Di Segni (Ucei): Onu e CPI contro Israele: L’Italia difenda Israele Intervista di Luca Roberto
Testata: Il Foglio Data: 22 novembre 2024 Pagina: IV Autore: Luca Roberto Titolo: «Di Segni (Ucei): “Onu e Cpi contro Israele: l’Italia ridiscuta questi organi”»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 22/11/2024, a pag. IV, l'intervista di Luca Roberto a Noemi Di Segni dal titolo "Di Segni (Ucei): 'Onu e Cpi contro Israele: l’Italia ridiscuta questi organi'".
Roma. “Ma come si fa a mettere assieme e a giudicare allo stesso modo Israele e Hamas? Vuol dire che come tribunale hai già deciso per conto tuo che il genocidio c’è stato, è ancora in atto. La Corte penale internazionale avrebbe dovuto agire contro Hamas, subito dopo il 7 ottobre. E invece adesso ricomprende un terrorista nella lista dei mandati d’arresto quasi per una questione di correttezza, accanto agli esponenti del governo israeliano. Una cosa gravissima”. La presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) Noemi Di Segni al Foglio dice che il mandato d’arresto spiccato dalla Corte penale internazionale nei confronti del premier israeliano Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant è “una pietra tombale sulla credibilità di quest’organo. E fa ancora più male perché la Cpi è un tribunale nato sul modello di quello sorto all’indomani della Shoah. Per noi riguarda un tema di dignità e riconoscimento dello stato d’Israele, messi totalmente a repentaglio da decisioni del genere”.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ieri ha detto che il governo “sostiene la Corte penale internazionale”, ricordando come però debba svolgere un “ruolo giuridico e non politico. Valuteremo insieme ai nostri alleati cosa fare e come interpretare questa decisione”. Ed è proprio questo il fulcro della questione: cosa farà adesso l’Italia rispetto al mandato d’arresto verso Netanyahu e Gallant? E’ arrivata forse l’occasione per il governo italiano di prendere decisioni forti e, chissà, arrivare a distaccarsi, coinvolgendo l’Europa, da un organo come la Cpi? “L’appello all’Italia è quello di ripensare completamente tutto l’assetto politico a livello internazionale”, ragiona Di Segni. “Abbiamo visto tutti le prese di posizione contro Israele dell’Onu negli ultimi mesi. Sono Nazioni Unite, sì, ma da cosa? Per questo il tema è non tanto arrivare a smantellare l’Onu quanto riconoscere che non può più essere il forum politico, culturale e diplomatico all’interno del quale vengono prese decisioni vincolanti a livello internazionale. Perché così è una farsa”. Nell’elenco delle organizzazioni internazionali che si sono macchiate di ambiguità, negli ultimi mesi, seppur in un ambito di azione diverso, Di Segni mette anche la Croce Rossa: “Ma che credibilità può avere un’organizzazione che in 14 mesi non ha fatto visita a un singolo ostaggio israeliano finito nelle mani di Hamas?”.
Per quel che riguarda, comunque, il coordinamento a livello europeo con l’Unione europea e i diversi paesi membri, che dovranno decidere che posizione adottare a proposito del mandato d’arresto, scalpore hanno fatto le dichiarazioni dell’Alto commissario per gli Affari esteri dell’Unione europea Joseph Borrell, secondo cui quella della Corte penale internazionale “non è una decisione politica, è una decisione di un tribunale di giustizia internazionale e la decisione dei tribunali devono essere sempre rispettate e applicate”. “Ma per noi le sue posizioni folli non sono una novità, non ci meravigliano”, ragiona ancora la presidente Di Segni. “E’ stato lui a proporre l’interruzione delle relazioni diplomatiche con Israele. Adesso che sta per lasciare l’incarico arriva questa sentenza. Sembra quasi che ci sia stata un’accelerazione prima della fine del mandato. Come se ci fosse un collegamento diretto tra lui e il presidente delle Nazioni Unite Guterres. Io a queste persone vorrei chiedere: ma siete così convinti che l’ unico a pagare debba essere lo stato d’Israele? Cos’è gli altri, a partire dall’Iran, per voi non esistono? Sono tutti santi? Credo che questa per l’Italia sia un’ennesima sfida diplomatica”. Ma il ragionamento della presidente dell’Ucei si spinge anche oltre. “Queste che ho elencato sono tutte considerazioni che possono valere da parte israeliana. Da rappresentante delle comunità ebraiche, invece, la mia paura è che la responsabilità che si vuole addebitare a Netanyahu e Gallant possa ricadere su tutto il popolo ebraico. Una preoccupante equazione che possa arrivare a dire: tutti gli ebrei devono essere cacciati con un mandato d’arresto”.
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