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Libero Rassegna Stampa
29.11.2024 CGIL e UIL, lo sciopero del venerdì
Editoriale di Daniele Capezzone

Testata: Libero
Data: 29 novembre 2024
Pagina: 1/3
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: «Un nuovo weekend di passione»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 29/11/2024, a pag. 1/3, con il titolo "Un nuovo weekend di passione", commento di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

Un altro weekend di passione: è arrivato l'ennesimo sciopero del venerdì e stavolta è generale e nazionale, indetto da Cgil e Uil (ma non da Cisl). E' quello che il segretario generale della Cgil, Landini, aveva annunciato come un inizio di "rivolta sociale", salvo poi specificare che non parlava di rivolta violenta.

E così siamo arrivati al venerdì di passione degli italiani. Una passione scritta minuscola, che non ha nulla di sacro: solo disagi e molte imprecazioni.
Suscita rabbia il fatto che il signor Landini e il suo sodale Bombardieri abbiano deciso di speculare cinicamente sulla pelle delle persone, con la deliberata strategia di fare male ai cittadini, ridotti a veri e propri ostaggi.
Sempre di venerdì peraltro: guarda caso, lo sciopero deve pure allungare il weekend.
E la rabbia di chi rimarrà bloccato dalla prepotenza altrui può solo crescere se poi, dopo un mese di ultimatum e minacce, uno si chiede: ma alla fine che vuole la Cgil? Che cerca la Uil?
Dopo anni trascorsi allineati e coperti (per non dire: accucciati) quando a Palazzo Chigi regnavano i governi tecnoprogressisti, all’arrivo di Giorgia Meloni i due gattini sindacali si sono trasformati in tigri ruggenti.
Hanno proclamato lo sciopero generale prim’ancora che la manovra venisse scritta e presentata. L’hanno confermato pure quando è emerso che, nella legge di bilancio, si rendeva strutturale il taglio del cuneo e il beneficio fiscale per i primi scaglioni di reddito, cioè esattamente per i lavoratori che loro – i sindacati – dicono di voler tutelare.
Per capirci: a dolersi dovrebbero essere le partite Iva o i lavoratori a reddito meno basso. E invece no: Cgil e Uil fanno casino a prescindere, nonostante che la manovra dia alle fasce deboli quello che da vent’anni non veniva concesso.
Ma per Landini è tutto irrilevante. È andato in tv a gridare a favore di un’imprecisata “rivolta sociale”, ha polemizzato con la Cisl (colpevole di avere un atteggiamento più responsabile e meno politicizzato), cerca la rissa con Salvini, ha perso sia davanti all’Autorità di garanzia che davanti al Tar, ma continua a strillare. Sulle questioni cruciali (Stellantis che chiude e licenzia, l’automotive a pezzi, la desertificazione industriale) resta muto. Ma su tutto il resto urla, strepita, si gode il posto fisso (in tv) per egemonizzare un’opposizione sfascista e senza idee, vuole lo scontro senza costrutto. Ebbro del caos che ha creato, nemmeno sembra porsi il problema dei milioni di persone che oggi vivranno una giornata d’inferno a causa sua.
Meriterebbe di essere sfidato nel modo più aperto e democratico sul piano del consenso e della rappresentanza. Se ha coraggio, rinunci al meccanismo dell’iscrizione al sindacato con rinnovo automatico in busta paga. Accetti la sfida di tessere annuali che decadono del tutto dopo 12 mesi, con necessità di rinnovo attraverso un atto esplicito (e non automatico) del lavoratore o del pensionato. E poi vediamo che succede. Ma ovviamente non lo farà. Il nostro “rivoltoso” preferisce la trattenuta automatica.

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