Testata: Libero Data: 30 novembre 2024 Pagina: 14 Autore: Amedeo Ardenza Titolo: «La tregua in Libano tiene. Hezbollah fa il furbo. Israele risponde coi droni. Ma Hamas semina terrore»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 30/11/2024, a pag. 14, con il titolo "La tregua in Libano tiene. Hezbollah fa il furbo. Israele risponde coi droni. Ma Hamas semina terrore", la cronaca di Amedeo Ardenza.
Torna il terrore sul fronte “interno” israeliano. Otto persone sono state ferite, tre delle quali gravemente, dopo che venerdì mattina un terrorista ha aperto il fuoco su una corriera vicino all’insediamento di Ariel in Cisgiordania. L’aggressore è stato ucciso dalle forze di sicurezza. Degli otto feriti, quattro sono stati feriti dalle pallottole del fucile d’assalto M-16 dell’attentatore, le altre dai vetri dei finestrini del pullman. L’attentato è stato rivendicato dalle Brigate Al-Qassam: l’ala militare di Hamas ha anche fornito il nome del “martire”, responsabile dell’assalto: si tratta del 46enne Samir Muhammad Ahmad Hussein originario di Einabus vicino a Nablus ed esponente delle Brigate.
Un brutto segnale per Israele che indica come Hamas si attenga alla decisione annunciata mesi fa dal suo capo politico e militare Yahya Sinwar pochi mesi prima della sua eliminazione da parte delle Israel Defense Forces: far ripartire la macchina del terrorismo contro i civili israeliani dentro l’Israele storico e i Territori usando operativi in arrivo da questi ultimi. Le Idf ritengono che il terrorista avesse dei complici che gli hanno fornito il fucile e il veicolo usato per effettuare l'attacco. Partito da Nablus, Hussein ha guidato fino a Gitai Avisar, nei pressi di Ariel, ha fermato la sua auto sul ciglio della strada, a circa 150 metri da una fermata dell'autobus, e si è incamminato verso le sue vittime aprendo il fuoco. Secondo Yossi Dagan, presidente del consiglio regionale di Shomron (Samaria), «Il fatto che il terrorista sia stato in grado di raggiungere una strada principale delle Samaria e compiere un attacco a colpi di arma da fuoco come se andasse a bersi un espresso nel centro di Tel Aviv è inconcepibile». Contro Hamas ieri Israele ha condotto una mega operazione a Jabaliya, nel nord di Gaza, arrestando 100 presunti terroristi presso un complesso scolastico ed eliminandone altri 40, 22 dei quali in scontro uomo a uomo e 18 con attacchi aerei.
Più a nord invece si è fatto sentire Naim Qassem, l’uomo diventato suo malgrado segretario generale di Hezbollah dopo l’eliminazione da parte di Israele prima del numero uno Hassan Nasrallah e poi di Hashem Safieddine, predestinato come successore. La milizia sciita libanese, ha rivendicato Qassem in un videomessaggio, ha riportato una «vittoria divina» su Israele, «nemico di Dio e del genere umano». Nel suo lungo discorso, Qassem, il turbante bianco in testa, ha anche detto che Hezbollah ha cominciato a sparare missili contro i sionisti lo scorso 7 ottobre «in solidarietà con Gaza e per senso di responsabilità, ma noi non vogliamo la guerra, mentre Israele sì». Quindi ha assicurato che Hezbollah si coordinerà con le Forze armate libanesi (Laf) «per difendere il paese dal nemico» e ha anche ringraziato il popolo e il governo iraniano per il loro sostegno. Mentre lo sceicco celebrava «la grande vittoria», Israele rendeva noto di aver effettuato un attacco per mezzo di un drone contro un lanciarazzi mobile a medio raggio di Hezbollah nel Libano meridionale. L’attacco è scattato quando i militari hanno individuato il movimento del lanciarazzi montato su un camion. La tregua avviata mercoledì continua a reggere ma come promesso Israele si riserva di attaccare quando si sente minacciato. In questo clima, il capo del Comando Nord delle Idf, il general Ori Gordin, si è rivolto ai sindaci delle città e dei villaggi del nord coinvolti nel conflitto degli ultimi 14 mesi e largamente evacuati, dicendo loro che la ricostruzione può iniziare. «Le Idf sono schierate nel sud del Libano e siamo impegnati a preservare i risultati significativi che abbiamo raggiunto», ha affermato il generale ricordando che «mentre possono partire i lavori per il riavvio delle comunità», le Idf sono impegnate a rafforzare le difese al confine e ad allestire nuove postazioni dell’esercito. Ieri ha anche parlato il numero uno delle Idf, il generale Herzi Halevi, capo di stato maggiore dal gennaio 2023.
Halevi ha annunciato che si dimetterà una volta che i militari avranno completato le loro indagini sull'assalto di Hamas del 7 ottobre del 2023. «Alla fine delle indagini, prenderemo anche decisioni personali e i comandanti eserciteranno la responsabilità, da me in giù», ha scritto in una lettera alle truppe. Nel testo il generale ha replicato anche a chi gli contestava di aver di recente nominato degli alti gradi in seno alle Idf, facoltà che Halevi avrebbe perso quale principale responsabile del disastro del 7 ottobre 2023, quando circa tremila terroristi di Hamas misero a ferro e fuoco il sud d’Israele: «Nominare degli ufficiali non è un privilegio, ma un dovere operativo. Le Idf non possono permettersi di rimanere “congelate”».
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