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Bet Magazine Rassegna Stampa
03.12.2024 Quando Trump firmò gli Accordi di Abramo… Un ritorno che fa sperare nella pace regionale? Forse sì
Commento di Angelo Pezzana

Testata: Bet Magazine
Data: 03 dicembre 2024
Pagina: 19
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: «Quando Trump firmò gli Accordi di Abramo… Un ritorno che fa sperare nella pace regionale? Forse sì»

Riprendiamo dal BET Magazine, numero di dicembre, a pag. 19 il commento di  Angelo Pezzana dal titolo "Quando Trump firmò gli Accordi di Abramo… Un ritorno che fa sperare nella pace regionale? Forse sì"


Angelo Pezzana

Se Trump vi sembra un pericolo per la democrazia (e per le democrazie nel mondo) vuol dire che vi siete dimenticati cosa è stato Barack Obama. Trump al contrario è il presidente che ha promosso gli Accordi di Abramo e un suo ritorno alla Casa Bianca potrebbe essere la giusta premessa anche di un ritorno della pace nel Medio Oriente.

Quando sentiamo parlare di “pericolo per la democrazia” riferito alla vittoria elettorale di Donald Trump, ricordiamoci che cosa è stato Barack Obama per l’America, per il mondo e in modo particolare contro Israele. La presidenza Obama è durata otto anni, ma il periodo in cui è rimasto una figura determinante per la politica americana è durato almeno il doppio. Durante i quattro anni della presidenza Trump, Obama ha controllato: i media, i social media, attraverso gli imprenditori amici della sua corrente dei democratici. Ha influenzato le grandi università, formando generazioni intere composte in gran parte da islamici. Inclusa l’FBI con le sue indagini più che sospette contro l’allora presidente in carica. Il Russiagate, per dirne una. Che poi si è conclusa con un nulla di fatto: nessuna prova di collusione fra Trump e il regime russo. Quando Biden (già vicepresidente) è arrivato alla Casa Bianca, Obama ha continuato a manovrare dietro le quinte, con un controllo totale sullo Stato, sui suoi apparati, sulle grandi aziende e sul mondo dei media, della cultura e dell’intrattenimento, tutti trasformati in megafoni del potere politico.

Con Obama si sono estinti i vecchi liberal, pragmatici, della sinistra americana lasciando lo spazio ai marxisti, che come sempre hanno fatto rinascere la lotta di classe. Così il femminismo ha smesso di essere una rivendicazione dei pari diritti, ma è diventata lotta contro il maschio, così come il movimento gay e il movimento trans sono diventate armi politiche nelle mani della sinistra. La cultura dominante ha preteso di riscrivere la storia, condannando l’America e l’Occidente per tutti i mali del mondo, dalla schiavitù al colonialismo, fino al patriarcato. E grazie alla guerra contro il colonialismo, l’islamismo è così sbarcato in America. Sono stati sdoganati i Fratelli Musulmani, ben accolti con i lauti finanziamenti del Qatar alle università americane. Ed è per questo che, all’alba del 7 ottobre, le maggiori accademie si sono scoperte antisemite.

A livello di politica estera l’Iran, da Stato canaglia, con Obama e Biden è diventato un interlocutore legittimo, con cui fare l’accordo sul nucleare. Dopo il 7 ottobre, l’Occidente era impreparato a combattere la nuova sfida iraniana. Obama, con Biden vicepresidente e poi Biden con Kamala Harris vicepresidente, avevano cancellato anche gli Stati sunniti alleati di Israele. Obama con due presidenze più Biden, ha aperto le porte all’islam. Perciò, a Trump va, da parte mia, un forte applauso.
E dobbiamo essere riconoscenti a David Elber, lo storico che ci ricorda l’importanza del ritorno di Trump. Non ci dobbiamo dimenticare che era stato Trump a volere i Patti di Abramo, a togliere i finanziamenti alle Agenzie dell’ONU ai rifugiati palestinesi nel vicino oriente (UNRWA), facilitando il parlamento israeliano a bandirla in Israele. È stato Trump a chiudere la sede dell’OLP a Washington così come è stato l’artefice dello spostamento dell’Ambasciata USA da Tel Aviv alla capitale Gerusalemme, ma la maggior parte delle nostre testate si sono ben guardate dal ricordarlo.

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