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Libero Rassegna Stampa
20.11.2024 Guerra in Libano: razzi Hezbollah sugli italiani
Cronaca di Matteo Legnani

Testata: Libero
Data: 20 novembre 2024
Pagina: 16
Autore: Matteo Legnani
Titolo: «Razzi Hezbollah sugli italiani. L'Argentina lascia la missione»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 20/11/2024, a pag. 16, con il titolo "Razzi Hezbollah sugli italiani. L'Argentina lascia la missione" la cronaca di Matteo Legnani.

Unifil2 è stata attaccata da Hezbollah, colpita una base italiana. Javier Milei ha deciso di ritirare il piccolo contingente argentino. Noi invece restiamo. Cosa aspettiamo ad andarcene, invece di continuare a fare azione di interposizione (cioè di disturbo, a questo punto) a guerra in corso?

Dopo gli ennesimi attacchi alla missione Onu, l’Argentina ha dichiarato il ritiro da Unifil, dando indicazione ai suoi ufficiali presenti in Libano di rientrare in patria. Sono solo tre, ma la decisione del presidente Javier Milei è importantissima. Dimostra infatti che è possibile lasciare una operazione che si è dimostrata fallimentare e oggi è divenuta pericolosissima per i caschi blu partecipanti. Tra i quali più di mille italiani.
Il presidente argentino è un ottimo amico di Israele e l’uscita da Unifil di Buenos Aires è stata salutata con soddisfazione da Gerusalemme.
Milei è anche il «presidente preferito» da Donald Trump e la mossa argentina difficilmente è avvenuta senza consultazioni con la futura amministrazione americana.
Ieri otto razzi da 107 millimetri hanno compito proprio il quartiere generale italiano e del settore ovest di Unifil, il contingente di pace dispiegato dall’Onu in Libano. Gli ordigni sono caduti su alcune aree all’aperto e sul magazzino ricambi della base, dove non era presente alcun soldato. Cinque militari sono finiti comunque in osservazione, probabilmente a causa dello choc conseguente alle esplosioni.
La base si trova in una zona collinare sopra il villaggio libanese di Shama, a circa 5 chilometri dal confine settentrionale israeliano. Nella serata di ieri erano in corso accertamenti da parte del contingente Onu per determinare la traiettoria dei missili prima dell'impatto e attribuire la responsabilità dell'attacco, anche se le forze di difesa israeliane (Idf) avevano già spiegato che «i razzi che hanno colpito una postazione Unifil sono stati lanciati da Hezbollah, e in particolare dalla zona di Deir Aames (che si trova pochi chilometri a nord-est di Shama, ndr) nell'ambito di un più vasto attacco missilistico che ha colpito diverse località israeliane».
Nella mappa che l’Idf ha allegato alla dichiarazione sono indicate in realtà due basi Unifil che sarebbero state colpite da Hezbollah: quella italiana, a sud-ovest di Deir Aames, e una postazione a Ramyeh, dove quattro soldati del Ghana sono rimasti feriti. Appena alcuni giorni fa, la stessa base italiana di Shama era stata centrata da una granata da 115 millimetri lanciata questa volta dagli israeliani, che aveva colpito la palestra e fortunatamente non era esplosa all'impatto.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani si è detto certo che «sia stato Hezbollah a colpire la base Unifil, almeno a giudicare dai tipi di razzi. Hezbollah – ha proseguito il titolare della Farnesina - non ha alcun diritto di toccare le truppe italiane, che hanno garantito la sicurezza anche di Hezbollah ed è quindi inammissibile e inaccettabile che si spari contro il contingente, anche nel caso si sia trattato di un incidente». Anche il ministero della Difesa punta il dito contro il gruppo terrorista sciita: «è stato appurato che i razzi che hanno colpito la base di Shama del contingente italiano di Unifil, diversamente da come era stato rappresentato all’inizio, dopo l’analisi degli artificieri, risultano non essere in uso all’Idf, ma ad altre forze».
L’attacco di Hezbollah, che come ha affermato l’Idf faceva parte di una più vasta operazione contro alcune località nel nord di Israele, potrebbe essere una rappresaglia per l’uccisione del nuovo comandante dell’unità missilistica a medio raggio di Hezbollah, Ali Tawfiq Douek, eliminato ieri in un attacco aereo israeliano nel Libano meridionale.

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