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Libero Rassegna Stampa
01.12.2024 Un nuovo fronte in Medio Oriente
Editoriale di Mario Sechi

Testata: Libero
Data: 01 dicembre 2024
Pagina: 1/5
Autore: Mario Sechi
Titolo: «Un nuovo fronte: l'incendio si sta allargando»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 01/12/2024, a pag. 1 con il titolo "Un nuovo fronte: l'incendio si sta allargando" l'editoriale di Mario Sechi.


Mario Sechi

Jihadisti ad Aleppo. Sviluppo imprevisto e inaspettato che apre un nuovo fronte nel Medio Oriente

L’Europa teme un altro “ritorno della storia”. Di fronte alla fulminea accelerazione della guerra civile in Siria, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ieri ha evocato «il rischio di un collasso migratorio». E ha fatto bene, perché la memoria corre al 2015-2016, quando la Germania guidata dalla cancelliera Angela Merkel decise di accogliere oltre un milione di profughi siriani che risalivano la rotta Balcanica.
Fu una decisione storica, Merkel disse «Wir schaffen das», ce la possiamo fare, fu suonato «L’inno alla gioia» all’arrivo dei profughi alla stazione di Monaco.
Era il 5 settembre del 2015.
L’ottimismo dei tedeschi svanì di fronte ai fatti di Colonia, alle molestie sessuali degli islamici in piazza a Capodanno. Fu quell’episodio a dare spinta all’ascesa della destra di AfD.
Nove anni dopo, la mappa politica europea è cambiata, l’immigrazione è un problema incandescente per tutti i governi, le idee e gli equilibri politici si sono spostati a destra.
Mentre scrivo, si moltiplicano i lanci d’agenzia sull’avanzata jihadista in Siria, corrono voci su un colpo di Stato a Damasco e sul sovrano Bashar Assad che sarebbe rimasto a Mosca con la moglie. Siamo di fronte a uno scenario ad alto voltaggio, sta collassando il sistema di potere e alleanze dell’Iran, Assad è l’alleato di Teheran, con Hamas e Hezbollah la Siria è l’unico Stato che fa parte di quello che l’ayatollah Ali Khamenei chiama «asse della resistenza». L’offensiva di Israele a Gaza e in Libano lo ha decapitato, una caduta di Damasco in mano ai ribelli (sostenuti dalla Turchia) per l’Iran sarebbe un altro colpo letale. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu potrebbe ottenere un’altra vittoria nel risiko mediorientale, ma nel mazzo di carte mancano le figure per dare stabilità all’intero mosaico che vacilla, compreso l’Iran. Tutto questo accade nella fase della transizione americana, Donald Trump non è ancora alla Casa Bianca, ma i suoi consiglieri per la Difesa e la Sicurezza lavorano con l’amministrazione Biden e sentono i partner internazionali, mentre Assad assicura: «Sconfiggeremo i terroristi».
La guerra civile in Siria cominciata nel 2011 fu un orrendo teatro di massacri, si allargò all’Iraq con le scorribande dei tagliatori di teste dell’Isis e fu risolta in favore di Assad grazie all’intervento della Russia. Vladimir Putin sfruttò le incertezze di Barack Obama, colse in contropiede gli Stati Uniti e diede ordine ai cacciabombardieri Sukhoi di colpire nei territori controllati dai terroristi di Isis e al-Nusra. La liberazione di Palmira, la perla del Medio Oriente, e la riconquista di Aleppo nel 2016 furono i due punti di svolta della campagna militare che fu coordinata dal generale iraniano Qassem Soleimani, il comandante della Forza Quds, l’uomo più vicino all’ayatollah Khamenei, ucciso da un missile Hellfire, su ordine di Donald Trump, all’aeroporto di Baghdad il 3 gennaio del 2020. Popoli, eserciti, biografia, vita e morte compaiono e scompaiono sulla scena.
Ieri e oggi s’intrecciano, sono un romanzo di guerra senza pace, oggi Aleppo è di nuovo in mano a gruppi anti-Assad, l’intera Siria appare in bilico, secondo i servizi segreti israeliani Hezbollah si sta muovendo per sostenere l’alleato e, come dieci anni fa, i jet di Mosca sono in volo per colpire i ribelli. La storia è un ciclo dell’eterno ritorno, ma non si ripete mai nella stessa forma. Putin riuscirà perla seconda volta a salvare il regime di Assad?

 

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