Garton Ash: Se vince Putin un conflitto nucleare è probabile Analisi di Timothy Garton Ash
Testata: La Repubblica Data: 21 dicembre 2024 Pagina: 15 Autore: Timothy Garton Ash Titolo: «Se vince Putin un conflitto nucleare è più probabile»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 21/12/2024, a pag. 15, con il titolo "Se vince Putin un conflitto nucleare è più probabile", il commento di Timothy Garton Ash.
Timothy Garton Ash
Esistono attività umane in cui entrambe le parti possono vincere. La guerra non vi rientra. Questa guerra o la vince l’Ucraina o la vince la Russia. L’ex ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba dice senza mezzi termini che se l’andamento attuale non cambia, «noi perderemo questa guerra».
Sia chiaro, è ancora evitabile. Supponiamo che l’Occidente assuma a favore dei quattro quinti di territorio ucraino ancora controllati da Kiev impegni militari sufficienti a scoraggiare ulteriori avanzate russe, garantire investimenti su larga scala per la ricostruzione, incoraggiare gli ucraini a rientrare dall’estero per ricostruire il loro Paese e permettere una politica stabile, europeista e orientata alle riforme. Tempo 5 anni e il Paese entra nell’Ue, successivamente, sotto una nuova amministrazione Usa, avvia il processo di adesione alla Nato. La maggior parte dell’Ucraina diventa una nazione sovrana, indipendente, libera e ancorata all’Occidente.
La perdita di una grossa porzione di territorio, le sofferenze di almeno 3,5 milioni di ucraini sotto occupazione russa e il tributo in morti, mutilati e traumatizzati rappresenterebbero un costo spaventoso. Non sarebbe una vittoria completa, ma comunque una vittoria per l’Ucraina e una sconfitta storica per la Russia. In un sondaggio dell’Istituto internazionale di sociologia di Kiev viene chiesto agli ucraini se, per porre finealla guerra, accetterebbero l’attuale territorio in cambio della combinazione di ricostruzione e adesione a Ue e Nato: negli ultimi 6 mesi i sì sono saliti dal 47% al 64%.
Ma per arrivare a questo risultato con Donald Trump alla Casa Bianca servirebbe una coalizione europea dei volenterosi disposta a prendere impegni sulla sicurezza di portata e audacia inaudite. I leader Ue ne sono ormai consapevoli, ma la politica democratica nella maggior parte dei Paesi è ben lontana dal legittimarli a farlo. Per cercare di convincere gli europei a sostenere le politiche necessarie, ma anche per fargli capire quali saranno le conseguenze se – come appare verosimile – non lo faranno in tempo, la domanda da porci è la seguente: cosa succede se vince la Russia?
Se vince la Russia, dovremmo aspettarci quanto segue per Ucraina, Europa, Stati Uniti e pace mondiale. L’Ucraina sarebbe sconfitta, divisa, demoralizzata e spopolata. I soldi per la ricostruzione non arriverebbero e si registrerebbe una nuova ondata di esuli. La politica assumerebbe un’impronta astiosa, anti-occidentale. Si aprirebbero nuove possibilità per disinformazione e destabilizzazione russe. E le riforme necessarie all’adesione Ue subirebbero uno stop. L’Europa, nel complesso, assisterebbea un’escalation della guerra ibrida russa già in corso senza che la maggioranza degli europei occidentali, impegnati nello shopping natalizio, se ne sia accorta. Non passa settimana senza qualche incidente: una nave da guerra russa lancia un razzo contro un elicottero tedesco; pacchi Dhl che esplodono; sabotaggio alla rete ferroviaria francese, un incendio doloso che coinvolge un’attività imprenditoriale ucraina a Londra; cavi sottomarini tagliati nel Mar Baltico; una minaccia di morte indirizzata a un produttore di armi tedesco. Non tutti gli eventi possono essere ricondotti senza dubbio a Mosca, ma molti sì.
