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Libero Rassegna Stampa
23.11.2024 Trump, entra presto alla Casa Bianca!
Commento di Carlo Nicolato

Testata: Libero
Data: 23 novembre 2024
Pagina: 4
Autore: Carlo Nicolato
Titolo: «Argentina e Ungheria sfiduciano i giudici. Da Salvini a Wilders, un invito a Netanyahu»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 23/11/2024, pag. 4, con il titolo "Argentina e Ungheria sfiduciano i giudici. Da Salvini a Wilders, un invito a Netanyahu", l'analisi di Carlo Nicolato. 

Carlo Nicolato
Carlo Nicolato

Javier Milei difende Netanyahu e l'Argentina sfiducia la Corte Penale Internazionale. La stessa posizione anche di Salvini, Orban e Geert Wilders. Negli Usa attendiamo il cambio alla Casa Bianca, perché quando ci sarà Trump gli Usa potranno imporre sanzioni contro la Corte. 

C’è chi canta vittoria e chi prende atto, chi dice che «rispetterà gli obblighi» e chi invece vuole invitare il ricercato Benjamin Netanyahu nel proprio Paese garantendogli un immunità totale. Da queste multiformi posizioni, con varie sfumature di grigio, si deduce solo una cosa: che la Corte Penale Internazionale è un tribunale farsa con facoltà di giudizio politico e condanna. D’altronde lo si era dimostrato ampiamente un mesetto fa quando Antonio Guterres ha incontrato a una riunione Brics il presidente russo Putin, altro condannato dalla Corte, e gli ha stretto ossequiosamente la mano.
Ma se delle sentenze della Cpi se ne frega anche il segretario dell’Onu, di cui l’Aia rappresenta il principale organo giurisdizionale, per chi valgono in realtà? Dipende dalle convenienze, dai governi, dalle posizioni politiche e dal momento storico. La firma sotto lo Statuto di Roma è del tutto accessoria. Tra quelli che hanno accolto con entusiasmo la sentenza contro il premier israeliano ci sono ovviamente l’Irlanda, la Spagna, il cui governo ha fatto sapere che «si atterrà ai suoi impegni e obblighi» in relazione allo Statuto di cui sopra e al «diritto internazionale». Il Belgio, la Slovenia, Cipro, in teoria anche l’Olanda, ma non certo tutto il governo. Con un messaggio su X Geert Wilders ha annunciato che andrà presto a trovare il suo amico Netanyahu, sottolineando la profonda ingiustizia che tocca al premier israeliano che «invece di ricevere comprensione e sostegno internazionale» per aver reagito al massacro dei suoi concittadini cercando «giustamente di sradicare i barbari terroristi - che si nascondono negli ospedali e nelle scuole - per non permettere che ciò accada mai più», si ritrova di fronte a un mandato d’arresto. «Il mondo è impazzito», ha aggiunto il leader della destra olandese, che è un po’ il pensiero espresso anche da Matteo Salvini che ha detto di voler incontrare presto esponenti del governo israeliano «e se Netanyahu venisse in Italia sarebbe il benvenuto». «I criminali di guerra sono altri», ha sottolineato il leader della Lega scatenando le scontate ire dell’opposizione che chiede chiarimenti al presidente del Consiglio.
La linea ufficiale del governo italiano è quella di molti altri Stati, come la Francia e la Germania, ovvero quella della vigile cautela. La premier Giorgia Meloni ha detto che approfondirà «le motivazioni che hanno portato alla sentenza della Corte Penale Internazionale» ma che «non ci può essere una equivalenza tra le responsabilità dello Stato di Israele e l'organizzazione terroristica Hamas». Secondo il ministro della Difesa Guido Crosetto la decisione della Cpi «è sbagliata ma va eseguita», mentre per il vicepremier Antonio Tajani la Cpi non va messa in dubbio, «ma siamo altresì convinti che la Corte debba svolgere un ruolo giuridico e non politico».
Pur con tutto il discernimento del caso il governo tedesco ha fatto sapere di non garantire a priori l’arresto di Netanyahu nel caso in cui il premier israeliano vada in visita in Germania, uno dei maggiori sostenitori della Cpi, ma che condivide «relazioni uniche e una grande responsabilità nei confronti di Israele».
L’arresto immediato invece lo ha garantito la Gran Bretagna retta dal governo laburista, in netto contrasto con la posizione ufficiale dell’Amministrazione statunitense, tuttora Democratica, che non riconosce la giurisdizione della Cpi, e del presidente Joe Biden che ha sottolineato che «l’emissione di mandati di arresto da parte della Cpi contro i leader israeliani è scandalosa». «Voglio essere chiaro ancora una volta» ha aggiunto Biden ricalcando di fatto le parole della Meloni, «qualunque cosa la Cpi possa insinuare, non c’è equivalenza, nessuna, tra Israele e Hamas. Saremo sempre al fianco di Israele contro le minacce alla sua sicurezza». Per una volta peraltro le posizioni di Biden e di Donald Trump coincidono.
Il presidente eletto starebbe addirittura valutando l’introduzione di sanzioni contro la Corte, in particolare contro il procuratore capo della Cpi, Karim Khan, già nei guai per alcune accuse di molestie sessuali rivoltegli, e i giudici che hanno emesso i mandati. L’entrante Consigliere per la Sicurezza Nazionale Mike Waltz ha twit tato che «a gennaio ci si può aspettare una forte risposta al pregiudizio antisemita della Cpi e dell’Onu».
Dopo aver respinto la decisione del tribunale come «un atto che distorce lo spirito della giustizia internazionale», il presidente dell’Argentina Javier Milei ieri ha annunciato «uno storico memorandum d’intesa con il governo israeliano, un’alleanza bilaterale tra due nazioni sorelle, in difesa della libertà e della democrazia nella lotta al terrorismo e alle dittature».
Contro la sentenza ovviamente anche il premier ungherese Viktor Orban che ha invitato Netanyahu a Budapest in quella che egli stesso ha apertamente definito una sfida alla Corte dell’Aia. Quanto alla Russia che è tra i Paesi che non hanno firmato lo statuto di Roma e che quindi non è sottoposta alla giurisdizione della Corte «il problema non si pone».
Per Mosca le decisioni dell’Aia sono «insignificanti», e quindi «non c'è motivo di commentarle».

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