Putin pronto a usare l’atomica Analisi di Carlo Nicolato
Testata: Libero Data: 20 novembre 2024 Pagina: 15 Autore: Carlo Nicolato Titolo: «Putin cambia le regole atomiche per spaventare l'Occidente»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 20/11/2024, pag. 15, con il titolo "Putin cambia le regole atomiche per spaventare l'Occidente", l'analisi di Carlo Nicolato.
Carlo Nicolato
L’Ucraina ha già attaccato la Russia con i missili a lunga gittata, appena due giorni dopo il via libera dato dall’Amministrazione americana uscente. E l’attacco non ha riguardato la regione di Kursk, secondo i termini che Biden avrebbe imposto in risposta alla presenza di soldati nordcoreani, ma una base militare in quella di Bryansk, 250 chilometri più a nord, da dove tuttavia partono i rifornimenti per le truppe che provano a riprendersi le zone occupate. Gli Atacms sarebbero andati a segno, confermano le forze armate ucraine, mentre secondo quelle russe dei cinque vettori lanciati quattro sono stati abbattuti, mentre il restante non ha causato vittime o danni di sorta.
La notizia del primo lancio di missili americani a lungo raggio sulla Russia è arrivata proprio nel giorno in cui Putin ha firmato il decreto legge che aggiorna la dottrina nucleare del Paese e che renderebbe già possibile in questo momento, secondo quanto confermato dal portavoce Peskov, una risposta atomica contro l’Ucraina. Il testo infatti amplia la categoria degli Stati e delle alleanze militari soggette a deterrenza nucleare includendo quelli che minacciano la Federazione Russa con la partecipazione o il sostegno di un Paese nucleare. Ovvero il caso specifico dell’Ucraina.
Parlando al G20 di Rio il ministro degli Esteri russo Lavrov ha detto che la Russia è fermamente impegnata a evitare una guerra nucleare ma che l’utilizzo degli Atacms da parte di Kiev è un segnale che l’Occidente vuole “inasprire il conflitto”. Lavrov ha sottolineato che la nuova dottrina nucleare di Mosca è comunque più blanda di quella americana che prevede l’utilizzo di armi atomiche anche semplicemente per «garantire il successo di un’operazione o porre fine a una guerra a condizioni favorevoli agli Stati Uniti». Per la prima volta tuttavia la Russia include anche l’alleata Bielorussia tra i territori che è lecito difendere con armi nucleari. Il ministro di Putin ha anche avuto parole per il presidente entrante Trump, sostenendo che «che è il presidente della pace, non della guerra, e i politici che proclamano che vogliono la pace invece della guerra, in generale, mi sembrano degni di sostegno». L’aggiornamento della dottrina nucleare da parte di Mosca proprio in coincidenza con i mille giorni di guerra contro l’Ucraina è stato giudicato dall’Alto Rappresentante Borrell un atto «simbolico» e «altamente irresponsabile». Mentre la Casa Bianca ha evitato di commentare sostenendo che non si tratta di una sorpresa.
A BRUXELLES
I mille giorni di guerra sono stati l’occasione anche per una plenaria del Parlamento Europeo che si è tenuta a Bruxelles, aperta dalla Presidente Roberta Metsola che ha dichiarato che l’Unione continuerà a stare con l’Ucraina fino a quando non avrà «libertà e vera pace» e «per tutto il tempo necessario», secondo una formula che si usa invano da due anni e mezzo.
Ma l’attenzione dell’Assemblea è stata catalizzata dall’intervento del presidente ucraino Zelensky. Tra le altre cose il presidente ucraino ha fatto riferimenti critici al cancelliere Scholz quando ha detto in particolare che «mentre alcuni leader europei pensano a qualche elezione o a qualcosa del genere... Putin è concentrato sulla vittoria di questa guerra». Ma ha anche aggiunto che senza «certi fattori chiave, la Russia non avrà una vera motivazione per impegnarsi in negoziati significativi». Zelensky ha elencato quei fattori come incendi nei depositi di munizioni sul territorio russo, interruzione della logistica militare e distruzione delle basi aeree russe.
STATEVENE UN PO’ ZITTI
A questo proposito una critica velata agli alleati e allo stesso Zelensky è invece arrivata dal neo segretario della Nato Rutte, il quale a margine del Consiglio degli Esteri formato Difesa, riferendosi appunto ai continui proclami su armi e strategie, ha detto di essere stato sempre dell’idea che è preferibile «non parlare troppo di quello che facciamo e di quello che non facciamo» sul piano militare. Tra i “proclami” di cui si dovrebbe tacere c’è anche quello strombazzato ieri dal ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot che ha annunciato che «nei prossimi mesi i mirage francesi voleranno nei cieli ucraini». Lo ha detto al termine del formato di Weimar che si è tenuto a Varsavia con Italia, Germania, Polonia, Spagna, Regno Unito e Ue, durante il quale stata concordata la necessità di bond europei per la difesa. «Un’idea da accogliere con favore» ha detto il nostro ministro della Difesa Crosetto, «questo toglierebbe a ogni nazione il peso magari di avere interessi sul debito diversi» e «renderebbe la sicurezza e la difesa un patrimonio comune».
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