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Corriere della Sera Rassegna Stampa
19.12.2024 Gaza: la guerra delle cifre
Analisi faziosa di Giusi Fasano

Testata: Corriere della Sera
Data: 19 dicembre 2024
Pagina: 12
Autore: Giusi Fasano
Titolo: «Gaza: la guerra delle cifre»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 19/12/2024, a pag. 12, con il titolo "Gaza: la guerra delle cifre" l'analisi di Giusi Fasano.


Giusi Fasano

Il Corriere, finalmente, dà la notizia che le cifre sulle vittime a Gaza fornite dal "ministero della sanità" di Hamas sono fasulle, come rileva anche la Henry Jackson Society. Ma allora che fa? Relativizza il valore della HJS sottolineando che si tratta di un istituto di ricerca "di destra", quindi ne mina l'attendibilità già in partenza. Poi la mette a confronto con altre fonti veramente faziose, come Le Monde, che danno per buona l'informazione dei terroristi di Hamas. Insomma, se non puoi smentire, relativizza. Davvero un pessimo servizio per i lettori del giornale più diffuso in Italia.

«Sono quasi 46 mila». «No, sono più di tre volte tanto». «Macché, i dati sono sovrastimati». La guerra Israele-Gaza è anche una guerra di numeri: quelli più neri, cioè i morti dall’inizio del conflitto a oggi.

È dal primo giorno che le parti si accusano l’un l’altra di non dire la verità sulle vittime del conflitto. Il «genocidio» evocato da un lato diventa «bilancio falso e gonfiato» dall’altro. E ogni volta che qualcuno presenta uno studio nuovo sui dati si riaccende la polemica.

L’ultima è di pochi giorni fa. «Conteggio discutibile: analisi sul bilancio delle vittime calcolate dal ministero della Salute gestito da Hamas a Gaza», dice il titolo di un rapporto diffuso dalla Henry Jackson Society (HJS), istituto con sede nel Regno Unito che Wikipedia colloca nella «destra, neoliberista e neoconservatrice». Un rapporto che sta facendo molto rumore fra analisti, commentatori, giornalisti. Soprattutto in Israele. Molto rumore perché si riapre il contrasto (presente fin dal primo giorno) sull’affidabilità delle cifre di morti e feriti fornite quotidianamente dal ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas.

In sostanza questo studio dice che ci sarebbero gravi imprecisioni nelle cause di decesso fornite dai palestinesi: per esempio classificazione sbagliata dei morti (della loro età, in particolare, con adulti conteggiati come bambini) e attribuzione erronea delle responsabilità. Gli autori del report notano, nel conteggio totale dei morti a Gaza, l’assenza dei decessi naturali (circa 5.000) e quella dei combattenti di Hamas (più o meno 17 mila). Nessuna distinzione — dicono — fra le vittime causate dai bombardamenti di Israele e quelle cadute per i razzi di Hamas, come le persone in coda per la distribuzione di aiuti alimentari. Insomma: il numero delle vittime sarebbe «sistematicamente gonfiato».

Quindi non i circa 46 mila morti contati finora dall’inizio della guerra ma molti meno, ipotizza HJS. Con i media internazionali che «solo nella misura del 5% utilizzano il conteggio fornito da Israele». Il resto — dice — prende per buoni i dati palestinesi.

Ma la questione dei numeri e della loro affidabilità è tutt’altro che nuova. Mentre l’agenzia di stampa turca Anadolu Ajansi (del governo) risponde alle stime di HJS parlando di «genocidio» e indica «più di 152.000 morti e feriti palestinesi», viene in mente l’inchiesta del quotidiano francese Le Monde che, a un anno dall’attacco del 7 ottobre 2023, spiegò perché le cifre di Hamas «sono affidabili e forse persino sottostimate». Per esempio perché «un documento di 649 pagine pubblicato a metà settembre elenca le 34.344 persone uccise e identificate (al 31 agosto) con nome, sesso, data di nascita ed età. Senza fare distinzioni tra combattenti e civili ma stabilendo che i morti oltre i 60 anni, le donne e i bambini di età inferiore a 18 anni sono oltre il 60% del totale».

E poi ci sono i dati di diverse riviste scientifiche e mediche. Fra loro The Lancet, che mesi fa scrisse di morti «dirette e indirette» delle guerre e ritenne: «Non è improbabile stimare che fino a 186.000 o anche più decessi potrebbero essere attribuibili all’attuale conflitto a Gaza».

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lettere@corriere.it

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