Trump nomina Kash Patel Commento di Dario Mazzocchi
Testata: Libero Data: 02 dicembre 2024 Pagina: 10 Autore: Dario Mazzocchi Titolo: «Al vertice dell'Fbi un anti-statalista. Missione: meno potere, più servizio all'America»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 02/12/2024, pag. 10, con il titolo "Al vertice dell'Fbi un anti-statalista. Missione: meno potere, più servizio all'America", l'analisi di Dario Mazzocchi.
Dario Mazzocchi
Sarà Kash Patel a dirigere l’Fbi con l’inizio del secondo mandato di Donald Trump. L’annuncio, come ormai da tradizione, è arrivato dall’account del neoeletto presidente americano sul social media Truth, con un messaggio chiaro: Patel, 44 anni, ha trascorso la sua carriera di avvocato «combattendo la corruzione, difendendo la giustizia e proteggendo il popolo americano». L’incaricato ideale per riportare «fedeltà, coraggio e integrità» nell’agenzia investigativa federale.
Una nomina che da una parte conferma la volontà di Trump di assicurarsi il servizio di figure leali e fedeli nelle posizioni cruciali dell’apparato amministrativo e che dall’altra solleva molte perplessità negli ambienti dell’opposizione. Patel è infatti ritratto come un complottista in guerra contro le agenzie federali e il deep state, termine che richiama gli organismi politici, economici e militari in grado di condizionare l’agenda governativa lontano dai riflettori. Al personaggio proposto dai media contribuisce in effetti il libro che ha scritto nel 2023, dal titolo emblematico: Government Gangsters, un saggio sulla «battaglia per la nostra democrazia». Al di là degli isterismi, il suo profilo racconta altro.
La famiglia di Patel ha origine indiana: un elemento che conferma come il movimento Maga raccolga al suo interno diverse generazioni di americani, con storie sociali e provenienze diverse, accomunate dalla condivisione del programma trumpiano di mettere al primo posto gli interessi nazionali e rendendoli dunque parte della stessa comunità. Un sentimento che ha contribuito al successo repubblicano alle scorse elezioni presidenziali, strappando voti ai Democratici che hanno perso consensi tra le minoranze etniche.
LA MISSIONE
La storia politica di Patel – in passato pronosticato come direttore della Cia, ipotesi mai confermata - si sovrappone a quella di Vivek Ramaswamy, l’imprenditore farmaceutico sempre di origine indiana che Trump ha voluto in coppia con Elon Musk per gestire Doge, il dipartimento per l’Efficienza governativa.
E se la missione di Musk e Ramaswamy è quella di sfalciare i lunghi rami spinosi della macchina burocratica per ricostruire la fiducia tra pubblica amministrazione e cittadini, quella di Patel non è tanto diversa: meno a servizio del potere, più a servizio dell’America.
Il futuro direttore dell’Fbi in più occasioni ha rimarcato come il ruolo dell’agenzia investigativa sia diventato sempre più politico, a cominciare delle indagini sulle presunte interferenze russe in occasione delle elezioni del 2016.
L’inchiesta, affidata al procuratore speciale Robert Mueller, non fu in grado di produrre prove concrete di una cospirazione criminale che coinvolgesse la presidenza Trump.
L’incarico a Patel, che dovrà passare per l’approvazione del Senato, raccoglierà il favore di molti repubblicani che hanno criticato in più occasioni l’Fbi di eccessivo zelo nel prendere di mira il mondo conservatore americano. Accuse rispedite al mittente dal direttore in carica, Christopher Wray, nominato sette anni fa proprio da Trump e il cui mandato avrebbe dovuto concludersi nel 2027. Ha provato a smarcarsi ricordando il suo background: non ha mai nascosto di essere un repubblicano e ha lavorato come alto funzionario del dipartimento della Giustizia con la presidenza di George W. Bush.
Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante