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La guglia, la mezzaluna e il vento La riapertura di Notre Dame è stata l'occasione per Macron per invitare tutti i leader del mondo. Come una sfida al mondo, l'affermazione che l'Occidente cristiano non intende indietreggiare di fronte all'ascesa dell'estremismo islamico. È uno spettacolo di alto livello quello che domenica scorsa la Francia ha offerto al mondo. Accantonati i suoi problemi, il Presidente Macron ha accolto uno dopo l'altro i suoi prestigiosi ospiti venuti a celebrare la rinascita della cattedrale Notre Dame de Paris, dopo il terribile incendio che l'aveva distrutta cinque anni fa. Questa incredibile impresa, alla quale nessuno credeva, è stata resa possibile non solo da una mobilitazione mondiale per raccogliere le ingenti somme necessarie, ma anche dalla straordinaria dedizione di tutte le maestranze che hanno reso possibile la realizzazione di questo progetto eccezionale. Anche se la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, la cui presenza era stata annunciata, alla fine non è venuta, era presente la maggioranza di tutta la vecchia Europa, teste coronate e capi di Stato. Pure diversi leader africani hanno affrontato il viaggio. E’ necessario precisarlo? Provenivano tutti da Paesi di tradizione e religione cristiana. Era presente anche il patriarca maronita del Libano Bechara Raï. C'erano anche degli ospiti più insoliti. Il Presidente eletto Trump, che entrerà in carica tra poco più di un mese, invitato espressamente dal Presidente francese nell'ambito delle grandi manovre diplomatiche che sta portando avanti, in particolare per incontrare l'ucraino Volodymir Zelensky, un ebreo ashkenazita, anche lui presente. Inserito nel programma all'ultimo minuto, c’era anche il principe William, figlio ed erede del re Carlo III del Regno Unito, “governatore supremo” della Chiesa anglicana che un tempo perseguitava i cattolici. Ugualmente sorprendente, nell'ambito degli sforzi per rafforzare i legami con la Francia, il fatto che il re del Marocco, Mohammed VI, “comandante dei credenti” – i credenti che in precedenza avevano devastato le chiese – abbia inviato suo fratello per questa solenne occasione. Tutti avrebbero dovuto assistere alla parte “ufficiale” dell'evento sotto un tendone riscaldato, appositamente installato sul sagrato. Ma i capricci del tempo, la pioggia e il vento che soffiava fortissimo, li hanno costretti a “rifugiarsi” all'interno e a prendere posto sotto l'alta navata della cattedrale. Proprio lì, dopo aver ascoltato il discorso di benvenuto del presidente Macron, hanno assistito alla lunga cerimonia religiosa: cortei di sacerdoti con croci in testa, sfilata di stendardi di tutte le parrocchie di Parigi, vescovi con la mitra, compreso quello di New York, il cardinale Timothy Dolan. Salmi e lettura di un messaggio del Papa. Milioni di telespettatori hanno potuto seguire l'evento. Come una sfida al mondo, l'affermazione che l'Occidente cristiano non intende indietreggiare di fronte all'ascesa dell'estremismo islamico. Nello stesso tempo, dall’altra parte del Mediterraneo, una tempesta di altro tipo si stava abbattendo sul regime di Assad in Siria, annunciando l’indebolimento dell’”asse del male” iraniano e della sua volontà egemonica. Con l'avvicinarsi delle festività della Natività, è anche il momento di ricordare che il Natale commemora la nascita di un bambino ebreo nella città di Betlemme in Giudea, e che è proprio alla madre di questo bambino, l'ebrea Maria, che è dedicata la cattedrale Notre Dame de Paris.
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