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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
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Il rabbino capo di Roma: «Vogliono distruggere lo Stato ebraico»

Testata: Corriere della Sera
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Pagina: 1
Autore: Alessandra Coppola
Titolo: ««Israele non si vendica, cerca di sopravvivere»»


Il rabbino capo di Roma: «Vogliono distruggere lo Stato ebraico»

«Israele non si vendica, cerca di sopravvivere»

di Alessandra Coppola

Vendetta senza fine. La scrittrice Manuela Dviri ha usato questa espressione, ieri, sul Corriere per definire la politica del premier israeliano Ariel Sharon, «che nella sua sanguinosa inefficienza sta portando il Paese all’autodistruzione». Ma è una parola che sarebbe meglio evitare, sostiene il rabbino Riccardo Di Segni, nuovo capo della comunità ebraica di Roma. Soprattutto in Italia. «Mi pare assolutamente pericoloso l’uso del termine vendetta - dice al Corriere il rabbino capo -. Manuela Dviri, che vive in Israele, ha perso un figlio e rischia ogni giorno la vita, se lo può permettere, come valutazione. Non ce lo possiamo permettere noi, che non rischiamo come lei, e soprattutto non se lo può permettere nessuno in questo Paese imbevuto di residui di cultura antisemita di origine religiosa per il quale l’immagine dell’ebreo è sempre quella di un giustizialista vendicativo, contrapposto ad altri che predicano solo l’amore».
Se non è vendetta, la strategia di attacchi continui del premier Sharon che cos’è?
«Non è mio compito giudicare la politica del governo Sharon. Io posso soltanto osservare che il problema della crisi del Vicino Oriente è che lo scontro è sfuggito ai meccanismo di un semplice conflitto territoriale ed è stato esasperato dalla volontà mistica ora condivisa dalla maggioranza dei palestinesi di farla finita completamente con lo Stato ebraico».
Quindi, secondo lei, c’è un oggettivo problema di sicurezza per gli israeliani?
«C’è un problema effettivo di sopravvivenza. L’interlocutore vuole la distruzione fisica dello Stato d’Israele».
Sta dicendo che i palestinesi vogliono l’annientamento di Israele?
«La maggioranza sì, ormai».
Perché si sarebbe arrivati a questa situazione?
«L’anima movimentista dei palestinesi che non è mai venuta meno da quando sono saltati gli accordi di Camp David (falliti perché i palestinesi volevano tutto e non hanno accettato una parte) ha preso il sopravvento, con la sua teoria della distruzione globale».
Gli israeliani riescono a immaginare una convivenza con i palestinesi sulla stessa terra?
«Per la maggior parte degli israeliani è immaginabile una separazione della terra».
Manuela Dviri parla di «politica folle». Non trova che ci sia una componente di follia in questo conflitto?
«L’aspetto folle è nel desiderio del tanto peggio tanto meglio. Nell’essere disposti a sacrificare milioni di concittadini pur di eliminare l’altro».
Le autorità religiose (non solo ebree, anche cattoliche, ortodosse, musulmane) possono secondo lei fare pressioni per la ripresa del dialogo?
«I responsabili religiosi arabi dovrebbero intervenire. Purtroppo sono minacciati nella loro incolumità fisica se fanno una dichiarazione per la pace».
Per oggi a Roma, è stata organizzata una manifestazione nazionale per la Palestina. Si attendono almeno 50 mila partecipanti. Come l’avete presa?
«Male. E’ una manifestazione a senso unico, schierata da una parte, senza considerare l’opinione dell’altra. Speriamo che non sia violenta».
Temete gesti violenti? Avete avuto dei segnali in questo senso?
«Abbiamo avuto dei segnali».
Che cosa pensate di fare? Una contromanifestazione?
«Nulla del genere. Staremo attenti a guardare».
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