Gli Usa a Israele: amicizia con Damasco Commento di Mirko Molteni
Testata: Libero Data: 24 dicembre 2024 Pagina: 16 Autore: Mirko Molteni Titolo: «Gli Usa a Israele: amicizia con Damasco»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 24/12/2024, a pag. 16 con il titolo "Gli Usa a Israele: amicizia con Damasco" l'analisi di Mirko Molteni.
Mirko Molteni
Anche l'Italia ha mandato una delegazione a Damasco per parlare col nuovo padrone della Siria, Abu Al Jolani, capo delle milizie jihadiste Hayat Tharir Al Sham (HTS) che hanno rovesciato il regime di Bashar El Assad. Lo ha confermato ieri il ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Ci auguriamo che il nuovo ordinamento rispetti le minoranze, in particolare i cristiani».
Secondo quanto riportato da Canale 12, alti funzionari americani hanno esortato le loro controparti israeliane a instaurare legami con il nuovo leader siriano. «Stiamo parlando di un leader pragmatico che vuole sviluppare relazioni strategiche con le nazioni della regione», hanno aggiunto. Gerusalemme tuttavia, sospetta anche che il nuovo leader siriano stia prendendo in giro gli Stati Uniti e la comunità internazionale e stia cercando solo di stabilizzare il suo controllo del Paese.
Occorre capire da che parte pende Al Jolani, formatosi in Al Qaeda e poi nel movimento Jabhat al Nusra che ha cambiato nome varie volte, fino all'attuale HTS. Negli ultimi giorni si presenta moderato, in giacca e cravatta, col nome anagrafico Ahmad Al Sharaa. Dice di «proteggere le minoranze» e, per imbambolare l'Occidente, ha nominato una donna, Aisha Al Debs, «attivista umanitaria di Idlib», alla guida dell'Ufficio Affari Femminili. Ma al contempo, il portavoce della milizia HTS, Obaida Arnaut, ha affermato che le donne non possono fare tutti i mestieri, ad esempio non potranno fare i magistrati od occuparsi di forze armate: «Le mansioni delle donne devono essere compatibili con il ruolo che possono assumere. Se decidessimo di dare a una donna il ministero della Difesa, questo si accorderebbe con la sua essenza e natura biologica? Senza dubbio no. Può impegnarsi come un uomo? Non può».
Forte è il sospetto che Al Jolani e seguaci si stiano camuffando, come i talebani nell'agosto 2021, appena scacciate da Kabul le armate occidentali. Allora avevamo visto i jihadisti afghani mettersi a dirigere il traffico e divertirsi alle giostre.
A Damasco, per ora, i miliziani consentono gli alberi di Natale. Al Jolani è un camaleonte che recita su copione scritto dalla Turchia. Quando ha dichiarato che «le armi rientreranno sotto il controllo dello Stato», lo ha fatto su impulso del ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, che punta a neutralizzare l'autonomia regionale nel Nordest del Paese delle milizie curde siriane SDF/YPG . Ecco perché i turchi hanno appaltato ad Al Jolani il controllo di una Siria che deve rimanere unitaria, sotto la loro influenza, per impedire che uno Stato curdo de facto indipendente agglomeri i numerosi curdi di Turchia.
È per capire le reali intenzioni del nuovo raìs che è giunto ieri a Damasco anche il ministro degli Esteri giordano, Ayman Safadi, dopo l'allarme dei servizi segreti israeliani sul possibile “contagio” alla Giordania di una rivolta islamista ispirata dagli eventi siriani per rovesciare re Abdullah. Jolani ha ricevuto inoltre il leader dei drusi libanesi Walid Joumblatt e una delegazione del Qatar.
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