spazzar via Israele, come pensava di fare dopo il 7 ottobre, il regime iraniano è rimasto isolato. La sconfitta di Hamas e di Hezbollah, lascia a Teheran solo gli Houthi come alleati nel Medio Oriente. Ma anche se isolato, il regime è pronto a pericolosi colpi di coda.

In 14 mesi di guerra, quella guerra generata dalla “rabbia” che secondo le parole di Khamenei avrebbe dovuto «spazzare via Israele», l’Iran ha perso quasi tutti i suoi proxy.
Restano gli Houthi per i quali è una questione di giorni e le milizie sciite irachene che tuttavia con la caduta di Assad in Siria hanno già perso gran parte della loro importanza. L’Iran degli ayatollah è ora uno Stato isolato, circondato da Stati nemici perlopiù sunniti ben contenti del suo repentino indebolimento che, sia chiaro, non è solo dovuto alla perdita degli alleati ma anche a una crisi economica gravissima con un’inflazione che supera abbondantemente il 30%.
Tutto questo però non significa che l’Iran sia diventato meno pericoloso, anzi la storia insegna che una dittatura ferita è ancora più minacciosa perché tende a ricorrere alla repressione interna per mantenere il potere politico, come in qualche modo dimostra anche l’arresto della giornalista italiana Cecilia Sala, e ai rimedi estremi in ambito internazionale per mantenere il potere di deterrenza perso.
L’Iran infatti possiede ancora due importanti frecce al suo arco: il nucleare e l’alleanza con Putin. A metà dicembre Gran Bretagna, Francia e Germania hanno accusato Teheran di aver aumentato le sue scorte di uranio altamente arricchito a «livelli senza precedenti» senza «alcuna giustificazione civile credibile». Secondo le tre nazioni «ciò fornisce all’Iran la capacità di produrre rapidamente materiale fissile sufficiente per molteplici armi nucleari».

IL RAPPORTO

In un rapporto di inizio dicembre l’Ufficio del Direttore dell’Intelligence Nazionale degli Stati Uniti ha avvertito che «l’Iran ha ora abbastanza materiale fissile per realizzare più di una dozzina di armi nucleari» anche se ha sottolineato che il regime non ha ancora deciso di passare alla bomba. Ad aprile scorso il comandante del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica responsabile della sicurezza nucleare, Ahmad Haghtalab, aveva avvertito che «le minacce del regime sionista contro gli impianti nucleari iraniani rendono possibile rivedere la nostra dottrina nucleare». I più ottimisti tuttavia sostengono che la decisione non sarebbe ancora stata presa anche grazie all’arrivo del nuovo presidente Masoud Pezeshkian, un moderato che si è già detto disponibile alla riapertura dei colloqui sulla questione del nucleare. Secondo loro la dottrina anti-bomba avrebbe retto anche di fronte a una esplicita richiesta di modifica da parte di decine di deputati al Consiglio supremo per la sicurezza nazionale. Ma il “moderatismo” di certe correnti politiche iraniane, nel caso di Pezeshkian quella dei Riformisti, non deve trarre in inganno. Il presidente in carica è un uomo di Khamenei ed è stato eletto perché la guida suprema ha ritenuto che fosse l’uomo giusto nel posto giusto al momento giusto.

LA CAUTELA

Seppur anziano e in crisi di credibilità, Khamenei tende infatti a essere cauto in tempi di crisi e di solito attende che la tempesta passi prima di fare il prossimo passo. È probabile perfino che nei prossimi mesi l’Iran accetterà possibili offerte diplomatiche americane ed europee, ma se questo avverrà si tratterà quasi certamente di una copertura per proteggere le infrastrutture nucleari da un attacco. Teheran lo ha già fatto in passato e la dissimulazione fa parte della cultura religiosa sciita (taqiyyah). La seconda freccia all’arco del regime degli ayatollah è l’alleanza con la Russia sempre più vitale per entrambi, specie dopo che Mosca ha perso l’alleato più solido della regione, cioè la Siria di Assad. È verosimile dunque che tale alleanza si solidifichi ulteriormente a beneficio di entrambi i Paesi, specie sotto il punto di vista militare.
Teheran ha già fornito alla Russia missili a corto raggio (i Fath-360) e droni da utilizzare nella guerra contro l’Ucraina, guadagnandosi per questo nuove sanzioni da parte degli Usa e dell’Europa, mentre avrebbe ottenuto in cambio, secondo il segretario di Stato americano Blinken, tecnologia «su questioni nucleari, così come importanti informazioni spaziali». Mosca è anche alla ricerca di nuove basi militari per sopperire alle perdite in Siria potrebbe studiare l’opportunità di un accordo per l’utilizzo di basi nel Golfo.
«Le relazioni con l’Iran sono per noi una priorità e stanno procedendo con grande successo» ha detto Putin a ottobre durante un incontro con Pezeshkian che, tra le altre cose, è anche l’unico capo di Stato dell’area Medio Oriente - Golfo che ha il “privilegio” di far parte dell’area Brics.

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