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Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


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Libero Rassegna Stampa
04.11.2024 Il vegano antisemita filo-Hamas
Commento di Giovanni Sallusti

Testata: Libero
Data: 04 novembre 2024
Pagina: 13
Autore: Giovanni Sallusti
Titolo: «Il vegano antisemita dice brutalmente ciò che i pro-Pal pensano»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 04/11/2024, a pag. 13 con il titolo "Il vegano antisemita dice brutalmente ciò che i pro-Pal pensano" il commento di Giovanni Sallusti.

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Giovanni Sallusti

Un venditore al Festival Vegano di Roma insulta un cliente israeliano e spara frasi come "Siete la vergogna del mondo" e "Hitler c'aveva ragione". Ma non è un caso unico. Riflette perfettamente il pensiero dei tanti pro-Pal che non parlano altrettanto esplicitamente e affollano i salotti buoni televisivi italiani.

C’è una scena che ieri ha scandalizzato tutti, solo che molti hanno finto di non vedersi ritratti allo specchio. Perché peggio dell’antisemitismo nostalgicamente belluino c’è solo l’antisemitismo subdolamente riluttante, peggio della bestialità dichiarata c’è solo l’ipocrisia sottaciuta.
Roma, Festival Vegano in programma alla Città dell’Altra Economia nel quartiere Testaccio. Un venditore abusivo piazzato appena fuori dal padiglione dell’evento interloquisce con un cittadino israeliano. Ma sarebbe più esatto dire: gli vomita addosso in italiano stentato tutto lo schifo del Novecento, secolo talmente più lungo di quello che pensava Eric Hobsbawm da non essere ancora finito. «Io mi vergognerei, ma come cazzo fate a anda’ ancora in giro, capito? Siete la vergogna del mondo!». Un esordio meditato, cui segue la versione più basilare dell’antisemitismo, la repulsione epidermica: «Nun t’appoggia’... Vattene, vattene, nun t’appoggia’!». L’oggetto di tale approccio dialogante riesce a mantenere la calma e ribatte: «Adesso tu butti tutto il problema del mondo su di me, perché questa è la tua guerra...». Il gentleman, quasi entusiasta: «Sì sì, proprio su di te, sugli israeliani!». Seguono pausa scenica dozzinale e sillabe scandite ostentatamente: «Sugli e-brei!». Ma non è abbastanza, il microcefalo non è sicuro sia passato il concetto, cioè la bile antisemita, e osa l’inosabile, va a importunare i fantasmi della Storia: «Hitler c’aveva ragione!
Hitler c’aveva ragione! Non ha finito il lavoro...». Chiusura con rimpianto amagnorolo per quella Shoah riuscita a metà, che si è trascinata via appena sei milioni di e-brei.
Il tutto, ovviamente, è ben oltre il ributtante, e la rete giustamente ribolliva ieri d’indignazione su quest’abusivo del pensiero, che teorizza pubblicamente la bontà della soluzione finale a quello che nella pubblicistica paranazista era “il problema ebraico”: la sua rimozione forzata attraverso i forni crematori. C’è solo un non detto (poco) a margine, che in realtà è la notizia di fondo, sotto la superficie dello sdegno social copia&incollato. L’improbabile tifoso romanesco delle SS non è l’eccezione, l’anomalia revisionista dentro la società civile, il cigno nero. All’opposto, incarna alla perfezione la regola, l’abbecedario di una contemporaneità più impresentabile ancora di lui, lo spirito del tempo. Talmente alla perfezione, che sfronda i distinguo salottieri, le premesse codine, le perifrasi autoassolventi, e lo dice chiaramente: aveva ragione Hitler, il problema dell’ebreo è la sua stessa esistenza. Beh ma perdonate, anime belle postanti e condividenti, è quello che sostiene oggi una buona parte dell’intellighenzia occidentale. È quello che si canticchia nei campus universitari di ambo le sponde dell’Oceano, “Palestina libera dal fiume al mare”, ovvero facciamola finita con lo Stato degli ebrei (con l’“escrescenza” dell’“entità sionista”, direbbe uno dei volti odierni di Hitler, quell’ayatollah Khamenei che è spacciato come un normale capo di Stato da analisti che hanno studiato ben più del vegano abusivo).
Ma soprattutto: le frasi che hanno fatto ieri il giro del web sono l’ alfabeto diffuso delle piazze ProPal, della cagnara anti-israeliana organizzata, tollerata e anzi vezzeggiata dal bel mondo progressista, non di un singolo sciroccato. Sono le piazze convocate un mese esatto fa sulla parola d’ordine: «Il 7 ottobre è la data di una rivoluzione». Sì, di una rivoluzione nazionalsocialista sicuramente, visto che stiamo parlando di un pogrom di massa, del macello dell’ebreo in quanto ebreo. Collettivi studenteschi rispetto a cui l’urlatore romano pare un centrista moderato inneggiano un giorno sì e uno pure alla “resistenza palestinese”, ovvero ad Hamas, ovvero a chi riadatta oggi la lezione hitleriana, e non solo non vengono stigmatizzati, ma sono costantemente coccolati dal mainstream, specie se qualche poliziotto stanco di ricevere sputi e sassaiole osa sfiorarli. Un gruppo neocomunista organizzato, i cosiddetti Carc, ha recentemente esposto cartelli con raffigurati i volti di alcuni “agenti sionisti”, tra cui Liliana Segre. Liliana Segre, matricola 75190 ad Auschwitz.
E il problema sarebbe l’imbecille fuori dal mercato vegano in sé? Ennò, signori, il problema è l’imbecille in voi, il problema è che l’antisemita esplicito vi sta sbattendo in faccia cosa siete: antisemiti mascherati (quel che è peggio, spesso con buoni sentimenti), quindi ancor più pericolosi.

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