La guerra ibrida ad ampio spettro include l’interferenza elettorale. In Georgia le elezioni sono state truccate. In Moldavia circa il 9% dei voti è stato acquistato direttamente dalla Russia. In Romania il primo turno delle presidenziali sarà ripetuto.«Ah, è l’Europa dell’Est», esclama indifferente il consumatore natalizio a Madrid, Roma o Düsseldorf. Ma il capo del servizio di sicurezza interna tedesco ha avvertito che la Russia cercherà di interferire nelle elezioni di febbraio, tutt’altro che marginali per il futuro dell’Europa.
Questa settimana abbiamo visto un Vladimir Putin ancora sicuro di sé nonostante l’ assassinio per mano ucraina del suo generale responsabile delle armi di distruzione di massa. La sua è ormai un’economia di guerra e una dittatura caratterizzata dal confronto con l’Occidente. Sarebbe più che ingenuo sperare che la diplomazia possa arrivare al momento magico in cui la Russia di Putin si dichiara “soddisfatta” di un esito in Ucraina e torna alla routine del tempo di pace. Quando gli strateghi Nato affermano che dovremmo essere preparati a una possibile aggressione russa contro il territorio dell’Alleanza entro il 2029, non stanno diffondendo storie dell’orrore per aumentare i bilanci militari.
Gli elettori del Maga negli Usa potrebbero tirarsi fuori, invitando noi europei a badare a noi stessi, perché loro devono preoccuparsi della Cina. Ma la Russia ora collabora più che mai con Cina, Corea del Nord e Iran. Putin sarà anche accusato dalla Corte Penale Internazionale, ma continua a viaggiare in metà del mondo come ospite gradito. Lui stesso ha parlato di una nuova «maggioranza globale» e della «formazione di un ordine mondiale completamente nuovo». In questo nuovo ordine, la guerra e la conquista territoriale sono strumenti di politica del tutto accettabili in continuità con avvelenamenti, sabotaggi, disinformazione e interferenze elettorali. Una vittoria russa in Ucraina incoraggerà la Cina a intensificare la pressione su Taiwan e la Corea del Nord le provocazioni contro la Corea del Sud.
Arriviamo così alla conseguenza più grave di tutte: la proliferazione nucleare. Ricordiamo che l’Ucraina ha volontariamente rinunciato alle armi atomiche nel 1994, in cambio di garanzie di sicurezza da parte di Stati Uniti, Regno Unito e Russia, per poi essere colpita da una delle potenze che le avevano promesso protezione. Secondo l’ultimo sondaggio Kiis, il 73% degli ucraini è a favore del “ripristino delle armi nucleari” del loro Paese. Incredibilmente, il 46% afferma che lo sarebbe anche se l’Occidente imponesse sanzioni e interrompesse gli aiuti. In pratica, gli ucraini stanno dicendo all’Occidente: se non ci difenderete voi, lo faremo da soli. Durante recenti visite in Ucraina, mi è stato detto più volte: «O la Nato o le armi nucleari». Ma non si tratta solo dell’Ucraina. Paesi vulnerabili in tutto il mondo trarranno la stessa conclusione. E più governi – e possibilmente attori non statali – acquisiranno armi nucleari, maggiore sarà la certezza che verranno utilizzate.
Nelle elezioni tedesche, il cancelliere Olaf Scholz ha vergognosamente cercato di sfruttare la paura di una guerra nucleare contro il suo principale rivale, il cristiano-democratico Friedrich Merz. In realtà, sono proprio le conseguenze dell’auto- deterrenza dell’Occidente per paura di un’escalation nucleare russa in Ucraina, personificata da Scholz e abilmente sfruttata da Putin, a incrementare la probabilità di proliferazione nucleare e, quindi, il rischio a lungo termine di una guerra atomica.
La conclusione è chiara e tristemente familiare. La riluttanza delle democrazie europee a pagare un alto prezzo ora significa che il mondo ne pagherà uno ancor più alto in seguito.
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